31 maggio 2012
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Biografia di Alfio Marchini
• Roma 1 aprile 1965. Imprenditore. Ingegnere. Politico. Candidato sindaco di Roma alle elezioni del 2016. Già candidato alle amministrative del maggio 2013 alla guida di due liste civiche – Alfio Marchini Sindaco e Cambiamo con Roma –, ottenne il 9,48% dei voti, entrando così in Consiglio comunale insieme ad altri due rappresentanti.
• È amministratore unico di Lujan, presidente di Astrim, Fimar, Keryx, consigliere di Cementir, Stm ecc. Presidente del board italiano della Shimon Peres Center for Peace. È socio fondatore dell’Associazione Italia Decide, presieduta da Luciano Violante, e dalla Fondazione Italiani Europei.
• Figlio di un cugino di Simona Marchini. Studi dai Gesuiti dell’Istituto Massimo di Roma e poi al liceo De Merode (maturità scientifica con 60/60), laurea in Ingegneria alla Sapienza, «mascella quadrata, una vaga somiglianza con il Ridge di Beautiful, “a 14 anni mio nonno Alfio mi mandò in America e la girai tutta quanta e da solo”. Da ragazzo finì sui giornali perché gli avevano rubato una Porsche d’antiquariato, una giovinezza tra donne e motori, piglio deciso, look manageriale, attico in via Frattina, sede della società in largo Argentina, vicino agli scavi» (Stefano Di Michele).
• «Erede di una delle più famose imprese di costruzioni romane, quella dei fratelli Alfio e Alvaro Marchini, i palazzinari rossi. (...) Erano, Alfio e Alvaro, gli affaristi di fiducia del Partito comunista, quello di Togliatti. Al punto che completarono e donarono al partito la sede di via delle Botteghe Oscure. (...) Partigiano gappista con Antonello Trombadori, il vecchio Alfio Marchini era figlio di quel che chiamano “il generone” rosso, modeste origini, cuore in mano, un misto di furbizia e di generosità, fede comunista e fede cattolica, rapporti d’affari con il Vaticano, chiese e cliniche, osterie, messe e pugno chiuso, li chiamavano quelli di “calce e martello”. Ed era un mondo misterioso, a tratti ambiguo, che girava attorno a Paolo Bufalini, certo, ma pure a Giulio Andreotti, il mondo di Mario Spallone, il famoso e pittoresco medico di Togliatti, un mondo ossequioso verso Giorgio Amendola, capo della Resistenza a Roma, ma scatenato nel tessere rapporti sotterranei, intrighi… E oggi, il giovane Alfio, in continuità e insieme in contraddizione con la famiglia, è amico di Massimo D’Alema ma anche di Rocco Buttiglione, legato ai cattolici di Comunione e Liberazione, vicino all’Opus Dei, amico pure di Berlusconi, di Cossiga… A differenza del nonno, il giovane Alfio è però riservato, non ama gli eccessi, è definitivamente introdotto nel capitalismo italiano, sua sorella Federica ha sposato Guido Barilla, e lui stesso ha sposato Allegra Giuliani Ricci, secondogenita di Franca Ferruzzi, la cognata di Raul Gardini» (Corriere della Sera).
• Ex consigliere d’amministrazione della Rai con Letizia Moratti presidente (fu nominato da Irene Pivetti, si dimise dopo pochi mesi in disaccordo sulle nomine e sulla strategia aziendale), ex editore dell’Unità (ne acquisì qualche quota insieme a Giampaolo Angelucci, ma si sfilò quasi subito), tentò anche l’avventura del settimanale di Comunione e liberazione Il Sabato, nominando direttore Rocco Buttiglione ma ritirandosi poi di corsa, e facendolo chiudere, quando risultò chiaro che non c’erano speranze di risanamento. È stato per qualche tempo membro del Cda di Banca di Roma – poi Capitalia e oggi parte di Unicredit – dove venne chiamato da Cesare Geronzi. Una quota della holding Astrim è posseduta dalla Mittel, società presieduta da Giovanni Bazoli. Con Roma Duemila S.p.a. ha coordinato, dal 1995 al 1998, gli interventi per il Giubileo. Nel luglio 2007 E-Care, società di servizi per le tlc controllata dalla finanziaria Astrim di Marchini, ha acquistato da Caltagirone Editore il 100% della B2Win, azienda di call center. Nell’ottobre 2008 è stato candidato da Caltagirone per la presidenza dell’Acea, poi andata a Giancarlo Cremonesi per volere del sindaco Alemanno. Nel novembre 2012, sottoscrivendo un aumento di capitale da nove milioni di euro, ha acquisito il 40% di Methorios, merchant bank romana [F.D.R., Cds 30/12/2012].
