31 maggio 2012
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Biografia di Little Tony
(Antonio Ciacci) Tivoli (Roma) 9 febbraio 1941 – Roma 28 maggio 2013. Cantante. Canzoni più famose: Ventiquattromila baci (1961, a Sanremo in coppia con Adriano Celentano), Quando vedrai la mia ragazza (1964), Riderà (1966), Cuore matto (1967), Un uomo piange per amore (1968). Ultima apparizione a Sanremo nel 2008 con Non finisce qui (9°). «Dal 1966 al 1970 ho fatto 15 film. Ricevevo 200 lettere al giorno, soprattutto di donne. Rispondevo a tutte. Un giorno mio padre arrivò e mi disse: “Tony, i francobolli costano. Vedi un po’ tu quello che vuoi fare”».
• Genitori sanmarinesi, non ha mai preso la cittadinanza italiana. «Mio padre suonava pianoforte, chitarra, batteria, violino. Coi suoi due fratelli, suonava nei teatri. Non ha mai sfondato. Però se la cavava».
• «A tredici anni è già in grado di imitare alla perfezione Little Richard e Bill Haley, usando testi creati in inglese maccheronico. Nel 1956 il colpo di fortuna: papà Novino si sta esibendo in canzoni romantiche e napoletane in un ristorante di Grottaferrata. Little Tony è lì anche lui quando una comitiva di turisti americani chiede a gran voce di ascoltare del rock’n’roll. Tony si lancia e comincia a cantare con i fratelli. Il successo è trionfale al punto che gli americani lasciano 50 mila lire di mancia» [Mario Luzzatto Fegiz, Cds 28/5/2013].
• «Prima del 1954 ero apprendista orefice. Avevo tredici anni e alle prime festine andavano i dischi di Perez Prado, i mambi. Le canzoni alla radio erano di Luciano Tajoli, Claudio Villa, Nilla Pizzi. L’avanguardia erano Marino Marini e Renato Carosone. Poi, all’improvviso, arrivano dischi con una musica incredibile: in crescendo, Banana boat di Harry Belafonte, Only you dei Platters e finalmente il rock: Tutti frutti, cantata da Little Richard. Le festine cambiano: su venti ragazzi ce n’erano due che sapevano ballare il rock e tutti gli altri attorno a guardare e a battere le mani, come nei documentari sugli aborigeni».
• «Incise presto qualche disco, a imitazione dei rocker americani e poi, notato da un impresario inglese, andò a farsi una bella gavetta di un anno proprio in Inghilterra, in quel fitto e movimentato sottobosco musicale antecedente alla rivoluzione beatlesiana, e per lui fu l’occasione della vita, un periodo straordinario, formativo, che gli permise di tornare in Italia più forte e temprato a ogni esperienza. Quando si ripresentò andò a cercare l’unico o quasi che poteva capire le sue voglie americane, ovvero Adriano Celentano, anche lui alle prese con una trasgressiva traduzione del rock’n’roll a uso e consumo del pubblico italiano. Celentano gli fece ascoltare 24.000 baci, era il 1961, e andarono in coppia a cantarla al festival di Sanremo. Un successone. Arrivarono secondi, solo perché il vecchio Luciano Tajoli, che rappresentava pienamente la vecchia tradizione, aveva sbaragliato tutti con la strappalacrime Al di là (peraltro firmata da un Mogol alle prime armi), ma i personaggi veramente vincenti furono loro due e dal giorno dopo Little Tony era uno dei più popolari protagonisti della canzone italiana» [Gino Castaldo, Rep 28/5/2013].
• «Con la sua manciata di successi esplosi dalla fine degli anni Sessanta e all’inizio dei Settanta, assieme a Bobby Solo, è una delle icone del rock’n’roll all’italiana. Irruppe sulla scena vestito di bianco con vistosi fregi luminescenti e la tipica capigliatura alla Presley di cui sapeva imitare non solo la timbrica, ma anche la mimica e soprattutto quei movimenti pelvici che facevano impazzire le ragazzine. Di Presley Little Tony imitava anche certe abitudini di grandezza: ai Festival di Sanremo girava con un seguito di parenti e amici per un totale di 25 persone. Anche se era partito imitando Presley in realtà era ben più di un sosia» (Mario Luzzatto Fegiz).
• Con gli anni Ottanta, travolto dalle nuove mode e dai cantautori, entra in un cono d’ombra. Scompare dalle scene, canta e suona sopratutto all’estero. «Sono stufo di fare il burattino delle case discografiche» confessa in un’intervista al Corriere del marzo 1980 dopo un concerto in una balera della periferia di Milano chiamata Parco delle rose. In compenso viene sempre invitato nelle trasmissioni televisive più popolari come Trent’anni della nostra storia, C’era una volta il festival e Una rotonda sul mare dove canta i suoi successi del passato.
• Nell’agosto 2007 chiuse un concerto a Ceppaloni, per la manifestazione Appuntamenti sotto le stelle, improvvisando un duetto con Clemente Mastella sulle note di Io che non vivo di Pino Donaggio. Nel 2011 il suo ultimo album È impossibile.
• Tra le sue passioni: l’alta velocità, le auto sportive, gli incredibili e costosissimi abiti di scena che si faceva confezionare negli Stati Uniti, la ricerca maniacale del look e del ciuffo sempre perfetto.
• Negli ultimi anni aveva prestato il suo volto e la sua voce alla campagna pubblicitaria di uno yogurt anticolesterolo usando la canzone Cuore Matto. Aveva sofferto di problemi cardiaci, gli ultimi tre mesi li ha trascorsi in una clinica a causa di un tumore alle ossa.
• Una figlia, Cristiana e tre nipoti (Mirko, Martina e Melissa).