31 maggio 2012
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Biografia di Antonio Maccanico
• Avellino 4 agosto 1924 – Roma 23 aprile 2013. Politico. Eletto al Senato nel 1992 col Pri e nel 2006 con la Margherita, alla Camera nel 1996 (Ulivo) e 2001 (Margherita). Ministro degli Affari regionali nei governi De Mita, Andreotti VI e VII (1989-1992), sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel Ciampi (1993-1994), ministro delle Poste e delle telecomunicazioni nel Prodi I (1996-1998, autore della seconda “legge sistema” sul riassetto televisivo), delle Riforme istituzionali nel D’Alema I, D’Alema II, Amato II (1998-2001). «Ho avuto la fortuna di avere incarichi interessanti senza darmi assolutamente da fare per ottenerli».
• «L’uomo che forse incarna più di ogni altro il prototipo del vero “servitore dello Stato”» (Maria Teresa Meli).
• «Diventato funzionario parlamentare nel 1947. La sua strada si incrociò con quelle di uno spirito acuto come Beniamino Placido, del costituzionalista Gianni Ferrara, del più giovane Andrea Manzella» (Maurizio Caprara) [Cds 24/4/2013].
• Nella Bicamerale D’Alema aveva lavorato all’introduzione dell’elezione diretta del capo dello Stato [Paolo Franchi, Cds 10/6/2013].
• «Nel carattere e nella personalità di Antonio Maccanico si riscontravano alcuni tratti propri della migliore borghesia meridionale: un impegno rigoroso negli studi, un senso vivissimo del servizio dello Stato, una forte passione civile e politica, il senso del dramma della condizione meridionale» (Giorgio La Malfa).
• «Giocava a tennis con Luciana Castellina ma costituiva anche comitati per la musica classica con Fedele Confalonieri (…) “L’alchimista”, lo chiamavano. Forse perché come un sapiente chimico riusciva a mescolare gli elementi senza farli esplodere, conoscendo alla perfezione le più segrete formule della politica (…) Cuccia arrivò a parlare di “miracolo di sant’Antonio”» (Sebastiano Messina).
• «Una volta un amico mi chiese: ma perché in Italia c’è tanto bisogno di mediatori? Perché, gli risposi, nel mondo spesso lo scontro è tra due ragioni, mentre da noi lo scontro è quasi sempre fra due torti» (a La Stampa).
• Tra i fondatori dei Democratici con Romano Prodi, fu garante dell’Associazione Liberi Cittadini. Nel Pd si collocò coi liberal, aderendo all’Internazionale Liberale.
• Ex azionista, laurea in Giurisprudenza a Pisa nel 1946, nel 1947 entrò alla Camera dei deputati. Comunista fino al 1956 (invasione dell’Ungheria da parte dell’Urss). Fu a capo dell’Ufficio legislativo del ministro del Bilancio, segretario generale della Camera, consigliere di Stato e segretario generale della Presidenza della Repubblica (Pertini e primo Cossiga). Presidente di Mediobanca nel momento della privatizzazione (87-88) e nipote di un altro presidente, Adolfo Tino. È stato anche membro del cda di Centrale Finanziaria.
• Nel 1996 l’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro gli affidò l’incarico di formare un governo di larghe intese che, alla caduta del governo Dini, salvasse la XII legislatura (1994-1996). Tentativo fallito per l’opposizione di Fini.
• «Fu il primo a pensare che “una forma di immunità parlamentare” per le cariche istituzionali in un sistema come quello italiano, in cui è prevista l’indipendenza del pubblico ministero e l’obbligatorietà dell’azione penale, deve esistere. E fu colui che lo sostenne anche quando, nel tormentato biennio 92-94 (gli anni di Tangentopoli - ndr) si rivoluzionò la normativa sull’immunità prevedendo di abolirla completamente» (Paola Di Caro). Nel 2003, in seguito a una campagna che reclamava la reintroduzione dell’immunità parlamentare, preparò la norma che dette poi luogo alla legge sulla non procedibilità e la sospensione dei processi in corso per le cinque più alte cariche dello Stato: presidente della Repubblica, presidenti di Camera e Senato, Corte Costituzionale, Consiglio dei ministri (grazie a questa fu sospeso, tra l’altro, il processo Sme a Berlusconi). La legge passò alla fine nella forma di un maxiemendamento alle Disposizioni per l’attuazione dell’articolo 68 della Costituzione (Legge 20/6/2003, n. 140). In questa forma Maccanico la sconfessò e il provvedimento prese il nome di “lodo Schifani”. Nel gennaio 2004 la Consulta dichiarò incostituzionale questo lodo Schifani.
• In dissenso con Sandro Pertini sulla grazia a Flora Pirri Ardizzone, si assunse la responsabilità del provvedimento (il Fatto Quotidiano).
• Presidente dell’associazione non-profit Civita (vedi anche Gianfranco Imperatori), dell’Associazione Mario Pannunzio e della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci che organizza il premio Strega.
• Ha scritto fra l’altro Sud e Nord: democratici eminenti (Lacaita 2005), Costituzione e riforme (Colombo 2006).
• Sposato con Marina Ciucci, un figlio, Nicola, direttore marketing della Warner Bros Italia.
• Non usciva di casa se prima non aveva capovolto un’antica clessidra posata sul comò (l’Espresso).
• Sergio Zavoli lo descrisse come appassionato di ciclismo e spettatore assiduo del Processo alla Tappa [Gian Luigi Paracchini, Cds 9/5/2009].
• «Da liceale aveva corso i cento metri in meno di 11 secondi» (Il Foglio).
• Era socio del Reale Circolo Canottieri Tevere Remo.
• Frequentava la Fiaschetteria Beltramme di via della Croce a Roma [Elvira Serra, Cds 16/11/2008].