• Èstato molto all’estero, tra Francia e Argentina: «Dal Giubileo in poi ho avuto poco a che fare con Roma. E il problema dei costruttori non è avere nuove licenze ma avere soldi per finire opere già iniziate».
• «Ci si chiede come, in un Paese di profondi e incolmabili settarismi, un bravo e simpatico ragazzo come Alfio, dopo essere passato attraverso l’avventura sbardelliana del Sabato con Don Giussani di Comunione e Liberazione e per il Consiglio d’amministrazione della Rai berlusconiana, possa indifferentemente mettere insieme Cuccia e D’Alema sul divano di casa, dare del tu al banchiere andreottiano Cesare Geronzi, telefonare quando vuole al cardinal Ruini, essere candidato come ministro da Lamberto Dini, essere raccomandato da Gianni Letta a Berlusconi (“Non è un comunista, lo conosco bene”), essere consultato da Ciampi e da Scalfaro e coccolato come un figlio da Francesco Cossiga, che gli regalava continuamente cravatte blu» (Alberto Statera).
• Ha dichiarato di non aver mai votato né Pci («anche se riconoscevo ai comunisti italiani una diversità rispetto al blocco sovietico») né Forza Italia («però nel ’94 scommisi con Gianni Letta che Berlusconi avrebbe vinto le elezioni»). «Ho grande nostalgia per il mio primo voto, quello che diedi al partito Repubblicano» (a Barbara Romano).
• Cattolico praticante. Ha studiato teologia, lezioni private per cinque anni, nella sede appena fuori Roma dell’Opus Dei. Insegnante Don Juan, incontrato in Spagna e accanito fumatore di Ducados senza filtro. Nel 1995 prima di accettare di diventare amministratore delegato di Roma Duemila, la società che doveva coordinare gli interventi infrastrutturali di Roma in vista del Giubileo del 2000, disse a Walter Tocci, vicesindaco nella giunta Rutelli: «Accetto a una condizione, perché non voglio perdere la fede: non voglio avere rapporti con prelati». L’anno prima Don Giussani lo volle conoscere e poi se lo portò sottobraccio entrando trionfante al meeting di Rimini del ’94. Ha avuto accesso più volte alle udienze private di Giovanni Paolo II [Roberto Mania, Affari & Finanza 10/12/2012]. «La fede è il più grande dono che la vita mi abbia riservato: un viaggio dove anche nel buio si sopravvive grazie alla folle presunzione, tutta cristiana, di sentirsi personalmente amati da un Dio dal cuore umano, da sempre e per sempre» [Romano, cit.].
• È considerato uno dei grandi amici di Massimo D’Alema (a casa sua si incontrarono D’Alema e Cuccia per parlare dell’Opa su Telecom Italia), a suo tempo azionista ed esponente del patto di sindacato in Capitalia (nonché amico e sodale di calcetto e pizza di Matteo Arpe). Grande amico di Francesco Gaetano Caltagirone, immobiliarista esponente dell’altra dinastia di palazzinari romani («Ma l’amicizia è un fatto personale, non di interessi. Io non ho mai fatto affari con i miei amici» ha detto). I due hanno partecipato assieme ad alcune operazioni finanziarie in Spagna. A detta di molti, la sua candidatura a sindaco di Roma è appoggiata proprio dalla famiglia Caltagirone e dall’Udc del cognato Casini.
• A proposito della sua decisione di scendere in politica, a capo di una lista civica, nel dicembre 2012 ha dichiarato a Lucia Annunziata a In ½ ora: «L’offerta politica e partitica non soddisfa né le mie aspettative né quelle del 40-50% della gente. (…) Io due mestieri insieme non li so fare, quindi siccome noi abbiamo un’attività industriale ho deciso di cederla».
