31 maggio 2012
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Biografia di Ignazio Marino
• Genova 10 marzo 1955. Chirurgo. Politico. Sindaco di Roma (dimissionario dal 12 ottobre 2015). Eletto al Senato nel 2006 coi Ds, nel 2008 e 2013 col Pd (si dimise dopo la candidatura per il Campidoglio). Nella XVI legislatura fu presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla Sanità (contribuendo alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari).
• Madre svizzera e padre di Acireale, primo di tre fratelli. A 14 anni si trasferisce con la famiglia a Roma, dove si laurea in Medicina e Chirurgia alla Cattolica. Primo impiego nella Capitale, al Gemelli, ha poi lavorato a Cambridge e Pittsburgh, dove si è specializzato in trapianti d’organo. In Italia ha eseguito il primo trapianto su un paziente sieropositivo. «In America è diventato l’“erede” di quel Thomas Starzl che inventò il trapianto di fegato, intervento chirurgico tra i più difficili. E poi il primo direttore straniero dell’unico centro trapianti federale americano. Lasciò tutto per organizzare a Palermo l’Ismett (Istituto Mediterraneo per i Trapianti e le Terapie ad alta specializzazione) che ora il mondo ci invidia per i record di guarigioni. Ma alla fine burocrazia e baroni hanno vinto: dal gennaio 2003 è di nuovo negli Usa, a capo della divisione trapianti e chirurgia del fegato di una delle più prestigiose università americane, la Thomas Jefferson di Philadelphia» (Arnaldo D’Amico).
• Fino a qualche anno fa continuava a operare all’ospedale Negrar di Verona, una volta la settimana. Ora a titolo gratuito fornisce consulenze ai suoi pazienti appoggiandosi a diversi ambulatori di Roma. «In Italia nella sanità prevale la voglia di coltivare il proprio orticello: si creano reparti per fare un primario, si parcellizzano le responsabilità in modo che tutti comandino ma nessuno sia realmente responsabile, si lottizzano i posti letto. Ma ciò che più mi stupisce è che non si denunciano gli errori o le terapie sbagliate per non rischiare di offendere un altro medico, mettendo a rischio la salute di un malato e perdendo l’occasione di evitare il ripetersi degli errori in futuro».
• «Prima di ogni intervento chirurgico mi lavo lentamente le mani, i polsi, gli avambracci, i gomiti. Faccio scorrere l’acqua per l’ultima volta sulle mie braccia, dico una preghiera e abbandono il resto del mondo…» (Marco Damilano) [Esp 16/7/2009].
• Grande rivalità col collega Carlo Marcelletti, «epici i loro scontri al tavolo della direzione generale, al secondo piano della palazzina del Civico di Palermo con le finestre sulla statua di Padre Pio» (Felice Cavallaro).
• Nel luglio 2009 Il Foglio chiese a Marino di chiarire le ragioni per cui sette anni prima aveva interrotto i rapporti di lavoro con un importante centro medico americano. Il quotidiano di Giuliano Ferrara pubblicò una lettera di dimissioni datata 6 settembre 2002, controfirmata da Marino e scritta dal direttore dello University of Pittsburgh Medical Center della Pennsylvania. Marino spiegò che aveva troncato il rapporto con quell’università anche per via di «discrepanze» di natura amministrativa da lui stesso segnalate. Alla mancanza di un preavviso si doveva la pretesa successiva di Pittsburgh di recupero della cifra contestata, della restituzione dei materiali offerti dall’università e della rinuncia a ogni buonuscita. Alla fine del 2012 una sentenza ha condannato una serie di articoli successivi del Foglio, del Giornale e di Libero, per lo «stravolgimento» di quei fatti attraverso «un’interpretazione personale, fuorviante e fuorviata», stabilendo che non fosse fondata la tesi del nesso tra le dimissioni di Marino dall’ospedale di Pittsburgh e le irregolarità amministrative.
