31 maggio 2012
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Biografia di Cesare Lanza
• Cosenza 8 luglio 1942. Giornalista. Ha diretto Il Secolo XIX, il Corriere d’Informazione, il Lavoro, la Notte. Collabora con quotidiani, settimanali, mensili. Autore tv (Domenica In, Buona Domenica, Il senso della vita, La Talpa, La Fattoria ecc.), scrittore (Nenè, premio Sila 1976). Fondatore della rivista L’attimo fuggente, nel 2007 ha girato il film La perfezionista e pubblicato Il Lanzachenecco, dizionario «dei personaggi, delle persone e delle personcine» incontrati nella sua carriera (Aliberti). Nel 2008 per Curcio Editore il romanzo Caldo argento (il soggetto è piaciuto a Tinto Brass). «Mia madre mi raccomandava: non sposarti, non fare figli, non pensare al denaro. Studia e scrivi, vivi da eremita o, anche, sotto i ponti. Ho fatto l’esatto contrario: mi sono sposato per la prima volta a vent’anni e ho cinque figli». Nel 2008 ha fondato a Roma Studio 254, un’accademia di spettacolo e comunicazione. Dal 2011 è impegnato con il progetto “Socrate 2000”, per riportare in tv il tema della meritocrazia: il programma, Socrate, ritorno al merito, è andato in onda il 7 febbraio 2012 in prima serata su Raiuno, condotto da Tiberio Timperi. È stato anche autore di diversi Festival di Sanremo (quelli del 2005 e del 2009 condotti da Paolo Bonolis, quello del 2010 da Antonella Clerici).
• Ha pubblicato i primi articoli a quattordici anni, «ha diretto il suo primo giornale, il Secolo XIX di Genova, a trent’anni. Come autore tv è sempre contestato: l’intervista di Paolo Bonolis a Donato Bilancia a Domenica In, orchestrata da lui, così come l’arrivo di Mike Tyson a Sanremo, portarono ascolti e polemiche. “Il fatto è che tutti volevano intervistare Bilancia, solo io ci sono riuscito”» (Alessandra Comazzi).
• Nel 2010 rilasciò un’intervista a Giancarlo Dotto: «Eminenza grigia e anche un po’ nera di star come Paola Perego e Paolo Bonolis. Non ha fatto testamento, ma ha disposto la colonna sonora del suo funerale. “In chiesa, se mi accettano, cosa di cui dubito, il mio lento preferito Hey Jude, all’uscita Mamma mia, gli Abba sparati a palla”. (…) Alla lapide ci sta pensando, indeciso tra “Ha dato al giornalismo molto di più di quanto il giornalismo non gli abbia dato” e il meno serioso “Era un uomo tutto case e famiglie”. Conoscendolo, sceglierà il secondo. (…) Sulle imprese del Lanza seduttore corrono leggende. Che lui non smentisce. “Ne ho avute più di mille. Ogni tanto la notte, per addormentarmi, provo a contarle. All’epoca del Corriere d’Informazione, per mesi, se non andavo con una donna diversa ogni giorno, stavo male. Una febbre compulsiva... Poche le storie importanti, le due mogli, donne di razza, un dono del cielo e poi Lina Sotis, una passione pazzesca, il fuoco dei sensi. Una delle tre, quattro donne più belle di Milano all’epoca. Mi allontanai da lei perché non sopportavo più la quantità di vita mondana che m’infliggeva”. Si definisce un liberale estremo, generoso e scialacquatore, in piena sintonia con l’assoluto nonsenso che è la vita. “Mia madre, la persona più cinica e lucida che ho mai conosciuto, mi diceva sempre: ‘Non sposarti, non mettere al mondo altri infelici, non pensare al denaro, pensa solo a leggere, scrivere e studiare’. Ho fatto tutto il contrario. Due mogli e cinque figli. Il risultato è che sono condannato a guadagnare, ma prima o poi morirò e questo mi salverà... I figli? Almeno un paio mi detestano, anche perché sanno di essere ricambiati. So di essere un cattivo padre, ma per quanti errori possa aver commesso arriva il momento in cui i figli dovrebbero occuparsi del padre. Questo momento non arriva...”