• Slogan della campagna elettorale 2013: “Roma ti amo” con un enorme cuore rosso.
• Si è presentato come il candidato della rottura rispetto a destra e sinistra, in cerca dei voti dei moderati. «Si è preso l’endorsement dei tassisti. La benedizione dei poteri forti capitolini, da Franco Caltagirone a Luca Parnasi a Pellegrino Capaldo. Voto Alfio, confessano i pizzardoni, ovvero i vigili della capitale» (Denise Pardo) [Esp 17/5/2013].
• Grande successo per la pagina Facebook satirica a lui dedicata, «Arfio Marchini»: «Mi chiamo Arfio, mi candido a sindaco perché ognuno deve fare la sua parte. Vorrei più spazi per il polo e per il golf. Sogno una città e una regata di vela sul Tevere. Per i poveri ho in mente delle giornate della ricchezza».
• «È ambizioso e alle prossime politiche, quando saranno, lui dice che ci sarà. Con la sua lista sta costruendo un movimento che avrà un suo circolo in ogni grande città italiana. E ci sarà da solo o con Berlusconi? (…) Si sente un mix tra Renzi (piacione come lui), Berlusconi (imprenditore come lui) e Grillo (de popolo come lui). E allora glielo chiediamo: Alfio, insomma, sei tu la carta segreta di Berlusconi? Marchini ammette che con Berlusconi ha un vecchio rapporto d’amicizia ma non dice di più» (Claudio Cerasa) [Fog 12/2/2014].
• «Si candida sindaco di Roma, ma ogni tanto parla come un candidato alla presidenza del Consiglio, come il capo dell’opposizione. E dunque con voce rapidissima, che incespica nelle parole, Alfio Marchini sfodera un’idea creativa su tutto, sul welfare e sulle pensioni, sulla sburocratizzazione e l’università, persino sull’immigrazione. E quasi Marchini elabora un manifesto dell’anti-renzismo, la rottamazione della rottamazione, che suona all’incirca così: “È tempo di essere orgogliosamente conservatori. Delle nostre radici cristiane e giudaiche. Delle nostre tradizioni popolari. Della nostra lingua. Del nostro benessere, della nostra longevità e speranza di vita. E per farlo c’è solo la via dell’innovazione. Innovare non significa rottamare per sostituire i protagonisti”. Sembra un volantino elettorale. Sicuro di essere soltanto un candidato sindaco? “Più che sicuro”. Chissà» (Salvatore Merlo) [Fog 1/9/2015].
• A metà settembre 2015, intervistato da Marco Damilano per l’Espresso, ha delineato «una bozza di manifesto per il neo-conservatorismo italiano», lasciando prefigurare un suo impegno in prima persona per Palazzo Chigi ancor più che per il Campidoglio: «Siamo di fronte a una guerra di civiltà, più o meno dichiarata. Le conquiste e i valori dell’Occidente sono sotto attacco e la risposta laica è priva di vigore interiore e goffamente muscolare. (…) Il relativismo, nelle ideologie politiche così come nella religione, è il cancro della nostra società. (…) La mia identità politica è nel solco della ideologia possibile che da sempre ispira la mia famiglia: libertà di parola e di religione, dai bisogni e dalla paura. Le quattro stelle polari che gli americani impressero sulle banconote italiane nel ’43 e che ispirarono la nostra Costituzione».
• «Renzi è un frullato ideologico. Afferma tutto e il suo contrario. Berlusconi nel ’94 era più a sinistra del Pd di Renzi, e con una classe dirigente più aperta e liberale» [ibidem].
• «Basta con le ipocrisie, io dico: viva le élite. C’è una grande differenza tra l’élite e la cupola. L’élite si fa carico della collettività, mette a disposizione degli altri la sua competenza, non per generosità ma perché gode più del cambiamento che del riconoscimento. La cupola, invece, è un gruppo di compari che si mette insieme per gestire il potere» [ibidem].
• Nell’ottobre 2015, all’indomani delle dimissioni di Marino (cui ha personalmente contribuito, amplificando ogni errore del sindaco in quasi due anni e mezzo di opposizione martellante), ha dichiarato: «Sarò candidato di un listone civico, lo chiameremo “Per il bene di Roma” o qualcosa del genere, ma si parte da lì, chi vuole ci sostiene. Roma ai romani, noi ci siamo».