• «È un cattolico, ma è di sinistra. Inoltre ha dalla sua il fatto di non essere coinvolto negli intrighi delle correnti e subcorrenti capitoline. Ha l’immagine giusta per rappresentare il nuovo, ma ha anche relazioni importanti nel partito: è amico personale di Massimo D’Alema, è molto legato al potente Goffredo Bettini» (Il Foglio) [4/12/2012].
• Nel luglio del 2009 si è candidato alle primarie per la segreteria nazionale del Partito Democratico, in competizione con Pier Luigi Bersani e Dario Franceschini. Programma tutto incentrato su diritti civili, salute, laicità e ambiente. Ad appoggiarlo, tra gli altri, l’ex magistrato Felice Casson, il padre di Eluana, Beppino Englaro, Stefano Rodotà, Umberto Veronesi, Paolo Flores d’Arcais, i radicali di Emma Bonino (che non hanno dimenticato la sua partecipazione ai funerali di Welby), L’Unità allora diretta da Concita De Gregorio (che titolò a tutta pagina “Ecco il Terzo uomo”). Alla fine arrivò terzo prendendo poco più di 380 mila voti, pari al 12,5%, oltre le aspettative iniziali.
• La sua candidatura a sindaco di Roma fu sponsorizzata da Goffredo Bettini e dalla parte del Pd che faceva riferimento a Nicola Zingaretti. Alle primarie del 7 aprile 2013, per le quali votarono circa 100 mila persone, prese il 51% dei consensi, staccando di molto il favorito David Sassoli (28%) e Paolo Gentiloni (15%). «Mentre i candidati forti Gentiloni e Sassoli riempivano Roma di manifesti, anche abusivi, Marino sceglieva una campagna low cost: poco più di 30 mila euro e spese pubblicate on line prima del voto; agile squadra di una dozzina di militanti, per lo più giovani, nel comitato a San Lorenzo; niente dirigenti di partito; slogan popolari – “Daje!” – e civici – “Non è politica, è Roma”» (Giuseppe Salvaggiulo) [Sta 9/4/2013].
• Eletto sindaco al ballottaggio del 9 e 10 giugno 2013 con il 63,9% dei voti (664.490) contro il 36,1% (364.337 voti) dello sfidante Gianni Alemanno. «Ha promesso, in modo martellante, una politica di nomine all’insegna del “merito” e questo proprio nella capitale del potere pubblico e parapubblico, una città nella quale la raccomandazione è una tradizione secolare, che dal potere papalino si è trasmessa a quello romano. Ha tenuto a distanza il Pd romano, una favola metropolitana racconta persino di un diverbio non solo verbale con uno dei suoi notabili. Ha girato per Roma accompagnato sempre dal suo zainetto e, dove ha potuto, si è mosso in bicicletta. Un alieno, oppure Marino ci fa? Sostiene Silvio Di Francia, ultimo assessore alla Cultura delle giunte progressiste: “Inutile cercare un altro Marino, lui è quello che appare”» (Fabio Martini) [Sta 11/6/2013]. «In bicicletta ci è andato pure dal Papa nonostante sua madre, 91 anni, svizzera, gli abbia telefonato apposta la sera prima: non ti sognerai mica di andare dal Papa in bicicletta vero?» (Pino Corrias) [Ven 16/8/2013].
• Già pochi mesi dopo il suo insediamento, però, incominciarono a montare le prime polemiche per alcuni passi falsi compiuti dal sindaco, e soprattutto per la sua scarsa dimestichezza con i reali problemi di Roma e della cittadinanza. Mese dopo mese casi e polemiche aumentarono esponenzialmente, fino a travolgerlo: dopo aver lungamente tentato di resistere alle energiche sollecitazioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi e di tutto il Pd, il 12 ottobre 2015 Marino capitolò, e rassegnò le dimissioni.
