31 maggio 2012
Tags : Francesco Mallardo
Biografia di Francesco Mallardo
• Giugliano (Napoli) 1 aprile 1951. Camorrista, tra i fondatori, a metà degli anni Novanta, dell’Alleanza di Secondigliano (insieme a Gennaro Licciardi, detto ’a Scigna – defunto nel 94 – e Eduardo Contini, detto ’o Romano, vedi). Già detenuto al 41 bis all’Aquila, stava scontando gli ultimi mesi di misura di sicurezza della casa lavoro, quando, il 28 marzo 2014, i giudici gli hanno concesso la detenzione domiciliare per motivi di salute.
• Detto Ciccio ’e Carlantonio.
• Compare nel primo rapporto dei carabinieri dell’aprile dell’82, con l’iniziale elenco di affiliati alla Nuova Famiglia (il cartello nato per contrastare la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo).
• Alla fine della guerra contro i cutoliani crea un cartello con Gennaro Licciardi e Eduardo Contini (collegato al clan Alfieri), l’Alleanza di Secondigliano, che conquista la periferia orientale di Napoli. I tre diventano anche cognati sposando tre sorelle Aieta (la quarta va in sposa al luogotenente di Contini, Patrizio Bosti). Nel 92 il primo arresto, nella mansarda di una palazzina del Parco Nuovo Mondo, in via Campo Annone (doveva incontrarsi con Licciardi, che sarà arrestato dopo poche ore), e la reclusione al 41 bis. Nel 99 la prima evasione dall’ospedale di Giugliano, dove era ricoverato avendo subito un infarto nel carcere di massima sicurezza di Parma.
• Inserito tra i trenta più pericolosi ricercati dalla Direzione centrale della polizia criminale, dopo un anno di latitanza, il 14 aprile 2000, viene arrestato nel casolare di campagna di un incensurato, titolare di una trattoria, tra Qualiano e Giugliano, mentre è a tavola con altri 12 esponenti dell’Alleanza di Secondigliano (Ciccio ’e Carlantonio finge un attacco di cuore).
• Ricoverato di nuovo in clinica (a Pinerolo, Torino) il 17 ottobre 2002, evade. L’ultimo arresto il 29 agosto 2003, di ritorno dalle vacanze, a bordo di una multipla in compagnia della moglie e delle tre figlie (di 29, 18 e 17 anni), sull’autostrada A30, la Salerno-Caserta. All’alt della polizia, nei pressi dell’uscita di Nola, Mallardo ha prima finto di obbedire, poi tentato la fuga, fermata dai militari che esplodendo alcuni colpi di pistola sono riusciti a colpire una gomma. A quel punto ha simulato un malore al cuore (non avere obbedito all’alt gli è costato una condanna per resistenza a pubblico ufficiale).
• Il 6 dicembre 2006 la Cassazione, su ricorso del Mallardo, dispone la sua scarcerazione per decorrenza dei termini di carcerazione cautelare. Non fa in tempo a uscire che la Direzione investigativa antimafia di Napoli gli notifica un decreto di fermo, con l’accusa del triplice omicidio di Antonio Maisto, Pietro Granata e Raffaele Smarrazzo, uccisi l’11 aprile del 1987 (in concorso col fratello Giuseppe – detenuto a Sulmona -, come mandanti, e alcuni esponenti dei casalesi, tra cui il capo Francesco e il fratello Walter, come organizzatori ed esecutori materiali). Secondo le dichiarazioni dei pentiti Carmine Schiavone, Pasquale Galasso, Giuseppe Pagano, Dario De Simone, Luigi Diana, Carmine Alfieri, Salvatore Speranza e Domenico Smarrazzo, in quella occasione i fratelli Mallardo raggiunsero un accordo coi casalesi tramite Francesco Bidognetti, e in cambio ruppero la tradizionale alleanza con i Nuvoletta di Marano. Per l’omicidio lui e il fratello sono stati assolti.
• Ultima condanna Il 5 ottobre 2010, in via definitiva per sequestro di persona a scopo di estorsione – riscatto, due miliardi –, di Gianluca Grimaldi (Napoli, 2 dicembre 1980: il Grimaldi, prima ceduto ad una famiglia calabrese, fu poi liberato il 13 agosto 1981 ad Altilia Grimaldi, provincia di Cosenza).
• Sistema «Per “Sistema” intendo il modo di operare del Clan Mallardo nel territorio di Giugliano. Mentre gli altri clan camorristici impongono il pizzo estorsivo su qualsivoglia attività imprenditoriale (per esempio mercati e negozi), invece gli esponenti di rilievo del Clan Mallardo entrano in società con gli imprenditori di modo che questi ultimi mettono la “faccia pulita”, mentre i camorristi partecipano direttamente ai guadagni e reimpiegano i proventi dell’attività delittuosa. È per questo che, da anni, non vi sono arresti per estorsione in Giugliano, perché il pizzo non viene imposto, ma viene attuata una vera e propria compartecipazione del camorrista: è l’impresa camorrista» (Giovanni Chianese, collaboratore di giustizia, interrogatorio del 25/10/2010).
• La reggenza del clan, dopo l’arresto di Ciccio ’e Carlantonio, era passata a un parente, Feliciano Mallardo detto “’o sfregiato”, più per il cognome che per il potere. A dire del pentito Giovanni Chianese più potente di lui c’era Giuseppe Dell’Aquila, uno per niente accomodante (detto “’o ciuccio”, per la sua testa dura). Arrestati entrambi nel 2011, la reggenza era passata a Francesco Napolitano, fino a quando non è stato arrestato anche lui (14 luglio 2012). L’ultimo reggente noto, Mauro Moraca, doveva stare male davvero, se alla polizia, per mettergli le manette (il 27 settembre 2013), è bastato consultare i registri dell’ospedale dove si era ricoverato con il suo nome vero.
• La Direzione Nazionale Antimafia, nella relazione annuale del 2012, ha definito conclusa l’esperimento di creare un “gruppo misto”, tra Clan Mallardo, Clan Licciardi e Casalesi. «Sembra non avere attecchito, forse a causa della non consuetudine da parte di realtà criminali tradizionalmente gelose della propria autonomia». (a cura di Paola Bellone).