31 maggio 2012
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Biografia di Felice Maniero
• Campolongo Maggiore (Venezia) 2 settembre 1954. Malavitoso. Per anni a capo della cosiddetta “Mala del Brenta”.
• «Le azioni di Felice Maniero in provincia di Venezia cominciano nei primi anni Settanta. Sono i furti d’esordio, i piccoli taglieggiamenti, la furfanteria miserella per la pizza e la birra. Ma sempre più su, seguendo uno schema hollywoodiano, con le discoteche mandate a fuoco, le pistolettate, le mani sul gioco d’azzardo e sulla droga. I quattrini ostentati di notte con le puttane migliori e le bottiglie dal botto costoso. Fino al villone con la piscina. Aveva cervello e pelo sullo stomaco. La mattina del 16 luglio 1982, cinque persone armate e mascherate fecero irruzione all’Hotel Des Bains del Lido di Venezia. Nella hall rivolsero le armi contro i dipendenti, li legarono, poi con arnesi da scasso forzarono le cassette di sicurezza. I turisti che per sventura entrarono nella hall, si trovarono le pistole puntate in faccia e vuotarono i portafogli. I cinque fuggirono con un’auto e poi con un motoscafo portandosi via un bottino di due miliardi di lire. La sera dell’1 dicembre 1983 sei persone armate e mascherate fecero irruzione in un magazzino dell’aeroporto Marco Polo di Venezia e immobilizzarono una decina di persone fra impiegati, operai e agenti della Guardia di Finanza. Caricarono su due automobili e un furgone venticinque casse contenenti 170 chili d’oro pronti a essere imbarcati su un volo Lufthansa. Valore: oltre tre miliardi. La notte del 30 aprile 1984 cinque persone armate e mascherate fecero irruzione nel palazzo del Casinò di Venezia raggiungendo le casse e obbligando i dipendenti a vuotarle. I cinque se la batterono su un taxi d’acqua con oltre due miliardi e mezzo di lire. Fu così che Maniero e i suoi svoltarono. Ma non si trattava soltanto di capolavori incruenti buoni per le sceneggiature dei cartoni animati. O soltanto di soprannomi da noir marsigliese di serie B: “Faccia d’angelo”, così chiamavano Maniero. C’era un territorio da controllare. Rivali. Traditori. Le vittime della mafia del Brenta furono decine. Sette attribuite direttamente a Maniero. Che, certo, ha un celebre e spiccato senso della famiglia. Aveva la sua bimba adorata. Aveva l’inflessibilità del capo con chi sgarrava, ma le vedove e gli orfani venivano mantenuti coi soldi dell’organizzazione. Sono cose saltate fuori nei processi. Faceva dentro e fuori, fra arresti rocamboleschi e fughe spettacolari nelle quali si giocava la scena con Renato Vallanzasca. Lo ribeccavano sullo yacht a Capri, per esempio, non certo nascosto in qualche appartamentino di periferia. Così, quando Maniero decise di chiudere coi vecchi compagni, di collaborare con la magistratura e di fare i nomi, si guadagnò la promessa di vendetta di molti e molti. E perse Elena. Lei, la ragazzina, arrivò col sillogismo: hai scelto di fare il criminale? Da criminale te la sei spassata? Da criminale paga il prezzo. “Gli voglio bene, ma non andrò più a trovarlo”, disse» (Mattia Feltri).
• Elena si suicidò il 23 febbraio 2006 (aveva 29 anni).
• È tornato in libertà nell’agosto 2010, dopo la scadenza dell’ultima misura restrittiva nei suoi confronti.
• Di Faccia d’angelo, la miniserie sulla Mala del Brenta diretta da Andrea Porporati (SkyCinema1, 2012), ha detto: «Una misera fiction per fare cassetta, che ha stravolto la verità e il senso del libro al quale si è ispirata. Non voglio che i giovani siano affascinati dalla delinquenza» [Leandro Palestini, la Repubblica 8/3/2012].