31 maggio 2012
Tags : Franca Leosini
Biografia di Franca Leosini
• Napoli 1949. Giornalista e autrice televisiva. Laurea in Lettere moderne. Già direttrice di Cosmopolitan, lavorò all’Espresso e si occupò della terza pagina del Tempo. Esordio in tv come autrice delle inchieste di Telefono giallo, ha avuto grande successo con Storie maledette (Rai3, dal 1994) e Ombre sul giallo (dal 2004). Soprannominata «Signora dei mostri», ha intervistato Pietro Pacciani, Donato Bilancia, Angelo Izzo, Mario Mariolini («il cacciatore di anoressiche» che ha ispirato un film a Matteo Garrone) e ha fatto riaprire (per poco) il caso Pasolini dopo che in trasmissione Pino Pelosi, proclamandosi innocente, aveva parlato di tre assassini. Nella sua stanza c’è un tazebao con scritto: «Puoi sempre contare su un assassino per una prosa ornata».
• «I condannati mi scrivono o mi fanno scrivere dagli avvocati. Io vado a incontrarli una o al massimo due volte. Ho bisogno di vederli, di parlare con loro, di trascorrere tempo insieme.
Perché va a trovarli? Per studiare la psicologia del personaggio: per me è centrale. Gli incontri in carcere possono durare anche otto ore. Mangiamo insieme. Mi aprono la loro cambusa. Li faccio parlare molto della loro vita, del loro passato» (a Malcom Pagani) [Fat 20/1/2015].
• «Mi interessa capire, dubitare e raccontare. La natura dei protagonisti, delle vittime e dei colpevoli. E poi l’ambiente in cui il delitto si è svolto perché il delitto è anche un fatto culturale e sociale» (a Malcom Pagani) [Fat 20/1/2015].
• Per preparare una serie di Storie Maledette ci mette anche otto mesi («Per questo che non scrivo libri!»). Si studia tutti gli atti processuali «dalla prima all’ultima pagina». Legge la cronaca «soprattutto quella locale, è piena di particolari, di schegge di colore» [Settetv, 6/7/2012].
• «Scrivo i testi e poi li solfeggio, memorizzando il ritmo e l’intonazione: da sole le parole non bastano, bisogna saperle interpretare».
• «Non mi sono mai occupata di Cogne perché lo hanno fatto gli altri mentre ho fatto riaprire altri casi importanti e non intendo smettere» [Settetv, 6/7/2012].
• «Ha ascoltato, incalzato e sorpreso aguzzini come Angelo Izzo, l’ex ragazzo nero dei Parioli che con Andrea Ghira e Gianni Guido sequestrò e uccise Rosaria Lopez e devastò per sempre l’esistenza di Donatella Colasanti sul litorale pontino. Pino Pelosi, l’ultimo incontro di Pasolini nel 1975, proprio a pochi mesi dal massacro del Circeo: “Feci riaprire il processo”. Femmine di mitologica cattiveria e maschi direttamente imparentati con i lupi. E poi, in ordine sparso, tra una Uno Bianca, un catamarano della morte e uno stilista fiorentino ucciso nel centro di Milano, disegnando la geografia del delitto italiano, Leosini ha restituito un quadro arcano e non rassicurante, dei molti motivi che spingono l’apparente normalità a cambiare di segno. A volte raptus, istante, lampo di follia. Altro misfatto meditato. Unico comun denominatore delle vicende trattate, l’irreversibilità» [Pagani, Fat 19/10/2014].
• È stata l’unica giornalista ad avere intervistato Rudy Guede, unico condannato per l’omicidio di Meredith Kercher: «Posso dire che il vero Rudy Guede non somiglia al ritratto che di Rudy Guede è stato dipinto per anni. Davanti a me c’era una persona diversa da quella descritta dai giornali» (a Malcom Pagani) [Fat. 20/1/2015].
• «Ha scatenato negli anni un’orgia di definizioni e di identificazioni simboliche, fino a diventare un’icona camp: dalla zia severa ma giusta alla dominatrice sadomaso. Ora, con l’avanzare dell’età, è diventata piuttosto il logo di se stessa: l’astratto volto della Nemesi. (…) Bisogna riconoscere alla Leosini, oltre a una professionalità impeccabile, un’insolita capacità di rispetto. Non tanto (o non solo) rispetto per il colpevole che ha davanti, ma soprattutto rispetto narrativo (…) come uno specchio neutro, o come uno psicanalista di buona scuola» (Walter Siti) [Sta 11/7/2010].
• «Ho avuto un’adolescenza felicissima e molto viziata. Mio padre era un grosso banchiere. Un uomo meraviglioso, un mecenate dai mille talenti e dalle mille presidenze. Dopo la Laurea in Lettere Moderne, quando ero ancora alle prime esperienze, ebbi la fortuna di incontrare Sciascia. Me lo presentò Sara Ferrati, una specie di vice madre che a me dava del lei e che aveva sposato un giovane tenore di Racalmuto, intimo amico di Leonardo. Dopo il primo incontro, tra un mercatino dei libri e un tè, trascorsi con lui cinque indimenticabili pomeriggi. Gli feci tenerezza, si fidò. Un giorno mentre eravamo insieme, incontrammo Valerio Riva de L’Espresso. Mi vide prendere appunti in compagnia di Sciascia e si fece lasciare il mio numero di telefono. Mi chiamò: “Salta sul primo Taxi e vieni in redazione, vorrei leggere la tua intervista a Leonardo”. Mi precipitai in Via Po. Riva fu secco: “Domani mattina alle 5 ti mando il corriere per la consegna”. Feci la spiritosa e chiesi se avessi almeno diritto a una penna e Valerio, sabaudo, sibilò : “Qui i diritti non sono in offerta, si conquistano”. Corsi a scrivere e consegnai nei tempi. La collaborazione nacque così» (a Malcom Pagani) [Fat 19/10/2014].