. Due maestri riconosciuti. “Antonio Ghirelli, generoso e immortale. Piero Ottone, un perverso. Di un cinismo assoluto. Entrambi spietati verso se stessi e consapevoli dei propri limiti”. Uomo tutto case, famiglie e clan, molto attratto dai gorghi del Potere. “Ho amato il cardinale Giuseppe Siri, uno dei dieci geni che ho incontrato nella mia vita. Non ho mai rinnegato l’amico Bettino Craxi. Anche quando mi spinse a fare l’editore e mi ritrovai sul lastrico a 35 anni. O quando uscii disintegrato nella farsa della seconda Repubblica, schedato tra i socialisti infami. Silvio Berlusconi mi voleva a dirigere la sua Telemilano, all’epoca in cui prese Mike Bongiorno. Era già allora ambizioso e ricchissimo, un genio, ma troppo padronale. Pensai che col mio caratteraccio di allora saremmo durati poco. Oggi, se potessi parlargli, gli direi: ‘Tu hai tutto, perché non fai qualcosa di risolutivo per trasformare questo Paese? Perché non senti quest’ambizione?’. La Massoneria mi attirava moltissimo. Rischiai grosso con la P2. Feci domanda d’iscrizione, ma dopo due o tre giorni la cosa uscì e non ho avuto l’onore di vedere il mio nome negli elenchi. Mi dispiace essere arrivato tardi. Non mi pento di aver fatto domanda, un giornalista deve mettere il capino ovunque, poi sta a lui comportarsi in maniera corretta”». Nella stessa intervista rilasciò alcune dichiarazioni su Paolo Bonolis, con cui aveva litigato dopo anni di collaborazioni: «Spiegazione ufficiale: Lanza non è adatto come autore di Ciao Darwin. “Lui mi può anche considerare rincoglionito, ma una persona per bene rispetterebbe un contratto, si renderebbe conto del danno che fa a una persona. Vivevo felicemente alla Rai e sono stati loro a cercarmi, Paolo Bonolis e Lucio Presta... C’erano state in precedenza altre situazioni strane, ma ho sempre anteposto l’amicizia a tutto. A Sanremo Bonolis era convinto che il Festival dovesse andare avanti, anche qualora Wojtyla fosse morto. Gli dissi: ‘Non dipende da te. Se il Papa muore, entrano i notiziari e ci staranno per un mese, indipendentemente dalla tua volontà’. Bonolis è un bambino che si percepisce onnipotente. (…)”. Deluso anche da Lucio Presta. “Ha scelto la gallina dalle uova d’oro e ha buttato a mare l’amico. Lucio è dottor Jekyll e mister Hyde. Straordinario nel lavoro, con qualche ingenuità politica. Abbiamo avuto litigate formidabili. Non sembra un vero calabrese, non conosce il rispetto. Lo amo come un fratello minore, ma lo prenderei volentieri a calci nel didietro”» (Giancarlo Dotto) [Set 8/7/2010].
• «Da quando ha raggiunto l’età della ragione, ma forse anche da prima, frequenta regolarmente i casinò. Al gioco d’azzardo ha dedicato una decina di libri e migliaia di articoli» (Corriere della Sera). «Per me, i soldi persi al gioco sono un prestito dato a un amico affidabile. Prima o poi, il casinò me li restituirà». Nel 2013 ha pubblicato Elogio del gioco d’azzardo (L’attimo fuggente editore).
• «Sono calabrese e considero Cosenza la mamma, Genova è una sorella perché lì ho studiato e ho diretto giornali, Roma è l’amante che non ti stanca mai».
• «Dal 1992 non voto» (nel 2008 a Roberto Gervaso).
• Infuriato per la bocciatura della figlia Marta, nel 2007 annunciò l’intenzione di promuovere un referendum per abolire l’esame di maturità.
• Nell’estate 2008 si è accorto in tempo che stava per arrivargli un infarto e si è recato tempestivamente in ospedale.
• Genoano.
• Dallo stile trasandato, il suo eroe è il tenente Colombo: «Sono andato all’appuntamento da un ambasciatore importante con queste scarpe sdrucite. Le porto da un anno, ininterrottamente» (a Giancarlo Dotto nel 2010).