31 maggio 2012
Tags : Luigi Mancuso
Biografia di Luigi Mancuso
• Limbadi (Vibo Valentia) 16 marzo1954. ’Ndranghetista, capo della cosca omonima operante in Vibo Valentia, alleata coi Piromalli-Molè di Gioia Tauro. Detto “’u signurinu”. Detenuto dal 1992, attualmente nel carcere di Viterbo al 41 bis, in espiazione della pena di trent’anni per associazione mafiosa e narcotraffico (tra i suoi difensori, in un processo, anche l’avvocato Franco Coppi). Figlio di Ciccio Mancuso (pastore, attivista del Partito comunista), dieci fratelli («la c.d. generazione degli 11», Cass. 20/12/2013). Nel 2003 i pm chiesero la sua custodia in carcere, mentre era già detenuto (per associazione mafiosa, operazione “Dinasty-Affari di Famiglia”), la ottennero, ma i giudici della libertà la revocarono ritenendo che non fosse provata la sua partecipazione all’organizzazione in corso della famiglia (invece i pm avevano intercettato telefonate dei fratelli, e ne avevano dedotto che aveva ancora «una posizione di rispetto nel gruppo capeggiato da Mancuso Cosmo»). I Mancuso erano accusati di essersi spartiti con politici e amministratori fondi pubblici investiti nel turismo (nel marzo 2007 furono inflitti complessivamente in primo grado 142 anni di carcere, ma solo agli imputati che avevano chiesto di essere giudicati con rito abbreviato). Nel 2006, quando furono emesse 41 ordinanze di custodia contro affiliati alla sua famiglia (e alla famiglia dei De Rosa, operazione “Odissea”), il ministero di Giustizia invece ne approfittò per prorogargli il carcere duro, ritenendolo «il capo indiscusso» della cosca (e i giudici non accolsero il suo ricorso). In contestazione associazione mafiosa, estorsione, usura, riciclaggio, la famiglia Mancuso fu accusata di controllare gli appalti per la costruzione e la fornitura dei villaggi vacanze nella zona di Catanzaro, malversando i fondi pubblici del progetto Infratur. «Dietro ogni euro c’è un Mancuso. Persino la frutta ha un fornitore unico riconducibile alla cosca La Rosa-Mancuso. Ingente anche il flusso di denaro pubblico che le cosche riescono ad intercettare: le mense scolastiche del comune di Ricadi e Tropea, i parcheggi comunali, la pulizia delle spiagge, il rifacimento delle strade. La rete delle cosche si estende anche negli ospedali, dove i Lo Bianco-Mancuso sono riusciti a pilotare le assunzioni a favore di uomini direttamente appartenenti o legati alle ’ndrine» (Vittorio Romano).
• Nel novembre 2006 l’operazione “Dinasty 2-Do ut des”: arrestate 12 persone, tra cui due avvocati e un magistrato, Patrizia Serena Pasquin (giudice a Vibo Valentia, originaria del Veneto, in primo grado sarà condannata a 14 anni e 6 mesi), accusati di concorso in corruzione in atti giudiziari in favore dei Mancuso (l’operazione era il seguito di “Dinasty - Affari di Famiglia”).
• Va ancora detto che nel 95 il pentito cosentino Franco Pino dichiarò che dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio (anno 1992, furono uccisi i magistrati antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino), ’ndranghetisti e mafiosi organizzarono una riunione proprio a casa di Luigi Mancuso per decidere la strategia dello stragismo contro lo Stato (infatti nel 93 scoppiarono tre autobombe, il 27 maggio a Firenze, in via dei Georgofili, il 27 luglio a Roma, colpendo le chiese di San Giovanni in Laterano e San Giovanni al Velabro).
• Scarcerato in anticipo nel 2012 e sottoposto alla sorveglianza speciale, un mese dopo è tornato in carcere al 41 bis, perché era stato sorpreso in compagnia di pregiudicati.
• «Nella provincia di Vibo Valentia il clan Mancuso domina senza soluzione di continuità dagli inizi del secolo scorso» (Nicola Gratteri, Antonio Nicaso) (a cura di Paola Bellone).