• A sollevare uno dei primi polveroni era stata «la storia delle nozze gay: con Marino che nella Sala della Protomoteca organizza una cerimonia ufficiale, s’infila la fascia tricolore e trascrive gli atti di matrimonio che sedici coppie avevano stipulato all’estero. Il giorno dopo esplode un putiferio, il prefetto dell’epoca s’infuria e gli intima di cancellare tutto “in tempi rapidi”. Sembra la battaglia di un sindaco moderno; ma nel volgere di poche settimane i romani scoprono altro: è pure un sindaco che non paga le multe. Anzi, di più: prima lascia la sua Panda Rossa negli spazi riservati ai senatori davanti Palazzo Madama senza averne più l’autorizzazione; poi qualche anima pia del centrodestra spiffera: le telecamere di controllo ai varchi d’accesso del centro storico hanno rilevato, per otto volte, l’ingresso di una Panda rossa con la stessa targa di quella del sindaco. La Panda non aveva il permesso, le otto multe non sono state pagate. La città, intanto, agonizza. Sporca, insicura, strangolata dal traffico. La decisione di pedonalizzare via dei Fori Imperiali – il provvedimento con cui Marino si era presentato ai romani – peggiora la viabilità di interi quartieri. Altri quartieri insorgono per motivi diversi: a Tor Sapienza si scatena la caccia all’immigrato e Marino arriva in ritardo, dimostrando di non conoscere il territorio, la struggente rabbia di certe periferie. Abita nel cuore del centro storico, un vicolo dietro piazza del Pantheon. Un giorno apre il portone e trova i cronisti: “Oh, volete farmi festa già di buon mattino?”. Quindi prova il solito numero, mettendo su un sorrisone e alzando il dito medio e l’indice aperti in segno di “V”, vittoria. Niente feste, signor sindaco, è appena esplosa l’inchiesta Mafia Capitale. Marino l’attraversa, per tragiche settimane, ripetendo sempre una frase, qualcosa tra un mantra e un esorcismo: “Io non mi sono accorto di nulla”. In Campidoglio, il suo soprannome diventa “Bambi” (copyright Walt Disney). Zero, niente, mai neppure mezzo sospetto. Eppure è circondato da persone che fanno affari con Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, “er cecato”: così gli arrestano assessori e consiglieri, il suo partito sprofonda nel fango, arrivano Matteo Orfini, che del Pd è presidente, a fare il commissario straordinario e un ex cacciatore di mafiosi come Alfonso Sabella, a fare il super assessore alla Legalità. Il governo della città traballa, ma la macchina amministrativa lentamente si riaccende. I camion bar della famiglia Tredicine, che erano davanti al Colosseo, vengono spostati. Chiusa la discarica di Malagrotta. Introdotte norme ferree per i cartelloni pubblicitari. Scatenata un’offensiva ai tavolini abusivi in piazza Navona. Abbattuti i muri abusivi sul lungomare di Ostia. Poi Ignazio Marino parte. Va in vacanza, al mare. Ma non va a Fregene o a Sabaudia, a un’ora di macchina dalla città, come facevano altri sindaci (Francesco Rutelli e Walter Veltroni). No, va a tuffarsi nelle acque dei Caraibi. Una mattina (fuso orario) quelli del suo staff, gli telefonano: “L’altro ieri ci sono stati i funerali di un Casamonica… hai presente quella famiglia mezza nomade e mezza malavitosa? Beh, era il loro capo… si sono allargati un po’”. Petali di rosa da un elicottero che sorvolava la chiesa di Cinecittà, musiche dalla colonna sonora del Padrino, vigili urbani di scorta al feretro. Poteva bastare per farlo tornare. E invece no. Finisce le vacanze con comodo, poi torna e riparte. Destinazione Filadelfia. Al seguito di Papa Francesco. Ma da imbucato. “Ho chiesto agli organizzatori e neanche loro lo hanno invitato”, precisa – gelido – il Pontefice. La vicenda degli scontrini è di questa settimana. Con la Procura che indaga per peculato: uso spregiudicato della carta di credito del Campidoglio, cene e pranzi offerti e ospiti (tra cui l’ambasciata del Vietnam e la Comunità di Sant’Egidio) che però negano di essere stati ospiti. I fatti sono questi» (Fabrizio Roncone) [Cds 9/10/2015].
