31 maggio 2012
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Biografia di Luigi Lo Cascio
• Palermo 20 ottobre 1967. Attore. Regista. Visto ne I cento passi (Marco Tullio Giordana 2000, David di Donatello come miglior attore), Luce dei miei occhi (Giuseppe Piccioni 2001, coppa Volpi a Venezia), Il più bel giorno della mia vita (Cristina Comencini, 2002), La meglio gioventù (Giordana, 2003, Nastro d’argento miglior attore con tutti i colleghi del cast), Buongiorno notte (Marco Bellocchio, 2003), La bestia nel cuore (Comencini, 2005), Il dolce e l’amaro (Andrea Porporati 2007). Visto anche a teatro ne Le Baccanti di Euripide (anche regista). Nel 2012 esordisce come regista cinematografico con La città ideale, con cui vince il premio Arca cinema giovani come miglior film italiano. Da ultimo ne Il bambino cattivo di Pupi Avati (2013) e ne Il capitale umano di Paolo Virzì (2014). «In genere succede che si avvicinano. Lei è quell’attore, quello che ha fatto... Poi mi guardano... No, scusi, lei è meno carino, più piccolo, e se ne vanno. È la magia del cinema che mi fa apparire più alto e più bello».
• «Ho studiato Medicina con l’intento, poi abbandonato per fare l’attore, di laurearmi in Psichiatria. Sono anche figlio e nipote di psichiatri e da bambino andavo a giocare a carte con i pazienti delle comunità terapeutiche».
• «Ero seriamente intenzionato a diventare psichiatra, ma in famiglia c’era zio Luigi (vedi Luigi Burruano) che faceva teatro e la sua passione mi ha contagiato, ho cominciato a recitare in vari gruppi, poi mi sono iscritto all’Accademia. Ed è stato mio zio a segnalarmi a Giordana, lo ha portato a teatro a Palermo dove recitavo Shakespeare. La fortuna è stata che, dopo I cento passi, Piccioni, con Luce dei miei occhi, mi ha aiutato a dimostrare di essere un attore in grado di fare ruoli diversi».
• Diplomato nel 1992 all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico con un saggio su Amleto curato da Orazio Costa, ha studiato, tra gli altri, con Luca Ronconi e Mario Ferrero, «predisposto all’immensa fascinazione ricevuta (come spettatore) da Carmelo Bene (“L’unico, l’irripetibile, l’inimitabile“)».
• «Uno degli attori più colti e intelligenti che conosca» (Pierfrancesco Favino) [Aldo Cazzullo, Cds 1/3/2009].
• «Divo poco esteriore» (La Stampa). «Occhi, volto e voce che sono la quintessenza della semplicità, e quindi della sincerità (...) Abbiamo davanti un attore drammatico che (tra i pochi, nell’area dei non-comici) gestisce da sé scrittura, regia e performance. Lo direste uno scrittore pignolo, che si cerca i suoi lettori-spettatori ogni sera... “Scrivo di tutto un po’. Ho quattro-cinquecento quadernetti in cui ricopio articoli di giornali e frammenti di libri. Anche scritture mie di cui ho pudore. Poesie, piccole prose”» (Rodolfo Di Giammarco).
• «Ho un rapporto particolare con la televisione. La tengo sempre accesa, persino quando studio. Mi piace il suo rumore di fondo, sono attratto anche dai programmi peggiori. E sono convinto che abbia grandi potenzialità di narrazione. La tv è il mezzo ideale per lo stile epico, perché consente di raccontare saghe familiari o epoche storiche in più puntate che, portate sul grande schermo, risulterebbero compresse. In fondo è questo ad aver decretato il successo delle sei ore di La meglio gioventù».
• «È come se fossi fatto di carta velina. Da vent’anni peso sempre uguale. Eppure mi piace la pasta e ne mangio tantissima. E bevo molto vino siciliano. Ho anche presentato personalmente il vino Cento Passi della cooperativa Placido Rizzotto, ucciso dalla mafia, un prodotto che viene dai terreni vinicoli strappati a Cosa nostra nella Sicilia occidentale. Sarà anche che ho fatto un bel po’ di atletica leggera specializzandomi in salto triplo e in salto in lungo al Cus di Palermo, una cosa che ti dà rigore e allenamento utilissimi al mestiere dell’attore. Sarà che a Roma vado volentieri a piedi e cammino a passo veloce per quaranta-cinquanta minuti, mettiamo da Torre Argentina ai Parioli, portando con me in borsa una maglietta di riserva. O sarà che ho addosso la sicilitudine, che forse è un moto perpetuo a base di presenza, di sguardo, di voce, di modi di stringere le labbra, di grovigli barocchi e equilibri cartesiani, incluse certe fatali oscillazioni tra desiderio di misura e tendenza all’eccesso».
• Dal luglio 2006 è sposato con Desideria Rayner.