31 maggio 2012
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Biografia di Claudio Magris
• Trieste 10 aprile 1939. Scrittore. Germanista. Il maggiore studioso italiano delle letterature mitteleuropee. Insegna Lingua e letteratura tedesca all’Università di Trieste. Fra i suoi principali studi critici, Il mito asburgico nella letteratura austriaca moderna (era la sua tesi di laurea, poi pubblicata da Einaudi), Lontano da dove. Joseph Roth e la tradizione ebraico-orientale (idem). Fra i suoi libri che hanno avuto maggior successo di pubblico, Danubio (Garzanti, pubblicato nel 1986 e scritto quasi tutto al tavolo del caffè Tommaseo di Trieste), Microcosmi (1997, sempre Garzanti, premio Strega). Da ultimo ha pubblicato Ti devo tanto di ciò che sono.
Carteggio con Biagio Marin (Garzanti, 2014).
• «Io uso ancora la penna. La penna segue il corso del pensiero, che scorre attraverso la mano con una sua armonia. Battere sui tasti del computer invece è come pensare una parola alla volta, per me è come parlare inglese, invece che in italiano, tedesco o francese, lingue in cui il mio pensiero scorre senza pensare a quello che dirò tra poco».
• «Entrambi i nonni sono morti prima della mia nascita. Il nonno materno era Francesco de Grisogono, curiosa figura di filosofo, matematico. Era stato ufficiale della marina imperiale austriaca pur essendo un patriota italiano. Aveva sognato di elaborare un sistema di calcolo che permettesse di affrontare e risolvere qualsiasi problema con rigore matematico. Lo descrive nel suo libro Germi di scienze nuove (Guanda). Ha vissuto in una crescente malinconia vedendo appassire le sue idee. Ma non ha mai assunto l’atteggiamento del genio incompreso. L’altro nonno era Sebastiano Magris, nato a Malnisio (Pordenone), che a 13 anni arrivò a Trieste prima a fare l’operaio e poi l’impiegato. Era stato bersagliere. Tornato a casa in licenza durante un ballo del paese, richiamò la nonna, che “già si parlava con lui”, al grido di “fermo il ballo”. Mantenne uno stretto legame con la campagna dove suo padre aveva pochi e amati libri e leggeva il Conte di Montecristo nella stalla».
• Chiese ai genitori di anticipare di un giorno i festeggiamenti del proprio compleanno, che è il 10 aprile, perché «il 9 aprile 1865, dopo la battaglia di Appomattox, in Virginia, termina la guerra civile americana».
• «Il primo libro che ho letto è stato I misteri della giungla nera di Salgari e poi tutti gli altri. Ancora oggi con gli amici facciamo grandi sfide sui dettagli e i personaggi dei romanzi di Salgari. “Quanto è grosso lo zaffiro che incastona l’elsa della scimitarra di Sandokan?”. Però tra le letture vorrei aggiungere Defoe, i lirici greci e cinesi. A tredici o quattordici anni leggevo i grandi poemi epici come Il libro dei re» (da un’intervista di Alain Elkann).
• «Ho finito l’università a Torino nel 1962. Ho avuto fior di professori: Getto, Venturi, Vincenti».
• «Ho pubblicato il mio primo libro all’età di 24 anni e ho avuto la fortuna di vederlo recensito sul Corriere della Sera. Ne sono stato subito orgoglioso, non posso negarlo, ma eravamo negli anni Sessanta, in un periodo in cui i libri, anche se non ottenevano visibilità sui mass media, avevano comunque una loro vita, una loro dignità. Oggi, invece, un libro non recensito è, semplicemente, un libro che non esiste» (da un’intervista diAlessandro Zaccuri).
• «Devo confessare di avere una vocazione cinematografica frustrata. Se il professor Getto non mi chiamava all’Università di Torino, forse avrei frequentato il Centro sperimentale a Roma. Il raccontare è la pittura, il cinema, il teatro».
• Sono due, secondo Magris, gli elementi necessari alla nascita di un libro: il primo è l’interesse per un personaggio, una storia, che a volte è consapevole a volte latente, il secondo è «un’occasione, una causa spicciola che fa da levatrice»: «Per quanto mi riguarda di solito c’è una piccola idea, poi una lunga gestazione durante la quale scrivo appunti, annotazioni volanti dove mi capita, fino a quando scatta un clic e ho l’impressione che tutto ciò si coaguli intorno a qualcosa. Allora c’è una fase di scrittura selvaggia. Poi faccio una pausa, a cui segue una riscrittura più attenta, un’altra pausa fino al momento della rifinitura, del controllo: qui la letteratura assomiglia a quel vecchio banchiere di Musil che soppesa, taglia, divide».
• Dal 1994 al 1996 fu senatore (eletto con il movimento di centrosinistra “Trieste”): «Corrado Stajano diceva: Magris sta seduto lassù negli spalti del Senato come in castigo. Ho sofferto. Avrei voluto fare qualcosa per il mio Paese. Poi sono stato male... una terribile depressione. Ma gli avversari politici non hanno approfittato. Non lo dimentico. Come una pallottola tenuta in canna durante un duello. Ma non rinnego nulla: non ho mai pensato di redimere l’Italia facendo il senatore. Nessuno oggi si sognerebbe di vivere, di lottare per la terra promessa. Non è una buona ragione per smettere di pensare che il mondo può essere migliorato. E i grandi intellettuali delusi dalla politica mi irritano non poco».
• «I miei anni in Parlamento hanno coinciso con un periodo difficilissimo della mia vita. Avevo fatto, accettando la candidatura, una scelta contro la mia natura. La mia natura non è di rappresentare, che significa anche una combinazione di convenienze e autenticità. Mi costava una fatica enorme, contro ogni principio di piacere. Come un omosessuale che faccia l’amore con una donna per contribuire all’incremento delle nascite: nobile sacrificio, ma pur sempre sacrificio» (a Silvia Truzzi) [Fat 17/11/2013].
• Nel 2013 un brano del suo L’infinito viaggiare è stato proposta per l’analisi del testo nella prova scritta di italiano della maturità.
• Vedovo della scrittrice Marisa Madieri (1938-1996). Due figli, Francesco e Paolo. Ora è risposato con la scrittrice triestina Jole Zanetti e ha un cane, Jackson.