31 maggio 2012
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Biografia di Ida Magli
• Roma 1925 – Roma 21 febbraio 2016. Antropologa. Scrittrice. «La migliore vecchia pazza dopo Oriana Fallaci» (Camillo Langone).
• «Ecumenicamente appassionata di musica – era diplomata in pianoforte al Conservatorio di Santa Cecilia – quanto di scienze umane, era transitata dalla laurea in Filosofia alla specializzazione in Psicologia per approdare all’Antropologia culturale che lungamente ha insegnato alla Sapienza di Roma allevando schiere di alunni e alunne devoti e affascinati. Si era ritagliata una posizione forte nel panorama dell’antropologia mondiale con l’intuizione di applicare il metodo musicale alla scienza e con quell’idea forte di non studiare, come tutti gli antropologi, le culture altre, diverse, ma di applicarsi alla storia della nostra cultura e allo studio dei suoi simboli» (Maria Luisa Agnese) [Cds 22/2/2016].
• «Un atto violento, che sconvolge, lo so, quello di analizzare noi stessi come altro. Ma anche l’attacco della Nona di Beethoven mi ha sempre sconvolto, per la sua forza di ribaltare i criteri, di partire dalla fine e non dal principio» (da un’intervista a Radio2 del 1987).
• «A vederla non l’avresti mai detta capace di tanta durezza, nel suo sistema logico forte e lucido come l’acciaio. Minuta, bionda, sempre perfettamente pettinata, gli occhi celeste madonna, dalla sua vocina risuonavano asprezze di giudizio che mai avresti potuto immaginare in un simile essere. Suonava il pianoforte, nella sua piccola casa lindissima su una collina romana. E coltivava rose in terrazza. Erano i suoi soli svaghi. Ida si svegliava all’alba e andava a letto tardi, per poter studiare e scrivere di più, anche a 90 anni passati. (…) Nel 1996 pubblicò un libro che ai più sembrò visionario, fanatico o – nel caso migliore – esagerato. Si chiamava e si chiama Per una rivoluzione italiana (Baldini & Castoldi): parla di politica, scuola, islamizzazione, Unione europea, mass media, sistema sanitario, Costituzione. Pone delle domande apparentemente banali, come sempre appaiono le grandi questioni: viviamo davvero in una democrazia? I politici ci rappresentano davvero? Lo Stato pensa davvero al bene dei cittadini? La risposta di Ida Magli è sempre “no”, il cittadino non possiede, in realtà, nessun potere: per cui occorre ribaltare molti luoghi comuni che sono alla base della nostra vita sociale. Soprattutto, preannunziava uno scontro mortale con il mondo islamico. All’epoca quasi nessuno sapeva cosa fosse Al Qaida, l’attentato alle Torri gemelle era al di là di ogni immaginazione, per non parlare dell’Isis. Dunque i passaggi sull’islamismo apparvero, ai più, come una forma di arretratezza culturale, di chiusura mentale, se non addirittura di razzismo. Il volume venne del tutto ignorato, ucciso con la tecnica del silenzio, e non è più stato ristampato. Ma lei sapeva, tutt’altro che umiliata, che un giorno sarebbero state riconosciute le sue ragioni» (Giordano Bruno Guerri) [Grn 22/2/2016].
• «Le sue parole risuonano da anni come profezie, come visioni che la collocano in uno spazio a sé» (Barbara Palombelli).
• Negli ultimi anni ha scritto ripetutamente che l’Islam è un pericolo: «Dobbiamo limitare l’ingresso in Italia ai musulmani, oppure l’Italia sarà perduta. Dobbiamo difendere la nostra libertà di pensiero, le conquiste delle donne, dobbiamo ricordare la fatica che abbiamo fatto per difendere i nostri diritti: ma come, abbiamo appena cominciato ad emanciparci dai nostri veli, dalle nostre velette, e ammettiamo che si torni indietro di secoli?».
• Nemica anche dell’Unione Europea: «L’Italia è perduta, l’Europa, con tutta la sua storia, la sua cultura, il suo pensiero, i suoi poeti, i suoi scrittori, la sua arte, la sua musica, i suoi figli, è perduta. Sono perdute perché questa era la meta che si erano prefissi coloro che hanno progettato l’Unione europea. Distruggere l’Occidente (la cultura occidentale è quella dell’Europa d’Occidente) affinché si realizzasse sulla nostra terra lo scontro, e la vittoria (vittoria sicurissima) dell’Oriente musulmano contro l’America» (editoriale su ItalianiLiberi, 20 giugno 2006).
• «Queste sue opinioni, teorizzate in libri come Difendere l’Italia, Dopo l’Occidente, La dittatura europea e Contro l’Europa, l’avevano resa un personaggio scomodo. Provocatorio, disallineato, sghembo. Anche per questo era diventata celebre. Sin dall’inizio della sua carriera. Quando era professore di antropologia culturale alla Sapienza e cominciò a scrivere per Repubblica, su invito di Eugenio Scalfari e di Rosellina Balbi. Erano gli anni Ottanta. E gli articoli di Ida Magli, taglienti come rasoi, rappresentarono un contributo importante a un’analisi antropologica del nostro paese che, partendo da fatti quotidiani approdava a grandi questioni come la disuguaglianza tra i generi, la crisi del patriarcato, l’evoluzione-involuzione dell’istituto famigliare, le ragioni della violenza calcistica. Ad esempio il 30 maggio 1985, all’indomani della tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles, scrisse un bellissimo articolo in cui smontava i sociologismi sul calcio come ritualizzazione della guerra, mostrando che al contrario negli stadi si combatteva ormai una vera e propria guerra guerreggiata, coperta da interessi colossali. Ma soprattutto denunciava la spaventosa miseria culturale degli ultras, una massa che si nutre solo di calcio ed è drogata di agonismo» (Marino Niola) [Rep 22/2/2016].
• Tra i suoi libri: Gesù di Nazareth, Santa Teresa di Lisieux, La fine dell’uomo. Da ultimo, Figli dell’uomo. Duemila anni di mito dell’infanzia, uscito a novembre 2015 nella Bur. Negli ultimi anni scriveva sul Giornale.