31 maggio 2012
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Biografia di Maurizio Laudi
Torino 2 marzo 1948 – 24 settembre 2009. Magistrato. Dal 2008 procuratore capo di Asti. Già procuratore aggiunto a Torino (tra le sue inchieste quelle sul movimento anarchico no-Tav, sul rapimento lampo di Barbara Vergani (1/4/2007), sul sequestro di un autobus da parte di tre albanesi). «È entrato in magistratura nel 1974, quattro anni dopo la laurea in Legge con una tesi sulla responsabilità penale del capo dello Stato (110 e lode e pubblicazione). Come giudice istruttore (dal 1975 al 1990), ha condotto, insieme con Giancarlo Caselli, tutte le principali inchieste sul terrorismo piemontese (Brigate rosse e Prima linea)» (Fabio Monti).
• Nell’ottobre 2007 intervenne nella polemica seguita all’arresto per rapina dell’ex br Cristoforo Piancone, in semilibertà dopo una condanna al carcere a vita, dicendosi favorevole a un restringimento dei margini della legge Gozzini per i delitti più gravi: «L’ergastolo esiste e occorre riaffermare il principio che può essere applicato davvero. Altrimenti, dobbiamo accettare di vivere in un Paese isterico, dove un giorno si intervistano i parenti della vittima che chiedono vendetta e un altro si mandano liberi gli assassini».
• Nel 2008 difese di fronte al Consiglio superiore della magistratura il gip Clementina Forleo dall’accusa di aver violato l’«obbligo di imparzialità, correttezza ed equilibrio» nonché di aver formulato un giudizio «abnorme e non richiesto connotato da accenti suggestivi e stigmatizzatori» (nella richiesta alla Camera di usare intercettazioni in cui si sentivano parlare D’Alema, Fassino e Latorre). «Se si dovessero ritenere abnormi tutti gli atti in cui le parole usate dai giudici sono più o meno ad effetto, allora il numero dei provvedimenti disciplinari dovrebbe avere un’impennata. E non mi sembra che questa ci sia» (a Giuseppe Guastella). Il 27 giugno la Forleo fu assolta dalla sezione disciplinare del Csm.
• Giudice sportivo della Figc (dal 1995), dovette rinunciare dopo una disposizione presa dal Csm sull’onda dello scandalo Calciopoli. Juventino, fu accusato di essere stato uno strumento nelle mani di Moggi. I giornali pubblicarono un’intercettazione del 9 novembre 2004 in cui risultava la sua richiesta di quattro biglietti e due speciali park alla segretaria dell’ex direttore generale bianconero. Si difese: «Ho sempre svolto da undici anni ad oggi il mio incarico di giudice sportivo della Federazione italiana gioco calcio con passione per lo sport, con correttezza e imparzialità».
• Giocò da mezzala destra nella Bacigalupo (vedi DELL’UTRI Marcello).