31 maggio 2012
Tags : Pietro Licciardi
Biografia di Pietro Licciardi
• Napoli 27 giugno 1965. Camorrista, boss dell’omonimo clan (subentrato al fratello, Gennaro Licciardi, detto ’a Scigna, morto nel 94 nel penitenziario di Voghera, di ernia ombelicale), reggente – fino al’arresto –, del rione Masseria Cardone di Miano, e dei quartieri di Secondigliano (dove risiede la famiglia), Scampia, Chiaiano, Miano e San Pietro a Paterno. Alleato coi Contini e i Mallardo dell’Alleanza di Secondigliano. Detenuto dal 7 febbraio 2008, quando viene arrestato a Cuma, nell’area flegrea (era nascosto in un villino di Licola, insieme alla moglie e a una coppia di amici incensurati). Al sedicesimo posto nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi ricercati dalla Direzione centrale della polizia criminale, era latitante dal 2004 (il 2 agosto 2005 erano state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali).
• Alias o’ Chiatto.
• Il clan è dedito per lo più a traffico di droga, racket e mercato del falso (in Italia con attività imprenditoriale dislocata soprattutto a Castelnuovo del Garda, Verona, all’estero in Germania, Repubblica Ceca e Polonia).
• Condannato una prima volta per associazione camorristica, in via definitiva il 21 ottobre 1996, a sette anni di reclusione (al 41 bis), scontata la pena, nel 2002 viene ulteriormente sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata, ma avendo violato la prescrizione di rimanere nelle ore notturne presso il domicilio, viene assegnato a una colonia agricola per un anno. Neanche il tempo di notificargli il provvedimento definitivo (febbraio 2004), fugge dalla Masseria Cardone.
• Il 5 luglio 2004 colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip di Napoli per associazione camorristica, riciclaggio, contraffazione di marchi, vendita di prodotti con marchi contraffatti e altro.
• Era sfuggito due volte alla cattura: il 29 ottobre 2005 dal covo di via Abate Gioacchino, a Secondigliano (gli uomini della sezione Catturandi perdono qualche minuto a sfondare la porta blindata, dando il tempo a Licciardi di infilarsi gli stivali di gomma e scivolare giù lungo un cunicolo profondo otto metri, che attraversa la rete fognaria e sbuca in corso Secondigliano); il 17 luglio 2007 da una villetta a due piani non lontano dall’uscita di Monteruscello, Pozzuoli (gli operanti erano in appostamento da due ore, durante le quali non si accorgono della fuga).
• Non passò inosservata la figlia, quando comprò un piumone tempestato di Swarovski per 40 mila euro.
• Il 13 luglio 2011 è stato condannato in via definitiva ad altri 8 anni di reclusione, per associazione camorristica e altro nel processo c.d. “dei magliari” (insieme alla sorella Maria, vedi), in continuazione con la pena del 1996 (trattandosi dello stesso disegno criminoso) (a cura di Paola Bellone).