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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Marco Lodoli

• Roma 22 ottobre 1956. Scrittore. Insegnante di Lettere in un istituto professionale della periferia di Roma. Collabora con la Repubblica (la rubrica si chiama “Isole”) scrivendo soprattutto di giovani e scuola. Tra i suoi libri: Diario di un millennio che fugge (Theoria, 1986), Snack bar Budapest (scritto con l’ex moglie Silvia Bre, Bompiani, 1987), Grande circo invalido (1993), Cani e lupi (1995), La notte (2001), Professori e altri professori (2003), Isole. Guida vagabonda di Roma (2005), Bolle (2006), Sorella (2008), Il rosso e il blu, cuori ed errori nella scuola italiana (2009), Italia (2010), Vapore (2013), Nuove isole (2014), gli ultimi tutti editi da Einaudi.
• «Non sono un autore cosiddetto realistico. Mi interessa la realtà nella sua dimensione metafisica, come un’avventura spirituale dell’anima (…) Le mie opere sono un po’ come delle promesse di senso, una speranza che poi tutto quello che ci accade abbia un contatto con l’eternità» [ad Alessia Lipparoti, Affaritaliani.it 2/4/2013]. 

• «Quando ha scritto Diario di un millennio che fugge, Lodoli doveva avere ventisei o ventisette anni: l’età, oggi, di un adolescente; e il libro ha la perfezione, l’assolutezza, la crudeltà, la disperazione dei libri degli adolescenti. Come loro, Lodoli ha chiesto tutto alla letteratura; e ha avuto tutto in dono da lei...» (Pietro Citati).
• «Si presentò fra i cosiddetti narratori degli anni Ottanta, che partirono in gruppo foltissimo, come i ciclisti all’inizio della gara, e di cui pochi ritroviamo in volata, con un capitale che lo distingueva: l’ambizione al romanzo esistenziale» (Giuseppe Leonelli).
• «Sono i professori la piaga della scuola, rubastipendi senza passione, anacronistici difensori di antichi valori privi di senso. Tutto funzionerebbe a meraviglia, se queste cariatidi superbe fossero più preparate. Il mondo va avanti e loro sempre indietro, gessetto e autobus, Aristotele e Leopardi, giacchetta striminzita e bella ciao...».

• Nel 2007 attaccato dal Secolo d’Italia. «Al Secolo mi tengono d’occhio perché mio padre (Renzo, ingegnere - ndr), è stato un fascistone. Però in parte è vero quel che scrivono. I miei riferimenti letterari non sono a sinistra: Landolfi, Ortese, Dostoevskij. Faccio una letteratura spiritualista. Ma sono anche attento alla periferia, alla scuola, alla società. Facevo parte del cristianesimo socialista. E della sinistra mi piacciono i valori della solidarietà».

• «La scuola elementare Ugo Bartolomei di via Asmara a Roma, tra il 1962 e il 1967, una vita fa: e infatti quando provo a resuscitare nella memoria quel tempo trovo pochi frammenti che fatico a collegare. Ma la maestra Greco, prima e seconda, e il maestro Castelli, dalla terza alla quinta, me li ricordo bene, sono le prime persone che mi hanno insegnato a non piangere (non so perché, ma avevo la lacrima facilissima, tutto mi turbava), a tenere in ordine le mie cose, ad ascoltare, a fare fino in fondo il mio dovere. Era un mondo silenzioso, completamente diverso da quello dei bambini di oggi, smaniosi e strepitanti. La maestra Greco dettava e io scrivevo, cercando di non commettere il minimo errore perché non dovevo deluderla. Il maestro Castelli spiegava a lungo la matematica, e io stavo attento, incolonnavo, risolvevo tutti i problemi. Mi chiamavano Lodoli, erano severi, esigenti, malinconici: sapevano ogni cosa, tutti i fiumi d’Italia, tutte le capitali, tutta la storia romana, e io pensavo che fossero immortali».
• Separato, due figli.