31 maggio 2012
Tags : Filippo La Mantia
Biografia di Filippo La Mantia
• Palermo 26 settembre 1960. Cuoco. Dopo 15 anni romani, nel 2015 ha aperto il suo primo ristorante a Milano: «I miei locali non sono mai stati dei ristoranti, perché io non sono uno Chef. Io sono uno che cucina».
• È stato chef dell’Hotel Majestic (lasciato nel luglio 2013) e ancor prima al Trattoria, di sua proprietà, tutti nella capitale. Nel 2014 ha cucinato per eventi esterni, soprattutto di beneficenza. «Gli arabi ci hanno conquistato secoli addietro con la cucina e la cultura e i costumi, ancora oggi tipici nella cucina siciliana, dal cous cous, all’agrodolce, adesso sono io che provo a conquistare loro» (Nicoletta Temberlich) [Ansa 24/10/2013].
«I miei locali non sono mai stati dei ristoranti, perchè io non sono uno Chef. Io sono uno che cucina.» - See more at: http://www.artslife.com/2015/01/28/filippo-la-mantia-a-milano-lintervista-in-esclusiva-per-artslife/#sthash.9IvqRwJU.dpuf• Il suo nuovo locale si chiama La Mantia oste e cuoco: «Ho rilevato il locale di Dolce&Gabbana, in piazza Risorgimento, zona Porta Venezia, si tratta di uno spazio piuttosto grande, circa 1800 metri quadri e ho pensato di dividerlo in aree. Ho considerato l’esigenza di creare un ambiente il più possibile omogeneo, ma in cui al tempo stesso avverranno cose diverse. Un posto che sia innanzitutto abitabile, cioè vivibile dalle otto del mattino all’una di notte. Un locale in cui trascorrere del tempo anche solo per leggere un libro, incontrarsi con gli amici, parlare, lavorare al computer grazie a un free wi-fi. Non si dovrà per forza venire per mangiare, il cliente deve sentirsi libero, come se fosse a casa propria. Verranno esposte motociclette e fotografie, le mie passioni, il mio mondo. Ci sarà un bar per fare colazione, una zona lounge con divani, poltrone, tavoli bassi e luci soffuse e un bar notturno con un dj. Dovunque ci saranno dei corner di finger food siciliano e si potrà mangiare a qualsiasi ora. Al piano superiore, invece, un ristorante alla carta con circa cinquanta coperti e salette private».
• Immutabile la sua filosofia in cucina: «menù siciliano al cento per cento senza concessioni al turistico e al generico, con piatti famosi ma anche sconosciuti o dimenticati» (Camillo Langone). Il suo piatto preferito è il cous cous: «In provincia di Trapani ho conosciuto le anziane signore che incocciavano la semola. Mi raccontavano che le donne del Maghreb quando facevano il cous cous pregavano. Ecco, il rito è quello che mi ha affascinato di più e conseguentemente è quello che amo di più».
• Un libro di ricette Oste & cuoco (Fabbri 2007), ne ha un altro in preparazione da un anno ma non riesce a finirlo: «Cucino sempre. Da mattina a sera e purtroppo non ho tempo di fare altro». Protagonista del programma The Chef su La5 assieme a Davide Oldani.
• Venera le melanzane: «Le puoi usare dall’antipasto al dolce. Sì, al dolce, basta tagliarla a fette spesse, scottarle al forno e passarle nella cioccolata. Oppure si può fare una parmigiana al cacao puro».
• Cuoco-vip, un passato da playboy e maestro di karate, ispirò il film di Simona Izzo Tutte le donne della mia vita (dove presta le sue mani di chef al protagonista Luca Zingaretti). Ex fotoreporter di nera (ha inquadrato più di trecento morti ammazzati), nel 2007 si disse che il romanzo di Salvo Sottile Maqeda (Baldini e Castoldi Dalai) raccontava la sua storia: «Ma quando mai! Ci sono un sacco di minchiate che abbiamo messo insieme io e Salvo, piccole storie che ci capitavano quando lui faceva il giornalista a Palermo e io il fotografo». Maqeda per via dell’ubicazione del palazzo di proprietà dello zio «un po’ boss, un po’ imprenditore un po’ benefattore: sostanzialmente un bravu cristianu che si lasciava utilizzare», fotografò Carlo Alberto Dalla Chiesa e sua moglie massacrati dai killer mafiosi: «La polizia arrivò e mi voleva sequestrare la pellicola. Ho preso tante di quelle botte che metà bastavano, ma li ho fregati: ho sostituito il rullino mentre loro mi picchiavano ma non se ne sono accorti e allora hanno distrutto il negativo sbagliato. Quello buono lo hanno visto tutti, sul giornale».
• Accusato di aver partecipato all’uccisione del vicequestore Cassarà, finì in carcere: «Sette mesi in cella, poi proscioglimento completo firmato Giovanni Falcone».
• Compagno della fiorentina Stefania Scarampi di Pruney di Levice che nel 2007 gli ha dato la figlia Carolina («Ovviamente è stata concepita in Sicilia, per l’esattezza a Salina a Capofaro Malvasia e Resort»).
• «Lo sciupafemmine è andato in pensione, ma il mio rispetto, la mia ammirazione e devozione verso la donna è rimasto intatto. Considero la donna la massima espressione umana ed essendo circondato da donne, Stefania, Carolina e mia madre Enza, non posso che vivere felice e beato».
• Appassionato di motociclette, fa anche il collaudatore per Due Ruote e Motociclismo. Ha una Harley Street Glide del 2011.