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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Maria Licciardi

• Napoli 24 marzo 1951. Camorrista, clan Licciardi. Sorella di Gennaro Licciardi (detto ’a Scigna, capo storico del clan omonimo, morto in carcere a trentotto anni di ernia ombelicale). «Era la cassiera, la mente che organizzò l’affare della merce contraffatta» (il pentito Luigi Giuliano).
• Latitante per due anni, e inserita nella lista dei trenta criminali più ricercati d’Italia, viene arrestata nel 2001. Ha scontato una pena definitiva di dieci anni per associazione camorristica (ultima condanna definitiva subita, il 13 luglio 2011, nel processo detto “dei magliari”).
• Nel 1998 venne fermata mentre stava per consegnare 300 milioni destinati a Costantino Sarno, il numero uno nel traffico delle sigarette, per farlo ritrattare, dopo che, arrestato, aveva manifestato di voler collaborare. L’ordinanza di custodia cautelare fu emessa qualche mese dopo, nel 99, ma lei sfuggì al blitz, in cui, invece, fu arrestato il marito, Antonio Teghemiè, detto “ James”.
• Detta ’a Piccerella, ha fama di donna glaciale, ma non si è mai fatta una ragione della morte del nipote Vincenzo Esposito, detto “ il Principino”, ammazzato a vent’anni dal clan dei Di Lauro, nel 1997, per errore, perché, passando in motorino col casco, era stato confuso con un killer. I Licciardi, che in pochi giorni fecero 14 vittime per vendicarsi, infine buttarono giù la lista delle vittime predestinate per velocizzare l’eliminazione senza ricorrere alla strategia delle vendette trasversali, invitando così i responsabili a consegnarsi per salvare i familiari, o i familiari a consegnare i responsabili per salvarsi (rimasta famosa come la “Lista della Resurrezione”, perché affissa fuori della chiesa della Resurrezione di Secondigliano).
• La notte del terremoto del 6 aprile 2009 era tra gli ottanta detenuti al 41 bis evacuati dal carcere dell’Aquila (dove, per più di un anno, aveva condiviso i momenti di “socialità” con la brigatista Nadia Lioce).
• Il 25 ottobre 2013 le hanno arrestato il marito, Antonio Teghemiè, latitante da due anni, da quando, insieme alla a lei, era stato condannato a due anni (in continuazione con una precedente condanna), nel processo “dei magliari” (a cura di Paola Bellone).