• «Il sindaco “marziano” non ha mai sedotto il Pd romano. Ha tagliato i ponti con apparato e consorterie locali, ha messo la faccia su scelte di discontinuità (Zingaretti parla di “coraggiosa radicalità”) e tagliato i rami ai gruppi d’interesse in una città dove la sinistra, con tutte le sue articolazioni, è abituata a comandare da decenni. Poco spazio ai dirigenti della nomenclatura, il primo cittadino ha agito “di testa sua” pestando piedi ovunque. Le soluzioni offerte non sono state sempre all’altezza della situazione. Gli errori non si contano in una città martoriata da problemi complessi e con un debito che scandisce ogni passo del Comune» (Marco Fattorini) [Ink 29/10/2014]
• «Si è imbucato accanto al Papa che pareva quello dei preservativi. Come si chiamava? Paolini, quello che spuntava a tradimento in tv. Imbucarsi con la fascia tricolore vicino al Papa? Non esiste. È solo un presuntuoso assoluto, Marino. Un ricottaro. Un tipo pieno di narcisismo affetto da un egotismo senza limiti» (Antonio Pennacchi a Malcom Pagani) [Fat 11/10/2015].
• «Che bravo ragazzo. Beh, sì, qualche volta discolo, ma come fa le punture lui…» (la mamma Valeria) [Jacopo Jacoboni, Sta 26/10/2009].
• Cattolico: «Ho fatto il chierichetto con il cardinal Giuseppe Siri, uno dei più conservatori, ho studiato dai Fratelli cristiani, sono stato scout e poi ho preso la laurea alla Cattolica, quando mi sono occupato di bioetica il mio interlocutore era il cardinal Martini» (Alessandro Capponi) [Cds 9/4/2013].
• «Look da intellettuale laico prestato alla politica, da professore con peso internazionale, in maniche di camicia con una penna nel taschino, cercando faticosamente di esprimere l’aria rilassata della domenica pomeriggio» (Annalena Benini) [Pan 22/10/2009]. «Impeccabili vestiti blu e un sorriso sottile che diresti esquimese, ma un po’ più caldo» (Corrias). «Dietro l’apparenza mite, la giacca a vento rossa, lo zainetto sulle spalle, i blocchi di appunti presi con pennarello verde pieni di schemi, frecce, riquadri, si nasconde un combattente tenace. Uno che non si arrende fino alla fine» (Damilano) [Esp 16/7/2009]
• Sposato, una figlia. La moglie, Rossana Paisen Toldin, è un’ex infermiera del Policlinico Gemelli. «Bionda, occhi azzurri, elegante. Ma soprattutto discreta. Il Mattino di Padova ha scoperto che è nata a Monselice, in provincia di Padova, che è ultima di sei figli. Ha lasciato il suo paese per andare a studiare Scienze infermieristiche a Roma e poi negli anni è tornata sempre più raramente. Discretissima, quando accompagna il marito nelle occasioni istituzionali chiede ai fotografi di lasciarla fuori dall’obiettivo» [Lib 11/10/2015].
• Romanista tiepido.
• Favorevole ai matrimoni gay: «Forse vent’anni fa avrei risposto in maniera diversa, sarei stato più cauto. Ma ora credo che eterosessuali e omosessuali debbano avere esattamente gli stessi diritti» (a Vittorio Zincone) [Set 9/2012]. Nel 2012 scrisse un libro a quattro mani con il cardinale Carlo Maria Martini sui temi etici: Credere e conoscere (Einaudi).