• Piacione. «Di solito chi aspira al comando sostiene di essere mosso da nobili e appassionate ragioni; alcuni arrivano a invocare l’antica formula del “servizio”. Ma quasi nessuno, nell’offrirsi in pasto a quelle due entità tendenzialmente cannibaliche che sono l’elettorato e il sistema mediatico, ammette che il potere, nella sua inconfessabile essenza, è soprattutto “sacrificio”, una fatica spaventosa e una spada sospesa sopra la capoccia. E seppure reca l’illusorio vantaggio di ingannare la morte, è quanto di più lontano dal piacere, tanto a se stessi, quanto agli altri. Per cui il narcisista in fondo si basta, mentre il piacione dopo tutto si avanza, ma rischia di più. Saperlo è già parecchio» (Filippo Ceccarelli) [ven, 27/11/2015].
• «Siamo di fronte a un uomo intraprendente e riservato. Intenso nella vita privata (qualche moglie e cinque figli), abile nell’orditura imprenditorial-finanziaria (i denari gli escono dalle orecchie) e che, con i primi capelli grigi, tenta l’avventura politica. In filigrana, una riedizione di Silvio Berlusconi» (Giancarlo Perna) [Lib 26/9/2015].
• Berlusconi lo voleva come candidato del centrodestra per Roma ma la Meloni no, così il leader di Forza Italia ha quindi proposto Guido Bertolaso. Marchini: «È fallito Marino oggi e fallirà un altro medico come Bertolaso domani».
• «Er Montezemolo de noantri» (Gad Lerner); «un grillino in giacca e cravatta» (Il Foglio); «un idealtipo vanziniano» (Fausto Carioti) [Lib 2/4/2015].
• «Alfio Marchini, noto Arfio, giocatore di polo, il candidato arternativo, de destra ma pure de sinistra, cattolico ma un sacco laico, e poi ricco e bello e straphonato come si deve» (Mario Sechi) [Fog 19/2/2016].
• Sulle Unioni civili ha detto: «Una cosa è consentire a due omosessuali di usufruire del diritto maturato dal loro compagno ed una cosa è il rispetto dell’ordine naturale per cui il papà e la mamma siano di sesso diverso» [Tgcom24.com 23/2/2016].
• Ha cinque figli: tre (Alessandro, Andrea e Amalia) dalla prima moglie, Allegra Giuliana Ricci, e due dall’attuale compagna, Eleonora Tabacchiera. «Che padre vorrei essere per i miei figli? Ha presente quei fiordi profondi sulle coste della ex Jugoslavia? Ecco, un rifugio aperto con mare calmo e pronto ad accogliere i figli prima o dopo i viaggi nei marosi delle loro esistenze» [Romano, cit.].
• Ha raccontato che l’uscita di uno dei suoi figli dal coma, dopo un brutto incidente in motorino una decina d’anni fa, l’ha convinto a «fare qualcosa in più per gli altri e a farla con passione» [Mania, A&F 10/12/2012].
• Tra le proprietà: casa in Florida, tenuta in Umbria. La tenuta nel Chianti appartiene alla prima moglie.
• Da giovane ha sofferto di balbuzie [Dagospia 3/12/2012].
• Amante dei cavalli, è stato il capitano della Nazionale italiana di polo: «Uno sport straordinario. C’è l’amore per il cavallo, lo swing del golf, la rapidità dell’hockey, la durezza del rugby e il fairplay delle discipline di matrice anglosassone».
• Tifoso romanista: quando si cercava una nuova proprietà, dopo i Sensi, più volte è stato fatto il suo nome. Da ultimo sul caso Totti ha detto: «Penso che ognuno di noi ha dentro una parte emozionale, passionale. Capisco Spalletti e le esigenze di impostare un codice comportamentale. Però capisco anche che a Totti gli roda, che rosichi come si dice a Roma. Ha dato moltissimo a questa città, cuore e ginocchia. Gli perdono se in un momento di sconforto abbia potuto dire una parola di troppo. Di bandiere ce ne sono poche, nella politica come nella vita, cerchiamo di tutelarle».