31 maggio 2012
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Biografia di Pietro Lunardi
• Parma 19 luglio 1939. Imprenditore. Politico. Ministro dei Lavori pubblici del Berlusconi II e III (2001-2006). Nel 2008 eletto alla Camera col PdL, nel 2006 era stato eletto al Senato con Forza Italia.
• «La sera del 18 dicembre 2000, mentre gli italiani preparano in letizia l’albero di Natale, il candidato premier Silvio Berlusconi, complice Vespa, si presenta in televisione, munito di lavagna, gessetti e cartine geografiche, per annunciare che ha trovato l’uomo che farà grande l’Italia con le grandi opere, l’uomo che spenderà 180 mila miliardi di lire senza colpo ferire e farà della Penisola il paradiso mondiale delle infrastrutture. Altro che Giappone e California. Strade, autostrade, raccordi, ponti, ferrovie, aeroporti. Ma soprattutto tunnel. È lui, l’ingegner Lunardi, progettista esperto, oltre che di tunnel, di ambulacri ministeriali fin dai tempi dei ministri dei Lavori pubblici democristiani, socialisti e socialdemocratici che viene nominato in diretta Capocantiere del futuro governo di centrodestra» (Alberto Statera).
• Da ministro fu il padre della patente a punti.
• «Da liberale (“la mia famiglia ha sempre votato per Malagodi”, ha giustamente fatto considerare) ha risposto “signorsì” ad ogni richiesta di aiuto. Così Giovanni Goria, capo del governo durante la felice stagione del costruttore democristiano Edoardo Longarini, lo volle suo consigliere a Palazzo Chigi; l’indimenticabile Remo Gaspari suo braccio destro per la questione Valtellina; e fu consulente per i grandi rischi durante il regno di Vito Lattanzio, altro diccì da enciclopedia. L’ha chiamato persino Rutelli, quando c’era da progettare la linea B della metropolitana di Roma» (Antonello Caporale).
• Da imprenditore è titolare della Rocksoil, all’opera tra l’altro nella ricostruzione della Valtellina nell’87 e per le Olimpiadi di Sochi 2014. L’azienda ebbe consistenti incarichi di progettazione per la parte geologica e geotecnica delle fondazioni del Ponte sullo stretto di Messina.
• Nel 2010 fu indagato a Perugia per corruzione nella gestione dei lavori pubblici (suo legale l’avvocato Gaetano Pecorella), in un’inchiesta che vide coinvolti tra gli altri anche Diego Anemone, Angelo Balducci, Crescenzio Sepe, Claudio Scajola e Guido Bertolaso. L’indagine partì dal restauro di una facciata del palazzo di Propaganda Fide, nel 2003, per la quale furono stanziati fondi statali contestati dalla Corte dei conti; il sospetto era che il ministro, il cui nome figurava tra i destinatari dei regali di Natale di Anemone, fosse stato “comprato” (anche attraverso la vendita di un immobile a prezzi stracciati allo stesso Lunardi) per concedere i contributi. Nel 2012, il Tribunale dei ministri di Perugia ha dichiarato prescritto il reato «dopo uno sterile quanto interminabile braccio di ferro con la giunta per le autorizzazioni della Camera e una sentenza di Cassazione che, nel dicembre 2011, ne aveva censurato le mosse» (Carlo Bonini) [Rep 1/11/2012].
• Mario Giordano, in Tutti a casa (Mondadori, 2012) ha sintetizzato così la vicenda dell’immobile: «Formalmente, l’acquisto viene effettuato dall’Immobiliare San Marco Spa, società di famiglia di Lunardi, già proprietaria di alcune case a Cortina e a Milano: nell’edificio si stabiliscono infatti le aziende del gruppo, in particolare la Stone e la Rocksoll (quest’ultima, specializzata in progettazione di gallerie). A vendere, invece, è Propaganda Fide, allora, diretta dal cardinal Crescenzio Sepe, che, come abbiamo già visto, si fa aiutare in queste operazioni da Angelo Balducci (…) Inoltre, alcuni lavori di ristrutturazione di questa palazzina vengono affidati a un altro nome noto: l’architetto Zampolini, quello che aveva pagato la casa di Scajola, a insaputa di Scajola, per conto di Anemone (…) Su quel palazzo di via dei Prefetti, però, si è concentrata l’attenzione dei pm di Perugia: il prezzo di vendita (2,8 milioni di curo) è infatti parso loro assai basso, meno di un terzo del valore di mercato (circa 9 milioni). Le uniche due certezze sono: a) Propaganda Fide, pochi mesi dopo aver venduto il palazzetto a Lunardi, ebbe dal ministero delle Infrastrutture i soldi per intervenire su una palazzina in piazza di Spagna 48 e farne un ipotetico museo (il finanziamento fu elargito tramite la Arcus, società ministeriale incaricata di sostenere progetti di ristrutturazione dei beni di interesse culturale, il cui direttore Ettore Pietrabissa dichiarò ai magistrati che quella fu una “procedura anomala”); b) Angelo Balducci fu nominato presidente del potente Consiglio dei lavori pubblici. E chi firmò la nomina? Naturalmente il ministro di allora, Pietro Lunardi, che da Propaganda Fide (con la consulenza di Balducci) aveva comprato il palazzetto a prezzi d’affare».
• In un file di Anemone fu trovata la voce Pietro Lunardi, con le indicazioni: «onorevole ministro» («accappatoio»). Trovata anche una voce relativa alla figlia, «annotata in un caso come «Martina L.», altre volte (se è a lei che il costruttore si riferisce) come “Martina”, e comunque sempre in occasione di ‘uscite’ in carico a via dei Prefetti. Sono 250 mila euro il 2 gennaio 2006. E sono oltre 280 mila il 28 ottobre 2004».
• La San Marco spa è invece gestita da un altro figlio di Lunardi, Giuseppe (La Repubblica).
• «Dopo aver magnificato la capacità di Berlusconi di lavorare in continuazione dicendo che corre “come Schumacher”, s’era guadagnato (da Mattia Feltri) il nomignolo di “ministro con trasporto”» (Gian Antonio Stella).
• Sposato, tre figli: Giuseppe, Martina e Giovanna.
• Tifoso del Parma.