31 maggio 2012
Tags : Marco Lucchinelli
Biografia di Marco Lucchinelli
• Ceparana (La Spezia) 26 giugno 1954. Ex motociclista. Campione del mondo 1981 delle 500 (su Suzuki).
«Puoi definirmi il musicista più veloce del mondo, oppure il pilota più intonato. Fai te». Due soprannomi Cavallo Pazzo e Lucky Lucchinelli.
• «Non avesse fatto il pilota sarebbe stato una rockstar e, comunque, quando correva gli piaceva suonare e cantare. E oggi canta e suona fa anche di più. Talento ne ha tanto, moto e musica, e tutti sanno che sarebbe potuto diventare una grande star almeno del motociclismo, proprio grande, alla Valentino; però era irrequieto, troppo. Non ha studiato, non ha ragionato, tutto istinto e sentimento. Ma poi, forse, gli sono troppo amico per essere obiettivo» (Nico Cereghini). [Riders, ottobre 2009]
• «Mamma Teresa è casalinga, papà Giglio ha un’impresa edile. I libri non mi piacciono e per punizione mi mandano ad aiutare mio padre con le ruspe. E mi appassiono ai motori. Primo motorino un Morini preso dal demolitore e nascosto in un cespuglio giù al fiume» (a Dall’Orto cit.).
• «Gli stava stretto, il paese; a 16 anni e mezzo scappa di casa per imbarcarsi su una nave da crociera, sei mesi da barista alle piscine, obiettivo Haiti, una bellezza. Poi una seconda fuga lo porta in Francia, a Rouen a lavorare nei campi e la mamma, Teresa, dovrà andare a recuperarlo all’ospedale con una pesante intossicazione alimentare. Un ragazzo vivace e ribelle, poca o niente voglia di studiare, tanta di guidare qualsiasi mezzo a motore, chissenefrega se non ha la patente. Poi viaggiare e sognare. A 19 anni finalmente ha una specie di lavoro: va in tournée al seguito di Marcella Bella, Italia e Svizzera, guida (finalmente in regola) il furgone, il cugino suona la Hammond, la tastiera nella band. Sei mesi con la colonna sonora di Montagne verdi».
• Il pilota con la cravatta. «Ma non per essere elegante, dissacrante piuttosto. Nell’80 portava la cravatta e la camicia sotto la tuta di pelle e nella mentoniera del casco integrale aveva fatto un buco, un lavoro accurato, per fumare la sigaretta. Portava l’orecchino e a certi giornalisti parrucconi non piaceva. In quegli anni c’era il bravo ragazzo Virginio Ferrari, bel visino e sguardo diretto; poi c’era il bravissimo ragazzo Franco Uncini, fine ed educato; e infine Marco Lucchinelli, che era magari il più talentoso, quasi tutti lo dicevano, ma era anche quello cattivo. Incazzato e maleducato. La gente lo amò e lo odiò: appena le cose andarono male, 1977 a Imola con il team Life, una parte del pubblico gli voltò le spalle»
• «Non rimpiange niente. Voleva diventare un campione della moto e ce l’ha fatta, stagione 1981. Una forza della natura, le Suzuki RG 500 bianche e blu, il team Nava Olio Fiat, cinque vittorie bellissime, campione mondiale davanti agli americani Randy Mamola e King Kenny Roberts. Sempre a suo modo: con il sorriso sulle labbra, tirando tardi la notte con gli amiconi Barry Sheene e Angel Nieto, sfrontato, irriverente e anche vizioso agli occhi dei giornalisti più anziani e potenti».
• «Un po’ spaccone, spesso sopra le righe e di conseguenza piuttosto rischioso per ogni conduttore nelle dirette Tv, il cattivo ragazzo Lucchinelli si è fatto amare da molti. Lino Dainese, i fratelli Claudio e Gianfranco Castiglioni della Cagiva, Gino Amisano dell’AGV: sono i primi nomi che mi vengono in mente, ma sono tanti di più quelli che si sono fatti avanti per aiutarlo nei momenti difficili della carriera e della vita. Perché Marco ha avuto alti e bassi, ma sotto la maschera ruvida è capace di veri sentimenti» (Nico Cereghini, cit)
• «Ero un personaggio alla Rossi, ero particolarmente vivace, anticonformista. Anch’io ero protagonista di gare combattutissime, di sorpassi impossibili, di spallate all’ultimo giro. La vera differenza sta nel supporto mediatico. Oggi c’è la televisione che mostra tutto, ma proprio tutto, da tante angolazioni diverse. Quando vinsi il titolo, in tv si videro cinque Gran Premi. La battaglia con Roberts a Francorchamps risolta all’ultima curva, venne ripresa da 4 telecamere su un circuito di 7 chilometri... Per non parlare del GP che decise tutto, ad Anderstorp, Svezia. Soltanto flash radiofonici».
• Conosce Valentino Rossi dalla più tenera età «Da quando era alto così. Io e Graziano, suo padre, correvamo insieme e andavamo in montagna. Vale aveva 10 anni e lo chiamavamo Virus. Mi seguiva ovunque: “Perché questo?”, “Perché quello?”. E io: “Perché non vai un po’ dal tuo babbo che hai rotto i maroni?”» (a Dall’Orto ). Per festeggiare la vittoria di Rossi al motomondiale 2003, ha scritto e cantato Vale di più.
• Arrivato a sniffare quattro grammi di coca al giorno, il 6 dicembre del 1991 fu arrestato: «Si sarebbe scoperto, poi, che l’accusa più grave non stava in piedi: non partecipava al traffico internazionale di stupefacenti» (Corrado Zunino).
• «Il carcere mi è servito… Fossi finito dentro prima mi sarei già liberato da questo maledetto vizio».
• In carriera si è rotto otto clavicole, due scafoidi e cinque
• «La moto è come una donna: per essere contenta e andar forte deve bere, fumare e muovere il culo. Noi dovevamo guidare le moto, oggi le moto guidano te. Molti di noi sono morti. Dopo il traguardo di ogni gara ci dicevamo: “Cazzo, sono ancora vivo!”. E per festeggiare si andava a sbronzarci» (a Dall’Orto cit.).
• Alle tifose preferiva le donne dei piloti avversari «Loro uscivano a cercar figa e io mi facevo le fidanzate: li battevo in pista e li facevo cornuti fuori» (a Dell’Orto).
• «Per la figa ho fatto più km che per le gare, ne ero e ne sono ghiotto».
• Considera Barry Sheene (1950-2003) il pilota più forte di tutti i tempi.
• «C’è chi dice che ho buttato via dei Mondiali: chissenefrega. Il segreto è vincerne 1 oppure 16, cioè uno in più di Agostini. La via di mezzo non conta» (a Dall’Orto).
• Dichiara di non aver paura della morte «Però se morissi ora mi girerebbero le balle, perché non ho ancora lasciato a mio figlio la lista delle persone da mandare a fanculo al mio funerale».
• «Rimpianti? Uno di sicuro: ho tre figli, ma non sono riuscito a trasmettere a nessuno la passione per la moto ed i motori. Ma forse ho ancora tempo per rimediare...».
• «Ho avuto due figli con la mia prima famiglia (con Paola Dal Pozzo,ndr) Cristiano (1979) e Rebecca (1984), e uno dalla seconda: Matteo (2009)».