31 maggio 2012
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Biografia di Pupo
• (Enzo Ghinazzi) Ponticino (Arezzo) 11 settembre 1955. Cantante. Conduttore tv.
• Esordio nel 1975 con il singolo Ti scriverò, l’anno dopo pubblicò il primo album, Come sei bella. Primo grande successo Gelato al cioccolato (1979), poi Su di noi (1980) ecc. «Il revival non mi va giù. Mi sento molto più giovane dei giovani di Sanremo». Diventato conduttore tv nel 2005, quando raccolse con Affari tuoi l’eredità di Paolo Bonolis, ha condotto le prime tre edizioni di Reazione a catena, Il malloppo, Volami nel cuore, I raccomandati, Ciak… si canta! (con Emanuele Filiberto), Napoli prima e dopo ecc. Da ultimo visto ad Agon Channel. Anche in radio con Attenti al Pupo e Passato contro futuro (Radiouno).
• Il padre, Fiorello, faceva il postino e sognava per lui un futuro da avvocato. Gli zii materni, i fratelli Bozzi, socialisti, suonavano nei night con la loro orchestrina. Nel 1974 mise incinta la futura moglie Anna, la sposò, smise di studiare e partì militare. Tornato a casa, rispose a un annuncio di Ciao 2001 che diceva, più o meno, «Se non siete dei cani e avete qualcosa da dire, presentatevi a Milano, piazza della Repubblica, alla casa discografica Baby Records»: «Arrivammo in centinaia, uno dopo l’altro cantavamo davanti a Freddy Naggiar, un tipo geniale, uno che oggi ha due castelli e passa il tempo a pescare salmoni in Scozia. Fu lui a dirmi che le mie canzoni facevano cagare, ma, aggiunse, “mi piace la tua vocina del cazzo”. Fu sempre lui a inventare per me il nome d’arte: Pupo, disse, perché dimostri 15 anni». Il successo, le prime canzoni, i festival vincenti, i milioni, «nell’80 ne avevo 400 alla banca Toscana di Ponticino, compravo Mercedes in contanti, ero arrogante, adoravo gli adulatori, feci licenziare mio padre dalle poste dieci anni prima della pensione rendendolo infelice, vivevo come in un sogno». Nell’83 il tonfo: da un milione di dischi l’anno a 15 mila. Dicono che lo rovinò il gioco d’azzardo: «In verità mi sono rovinato con l’albergo. Volevo cambiar mestiere e ho costruito un albergo meraviglioso: piscina, ascensore esterno, 9 mila metri quadri a terra. Un albergo che Ponticino sembrava Hollywood. Doveva essere il primo di una catena, la Country Hotel, il nome m’era venuto in mente quando ero a cantare a Nashville. Fu un disastro e la catena mi è rimasta in mano. Poi, per coprire i debiti, giocavo. Ma invece di vincere, perdevo». Si riprese grazie a «Maurizio Costanzo, che mi invitò ad una confessione pubblica sul mio vizio, Gianni Morandi, che mi portò al suo spettacolo quando non mi voleva nessuno, Paolo Bonolis, che mi volle nella sua Domenica In e, più di tutti, Fabrizio del Noce che mi chiamò mentre ero sotto la doccia per chiedermi: “Ti do tre secondi per dirmi se condurrai Affari Tuoi”».
• Il 19 aprile 2008, sul palco del Teatro Tenda di Milano, alla fine del concerto di Gianni Morandi, gli ha restituito i 100mila euro avuti in prestito nel 1992: «Ho capito che dovevo farlo pubblicamente: se lo avessi avvertito, non avrebbe accettato. Lui è contrario a queste esternazioni».
• Dal 2006 in scena con lo spettacolo Il grande croupier: «Il mio alter ego. Una specie di ombra che mi accompagna e che a volte mi trascina in errori fatali». «Il gioco, come se ne esce? “Io ho guardato il demone e gli ho detto ‘conviviamo’. Lo tengo sotto controllo, ma resto vigile: sono sempre tentato” (...) Il momento più duro? “La perdita di 130 milioni di lire nel 1983 a Saint-Vincent”» (Maria Teresa Veneziani).