• Direttore di Cosmopolitan: «Fu dura. Arrivai in un difficile momento di passaggio e mi resi conto che la linea dell’edizione italiana era totalmente dettata dagli americani. Mi dimisi quando dopo aver considerato un articolo impubblicabile, venni richiamata all’ordine: “L’editore ha detto che deve essere stampato”. Allora risposi a tono: “Se lo diriga lui, il giornale”. Il cervello non lo prostituisco, se devo prostituirmi faccio qualcosa di più divertente».
• Il passaggio dalla carta stampata alla tv avvenne quasi per caso mentre seguiva il caso Grimaldi per la terza pagina de Il Tempo: «Fui chiamata a scriverne e a Guglielmi il mio lavoro piacque. Mi chiamò a collaborare. Era l’epoca del Telefono giallo di Corrado Augias».
• «A dirla con franchezza, sta alla televisione così come My Way (o, perché no, la Sinfonia n.9 di Beethoven) sta alla musica. Potremmo perfino aggiungere che Franca Leosini è la nostra Agatha Christie» (Fulvio Abbate) [Fat 21/9/2013].
• «Quando lavori quattordici ore al giorno raccogliere consensi fa solo piacere. Tanti mi hanno contattato. Christian De Sica mi ha detto che organizza gruppi di ascolto per guardarmi con gli amici, Luca Bizzarri mi ha mandato un messaggio... Ultimamente mi scrive gente di ogni tipo. Vuole sentirne una? Ricevo persino lettere d’amore...» (a Lorenza Sebastiani) [Lib 20/9/2013].
• «Una, per dirla tra le righe, che conosce gli scritti di Leonardo Sciascia a memoria, che odia essere chiamata “signora” (perché il giornalista è “gente di strada”) e che ora, all’improvviso, si ritrova sempre più popolare. “Non c’è tassista che non mi dica di essere mio fan. Persino il verduraio ha affisso una mia foto autografata. Ne vado così fiera”».
• «Non amo particolarmente i gialli. Amo la bella scrittura: Sciascia, Umberto Eco, Erri De Luca. Penso che per raccontare bene una storia non bisogna banalizzarla per ridurla a mangime per gossip».
• Ha vinto il premio Muccassassina come icona gay dell’anno 2013: «Non saprei, forse perché non amo la parola diverso, è un concetto che non concepisco. Poi mi vedono come una persona sensibile, ma di carattere. E diva, così mi hanno detto».
Frasi «Sono una persona onesta. Una che ha lavorato sempre tanto senza aver dietro di sé né un amante né un partito».
• «Rubo l’anima per poi restituirla».
• «Ma la parola “scoop” è lontanissima da me. Il giornalista con un minimo di qualità non ne ha bisogno».
• «Sono di indole ribelle, ho bisogno di sentirmi libera. In una redazione mi troverei a disagio. Sono stata fortunata. Ho potuto scegliere».
• «Ho più paura di prendere un mezzo pubblico all’ora di punta che di un assassino».
• «Cerco di essere ottimista, sorrido alla vita, mi diverto. Anche se l’ottimismo cosmico di mia sorella, una che quando ingrassa cinguetta: “Ma come si sono strette queste gonne”, non mi appartiene e temo non mi apparterrà mai».
• «Io il pizzico d’ironia ce lo metto sempre, anche quando faccio la maionese».
• Altre frasi raccolta dalle sue puntate: «Cambiare sesso è come muoversi con passo adulto in un universo bambino con una dimensione tutta da scoprire» (4/10/2014); «D’altronde, signora Alessandra, 10 anni di fidanzamento anche per persone di preziosa castità non credo si possano trascorrere senza fare sesso. La signorina era contenta, insomma?» (4/10/14); «Con queste ragazze aveva approcci gioiosamente sporcaccioni?» (4/10/14); «Pestava la vittima come una cotoletta» (28/09/13); «Quando l’acqua arriva alla gola ci si può aggrappare anche alla pinna di uno squalo» (27/09/14); «Come funziona una coppia lo sanno solo lui, lei e qualche volta lo spazzolino da denti» (5/10/13); «Legare una persona come una salsiccia cosa ha a che fare con sesso?» (5/10/13); «I preservativi sono quegli oggettini che di solito che si parcheggiano nei comodini delle camere da letto» (22/07/12); «Ma chi era Wanna Marchi? Una perfida calcolatrice, o un’emerita deficiente?»; «Su Meredith non c’erano tracce del suo sperma, ma il Dna del dito birichino» (21/1/2016).
• Sposata, due figlie: «A Napoli sono rimaste le mie figlie, due ragazze felici e un marito del tutto disinteressato al mio lato pubblico. Per lui che io faccia le polpette o le storie maledette, non fa differenza».