31 maggio 2012
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Biografia di Salvatore Ligresti
• Paternò (Catania) 13 marzo 1932 - Milano 15 maggio 2018. Imprenditore. «Come sto? Io sto con Cuccia».
• Ex patron di Fondiaria-Sai (oggi UnipolSai dopo l’acquisizione da parte di Unipol. Con il 50,75%, il principale azionista è Finsoe, holding che riunisce una pletora di Coop). Presidente onorario di Premafin, oggi controllata da Unipol che nel 2012 ne acquista il pacchetto di maggioranza. Tra i soci di Banca Intermobiliare. Dopo la fusione Unicredit-Capitalia è passato, con altri tre consiglieri, dal consiglio di Capitalia a quello di Unicredit Group restandoci fino al 2011.
• Nel 2012 viene aperta un’inchiesta sul suo conto in merito a un patto fatto con Alberto Nagel (ad di Mediobanca) in cui s’impegnava a non ostacolare la fusione Unipol-Fonsai in cambio della concessione, da parte di Nagel, di una lunga lista di privilegi. Il 17 luglio 2013 viene arrestato per il reato di falso in bilancio e manipolazione di mercato. Condannato agli arresti domiciliari per via dell’età. Nell’ambito della medesima inchiesta vengono arrestate le figlie Giulia e Jonella, mentre il figlio Paolo, diventato cittadino svizzero, evita l’arresto.
• Detto anche «Mister 5 per cento» perché fino agli ultimi eventi che hanno colpito la dinastia si trovava a controllare partecipazioni in Mediobanca, Pirelli, Gemina, Rcs, Generali. Il cuore del capitalismo familistico delle scatole cinesi e dei conflitti d’interesse [Alberto Statera, Rep 2/11/2013].
• «Secondo una leggenda che non vuole morire, il padre era un povero artigiano di Paternò che trovandosi in casa due ragazzini intelligenti aveva deciso di farli studiare. Uno da ingegnere e uno da medico. Nella realtà il padre Ligresti desiderava che il figlio Salvatore diventasse ingegnere e il figlio Antonino diventasse medico, ma poteva permetterselo, perché non era un artigiano povero, ma un commerciante benestante. Secondo la leggenda Salvatore Ligresti si sarebbe attrezzato alla vita nei rigori delle mense delle case dello studente. Nella realtà Ligresti frequentò il biennio di Ingegneria a Palermo, poi decise di laurearsi in un’università a nord di Napoli. Scartò Milano, scartò Torino, scelse Padova per la cordialità di una camerierina di una tavola calda. A Milano arrivò laureato, non per raggiungere, come vuole la leggenda, il clan dei siciliani, ma per prestare servizio militare. Invece di tirare a campare, di aspettare l’ora di libera uscita, di trafficare per le licenze, il sottotenente Ligresti Salvatore nella caserma dell’Aeronautica di piazza Novelli approfittò per sperimentare in pratica alcune cose che aveva imparato all’università, lavorò con passione all’ampliamento dell’Aeroporto Forlanini, si interessò al demanio. Nella terra in cui si è avvocati e ingegneri o cavalieri per antonomasia o metonimia, Ligresti non era ingegnere per antonomasia o metonimia, ma per vocazione e formazione. Di lui si sarebbe detto che non si muoveva mai senza il tecnigrafo e il tiralinee, si sarebbe detto che non sapeva impedirsi di dare una sua impronta personale a progetti che aveva peraltro affidato ai migliori architetti sulla piazza, di lui si sarebbe detto che non riusciva a trattenersi dal visitare di soppiatto il cantiere in cui stava nascendo un suo progetto, nemmeno la mattina della domenica, nemmeno la mattina di Pasqua» (Sandro Fusina).
• Nel febbraio 1986 accettò per la prima volta di concedere un’intervista. Ad Anna Di Martino del settimanale il Mondo raccontò il suo primo grande affare: «Avevo saputo della possibilità di acquistare il diritto per costruire un sopralzo, in via Savona, in zona Genova. Mi ci volevano 15 milioni e io ne avevo solo 5. Ma non mi sono perso d’animo. Sono andato al Credito commerciale e mi ha ricevuto il direttore generale Mascherpa. Era un grande banchiere, un uomo di grosso intuito: io parlavo e lui ascoltava e a un certo momento mi ha detto: “Le do 10 milioni”. Quasi non ci credevo... Con quei 10 milioni ho fatto il progetto, ho rivenduto il diritto per 50 milioni, guadagnando in un colpo solo 35 milioni. Era il 1962». «Potentissimo alla corte di Bettino Craxi, forte nella finanza del sostegno di Cuccia, siciliano come lui, è poi crollato sotto il peso dei debiti e di Tangentopoli, che lo ha portato anche in carcere. Una condanna definitiva lo ha obbligato nel 1997 a passare la mano, a trasferire la proprietà del gruppo ai suoi tre figli. Sotto la guida di Mediobanca ha dovuto cedere pressoché tutto per rimborsare i creditori» (Sergio Bocconi).
• «C’è una qualità che tutti riconoscono all’ingegner Salvatore Ligresti: la perseveranza. Nella vita come negli affari. È riuscito dopo tre anni di attesa sull’uscio a entrare nel patto di sindacato Rcs, non si darà pace finché non verrà accolto nella stanza dei bottoni delle Generali» (Giovanni Pons).
• Nel 2007, attraverso Immobiliare Lombarda, entrò nel capitale e nella governance di Impregilo, la più grande impresa italiana di costruzioni. Nel 2008 lanciò un’offerta di acquisto e scambio (Opas) su Immobiliare Lombarda, operazione di delisting carta contro carta (due terzi della somma in azioni della Milano assicurazioni, che fa capo a Fondiaria) bocciata dall’advisor Banca Leonardo e dal cda di Immobiliare Lombarda.
• «Antico re dell’edilizia nella “Milano da bere”» (Luca Piana), nell’aprile 2008 fu il primo a muoversi per formare una cordata salva-Alitalia: «Una mano bisogna darla. Penso che sia giusto e doveroso per la compagnia, per il paese, per i lavoratori, per il turismo» (vedi anche Silvio Berlusconi). È stato molto attivo in vista dell’Expo 2015 assegnata a Milano (vedi Letizia Moratti), era nella cordata per Citylife, il quartiere pensato nell’area della vecchia Fiera (365 mila metri quadri nel cuore della città) con palazzi, un parco, un museo del design e tre grattacieli che ridisegneranno lo skyline milanese. Un’opera che vale un investimento di oltre due miliardi totali. A seguito della crisi immobiliare e finanziaria della famiglia, Ligresti è stato costretto ad abbandonare questi progetti.
• Ha sposato Antonietta Susini detta Bambi, figlia del provveditore alle Opere pubbliche della Lombardia Alfio, rapita a Milano il 5 febbraio 1981 e liberata dopo poco più di un mese dietro il pagamento di un riscatto, pare, di 600 milioni di lire. Tre figli: Giulia Maria, Gioacchino Paolo, Jonella.