31 maggio 2012
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Biografia di Carlo Maria Martini
• Torino 15 febbraio 1927 - Gallarate, 31 agosto 2012. Cardinale (creato da Giovanni Paolo II nell’83). «Ho sognato una Chiesa nella povertà e nell’umiltà, che non dipende dalle potenze di questo mondo. Una Chiesa che concede spazio alle gente che pensa più in là. Una Chiesa che dà coraggio, specialmente a chi si sente piccolo o peccatore. Una Chiesa giovane. Oggi non ho più di questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa».
• Entrato a 17 anni nella Compagnia di Gesù, nel 1952 fu ordinato sacerdote. Laureato in Teologia e in Sacra Scrittura, gli fu assegnata la cattedra di Critica testuale al Pontificio Istituto Biblico di Roma, di cui sette anni dopo divenne rettore. Dal 18 luglio 1978 rettore della Pontificia Università Gregoriana su nomina di Paolo VI, il 29 dicembre 1979 Giovanni Paolo II lo nominò arcivescovo di Milano (ingresso nella metropoli lombarda il 10 febbraio 1980 andando a piedi dal Castello Sforzesco al Duomo). Dall’86 al 1993 fu presidente dei vescovi europei.
• Protagonista dell’ultimo conclave, anche se le ricostruzioni sono contrastanti: c’è chi dice che avrebbe ricevuto 9 voti nel primo scrutinio, chi sostiene che nei primi due o tre scrutini avrebbe pareggiato o addirittura sopravanzato Ratzinger, salvo poi ritirarsi e dare il via libera all’elezione del cardinale tedesco.
• Capace di predicare in francese e in inglese, di conversare in tedesco, di capire il portoghese, lo spagnolo e il greco moderno, di leggere il latino, il greco antico, l’ebraico, il copto, l’amarico, il siriano e l’arabo, è considerato fra i massimi esperti di cultura biblica. Autore di numerosissime pubblicazioni di esegesi e spiritualità biblica.
• Grande propugnatore dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, specie tra cristiani ed ebrei, nell’87 a Milano ideò la “Cattedra dei non credenti” in cui diede la parola, nel duomo di Milano, a persone di tutte le competenze e di tutte le fedi.
• Dal 2002, quando lasciò la guida della diocesi lombarda (dopo «22 anni e cinque mesi, il tempo esatto in cui sant’Ambrogio è stato vescovo di Milano»), risiede abitualmente a Gerusalemme dove ha ripreso gli studi biblici coronando un antico sogno. Non ha però fatto mancare i suoi interventi, suscitando dibattiti dentro e fuori la Chiesa. Nell’aprile 2006 L’espresso pubblicò un suo dialogo con Ignazio Marino, scienziato e bioeticista di fama mondiale eletto senatore nelle file dei Ds, in cui parlava di fecondazione artificiale, embrioni, aborto, eutanasia. Nel gennaio 2007 sul Sole-24 Ore uscì un suo commento sul caso Welby (vedi WELBY Mina) in cui tornava sul tema dell’eutanasia. Il 23 maggio dello stesso anno presentò a Parigi l’edizione francese di Gesù di Nazaret di Joseph Ratzinger (Il Foglio: «confida che avrebbe voluto scriverlo lui, dice che corrisponde alle sue attese, aspetta il secondo volume e gli fa qualche appunto esegetico da biblista esigente»; secondo Vittorio Messori «un declassamento soave, elegante e al contempo drastico» del libro di Ratzinger). Nel luglio 2007 sul supplemento domenicale del Sole-24 Ore prese le distanze dall’idea di Benedetto XVI di tornare alla messa in latino.
• Da sempre ritenuto un’icona del progressisimo cattolico mondiale: «I progetti di riforma assegnati a un futuro concilio Vaticano III, da lui invocato in un suo celebre discorso del 1999, riguardano i preti sposati, gli ordini sacri alle donne, la partecipazione dei laici ai ministeri, la morale sessuale, la comunione ai divorziati risposati, il sacramento della penitenza, l’ecumenismo. Ma alla base di tutto c’è la proposta di un governo della Chiesa più collegiale» (Sandro Magister).
