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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Mario Lavagetto

• Parma 14 luglio 1939. Storico della letteratura. Allievo di Giacomo De Benedetti, ha insegnato Teoria della letteratura all’Università di Bologna. «La mia vita accademica è cominciata in modo singolare. Nel ´68 ero assistente volontario all´Università di Parma, quando sono stato indicato come uno dei capi della rivolta: uno che voleva distruggere le biblioteche, figurarsi. È montata una posizione di duro ostracismo nei miei confronti e allora me ne sono andato sbattendo la porta. Finché, un giorno, mi arriva la telefonata di un signore che non conoscevo, ma di cui avevo grande stima, Alessandro Galante Garrone, che, conosciuta questa storia e avendo letto alcune mie cose che lo avevano interessato, mi propone un incarico all´Università di Sassari. Gli chiedo tre giorni per pensarci e poi gli dico di sì. In Sardegna ci sono stato sei anni, poi ho vinto la cattedra a Bologna e lì sono rimasto» (ad Antonio Gnoli) [la Repubblica 16/3/2014]. Si è occupato in particolare dei rapporti tra psicoanalisi e testi letterari. Tra i suoi libri: Freud, la letteratura e altro (Einaudi 1985), La cicatrice di Montaigne. Sulla bugia in letteratura (Einaudi 1992), Il testo letterario. Istruzioni per l’uso (Laterza 2001), Eutanasia della critica (Einaudi 2005), Quel Marcel! Frammenti dalla biografia di Proust (Einaudi 2011). Particolarmente legato alla produzione di Italo Svevo: ha curato la pubblicazione di Tutte le opere in tre Meridiani Mondadori usciti nel 2004.
• Direttore della rivista parmense Pratiche.
• «La domanda che spesso mi pongo è questa: perché il romanzo non è morto, nonostante tutti gli atti funebri stilati anche da critici di prim’ordine? Primo, c’è stata una grande rimozione dei traumi determinati dall’avanguardia di inizio Novecento; secondo, nella tradizione occidentale si sono affacciate nuove letterature emergenti che raccontano storie; terzo, il bisogno di storie è un bisogno primario dell’umanità, qualcosa che resiste a tutti gli attentati».
• «Quando guardo una pittura sono attratto dalla materia e per la letteratura è lo stesso: se c’è una scrittura inerte e opaca, che non sfugge alla quotidianità, non riesco ad andare avanti. Non mi basta la storia» (a Paolo Di Stefano).
• Tra quelli che si sono dimessi dal premio Viareggio in polemica con Rosanna Bettarini.
• Nel 2013 si sottopone a un trapianto di rene dopo sei anni di dialisi. «In letteratura la malattia è uno dei grandi temi. Nella vita è uno dei grandi problemi. Quando arriva l’impatto, quello frontale, non c’è frase per quanto bella che ti possa aiutare. Poi, quando la situazione si stabilizza ed elabori i meccanismi di difesa, solo allora la letteratura ritrova il suo ruolo» (a Antonio Gnoli).