31 maggio 2012
Tags : Lydia Mancinelli
Biografia di Lydia Mancinelli
• Roma dicembre 1936. Attrice. Dalla metà degli anni Sessanta, per vent’anni, compagna di scena e di vita di Carmelo Bene. Debuttò nel 1964 con La storia di Sawney Bean poi Amleto, Pinocchio, Un Amleto di meno, Salomè, Don Giovanni, Nostra signora dei Turchi, Manfred ecc., sempre al fianco di Carmelo Bene: «Dopo essere stata con lui, non ho voluto fare più nulla, perché mi sembrava che niente avesse più senso».
• «Io avevo 25 anni, già mamma di due bambini, provenivo da un’agiata condizione altoborghese e mi stavo separando da mio marito. Lui era un giovane attore, già di talento, ma praticamente sconosciuto all’epoca».
• «Il nostro rapporto è durato 19 anni e non ci siamo lasciati neanche per cinque minuti. Lui non guidava e io gli facevo da autista, dormivamo insieme, mangiavamo insieme, lavoravamo insieme, provavamo insieme, scrivevamo insieme, facevamo traduzioni insieme. Se si litigava era perché io, nipote del musicista Luigi Mancinelli, propendevo per Wagner e Rossini, lui per Verdi e Bellini. Quando sono andata via, ha dovuto prendere sette persone: l’autista, il collaboratore domestico, l’amante, l’attrice di teatro, la segretaria, l’organizzatore degli spettacoli e via dicendo».
• «Era la persona più facile che si possa immaginare. Per lui il quotidiano non esisteva, non aveva senso pratico e si affidava completamente a me. Era un figlio: gli tagliavo perfino i capelli, gli compravo le scarpe» (a Emilia Costantini).
• «Ci siamo lasciati che ci amavamo ancora. Io non sapevo di avere una grave anemia e non ce la facevo più a fare questi sette lavori, a tirare la carretta mentre lui faceva solo il pensatore. Ad un certo punto, sono crollata e sono andata via lasciandogli una lettera, il giorno prima del matrimonio» (a Titti Tummino).
• Carmelo Bene: «Lydia non era solo una compagna, si occupava di tutto. Di organizzazione e di amministrazione, guidava e scaricava i Tir. Una donna molto pratica e anche molto fedele. Molto complice. (…) Compagna elevata al cubo. Ben al di là della stucchevole donna-amante. Molto più dell’infermiera per amor dell’arte. Dopo il fallimento cinematografico, fu l’amministratore delegato della società per otto anni. Partecipò anche a tutti i miei film, salvo Capricci (andò a finire sotto un motorino attraversando largo Arenula)» (Carnelo Bene) [Carmelo Bene e Giancarlo Dotto, Vita di Carmelo Bene, Bompiani, 1998].
• Nel libro Sono apparso alla Madonna (Longanesi 1983), Bene le dedicò un intero capitolo intitolato Incomprensione. «Come potremmo altrimenti a più lustri d’amore “costante”, alle stagioni alterne degli amori cangianti nei decenni d’una sola giornata, ai litigi, alle tregue, al maquillage nevrotico, all’andare e venire nella stanza del tempo lento e breve della pur temperata intollerabile tolleranza; se lei, l’incomprensione, mai invocata, non vegliasse con noi e su noi. Che sarebbe dei nostri progetti, se, subito “compresi” dal prossimo nostro, venissero esauditi, realizzati prima d’essere stati intrapresi? Che ne sarebbe della nostra vita, se già vissuta» [ora in Carmelo Bene, Opere, Bompiani 1995, p.1107].