• «È, in realtà, l’opposto di un progressista. Qualche esempio. Nei primi anni Ottanta si diceva che Wojtyla era un papa anticomunista, e Martini un vescovo sbilanciato a sinistra. Ma nell’84, esprimendosi alla Radio Vaticana sulla teologia della liberazione, Martini ha detto che “una lettura cosiddetta marxista delle Scritture risulta un vicolo cieco e non rende ragione né alla critica storica e letteraria né all’intelligenza della fede”. Sempre in quegli anni, contrassegnati da duri scontri sull’aborto, molti hanno accusato Martini di non denunciare con sufficiente energia le violazioni al diritto alla vita. Ma l’arcivescovo di Milano, nel discorso di Sant’Ambrogio dell’81, fu molto deciso: “I problemi relativi alla maternità e ai bambini cui si è rifiutato il diritto di nascere permangono in tutta la loro gravità e la pratica abortiva si erge come inquietante segno di morte nella nostra società”; definendo poi “mostruosa” l’eutanasia. E quando il pretore di Legnano, nello stesso 1981, condannò tre parroci che avevano affisso alla porta della chiesa dei manifesti che dicevano “Sì alla vita, no all’aborto”, Martini intervenne in difesa dei tre sacerdoti, precisando che avevano “agito in piena consonanza” con le sue direttive, e che “avrebbero tradito il vangelo se avessero taciuto”. Ancora: si è detto che Martini sarebbe disponibile a rivedere le norme sul celibato dei sacerdoti, ma nel 1991, incontrando i seminaristi, disse che “Satana tenta volentieri sulla sessualità”, e che “il tentatore si esprime per confonderci sul celibato”, criticando l’idea “sottile delicata e persuasiva” che si riferisce “al bisogno di una compagna per maturare e per essere custoditi”. Sull’Islam, poi, molti hanno contrapposto le “chiusure” dell’arcivescovo di Bologna, cardinale Giacomo Biffi, che ha messo in guardia sulla difficile integrabilità degli islamici nella nostra società -, alle “aperture” di Martini. Ma quest’ultimo, in un suo discorso del 1990, aveva detto praticamente le stesse cose: gli immigrati musulmani devono “accettare le nostre leggi e gli usi fondamentali”, e sbagliano quei parroci che ai non cristiani “offrono indiscriminatamente spazi di preghiera o addirittura luoghi di culto senza avere prima ponderato che cosa significhi questo per un corretto rapporto interreligioso”» (Michele Brambilla).
• «Ci sono tanti libri che portano il mio nome, ma io non li ho mai scritti né letti. Cose dette in qualche occasione, poi altri le hanno trascritte. Se un editore vuol correre il rischio di stamparlo io non dico di no, purché metta che il testo non è stato rivisto dall’autore. Se poi fanno anche del bene, sono contento, perché chi legge ascolta la parola di Dio e non la mia».
• Una vita di studi e riflessioni che si è tradotta, a questa data, in 330 edizioni. Una mezza biblioteca, con alcuni bestseller, come le lettere di Natale: ogni anno, in tre mesi, oltre 1 milione di copie» (Claudio Virgini). Nel 2008 ha pubblicato Jerusalemer Nachtgespräche (Colloqui notturni a Gerusalemme, scritto a quattro mani col gesuita viennese Georg Sporschill, per l’editore tedesco Herder), «una riflessione a tutto campo sul cristianesimo e il senso della vita, sulla missione della Chiesa e il celibato ecclesiastico, su come recuperare l’energia dei giovani, in una società minata dall’indifferenza e dal materialismo. La forma è quella di un’intensa e sofferta intervista, dove la biografia insegue la teologia, la dottrina della Chiesa rincorre le sacre scritture» (Il Foglio).
• Da anni lotta col morbo di Parkinson. «Mi sveglio la mattina presto con la musica di Mozart. Ne ho provate tante di musiche ma questa è l’unica che mi permette di trovare il ritmo giusto e iniziare a camminare. Muovo i primi passi, inizio a fare le cose normali di ogni giorno, qualche volta ballo e quando mi sento sicuro vado a fare colazione e poi passeggio».