• Nel 2010 ha partecipato per la sesta volta al Festival di Sanremo, insieme a Emanuele Filiberto e al tenore Luca Canonici. Arrivarono secondi con Italia amore mio, brano fischiato clamorosamente dal pubblico dell’Ariston e stroncato dalla critica. Nino D’Angelo definì la canzone “’Na chiavica”. Qualcuno li ribattezzò il “Trio monnezza”: «E allora noi ci facciamo fotografare in bagno, così vedono tutti che siamo gente pulita», replicò Pupo. «Italia amore mio era la più votata. Mi chiedo ancora come sia possibile che nella fase finale a tre smisero totalmente di arrivare i voti per noi... qualcuno prima o poi magari lo spiegherà (…) Nell’84 mi comprai i voti: investii 75 milioni di lire. Era tutto regolare: la preferenza si metteva sulla scheda del Totip e uno ne poteva comprare all’infinito. Misi in piedi un’organizzazione che comprava le schede in tutt’Italia. Se avessi avuto più soldi sarei arrivato primo (arrivò quarto)» (a Laura Rio).
• Nel 1992 si era presentato a Sanremo con il suo vero nome. «Fu un fallimento. Mi chiamò Mogol: ma sei scemo? Tu sei Pupo, punto e basta!» (a Fabrizio Roncone).
• Nel 2012 ha pubblicato, a nome Enzo Ghinazzi, La Confessione (Rizzoli). «Un romanzo a chiave in cui si toglie sassolini anzi pietre aguzze e mette in scena qualche suo fantasma, non ultimo quello della morte e di immaginare il dolore di coloro che lo hanno amato. Lo fa con infantile impudicizia, con i congiuntivi al posto giusto e la consecutio dei tempi come la insegnavano a scuola quando ancora si studiava la lingua italiana. Va da sé che si può anche resistere all’impulso di leggerlo, più o meno come avviene con tutti i romanzi italiani contemporanei. Sui quali però quello di Pupo ha un vantaggio: avvince come un romanzo americano di genere e una volta cominciato non è facile smettere» (Lanfranco Pace).
• Spiega così il successo in Russia: «La musica che noi abbiamo prodotto negli anni Ottanta per loro è tradizione italiana. E per questo la amano. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica è diventata di moda: abbiamo cominciato cantando alle feste private dei super ricchi e oggi siamo arrivati alla gente comune, al grande pubblico. I russi mi hanno permesso di sopravvivere quando la mia carriera di cantante era ferma e quella di conduttore televisivo non era ancora decollata. Mi hanno permesso di non finire nel circuito squallido del revival, che tra l’altro è squallido in Italia e altrove no, mi hanno concesso libertà economica e professionale e oggi mi permettono di girare il mondo. Ho cantato per i russi in Canada, in Israele, in Turchia. È un pubblico fantastico, che mi tratta come una grande star, che sa quello che vuole e non bada a spese» (intervista a Piero Negri).
• «È un tipo simpatico, è uno di quegli artisti da festa popolare che volano basso, cantano allegre fregnacce e lo fanno con dedizione» (Michele Serra).
• Ha una moglie (Anna) e un’amante, o una seconda moglie o quello che è (Patricia) che gli fa da manager. «Ho fatto una bischerata a dirlo. Non conviene. Il mio povero babbo diceva: “Ti sei fatto la frusta per il tuo culo”. Pensi che una se ne vada e invece sono rimaste tutte e due. Tutto è raddoppiato...». «Situazione conosciuta e accettata da tutte le parti in causa, figli compresi e compresa una figlia che non è né di Anna né di Patricia ma di una fan che una sera dopo un concerto non seppe proprio resistere» (Dipollina).
• «È di straculto la ripresa del suo compleanno nel documentario Il funambolo, trasmesso su Raitre: moglie e amante si guardano con astio comparando i regali, una tazza artistica e una telecamerina; lui salta sul tavolo e per sciogliere la tensione urla “e ora facciamo tutti insieme Su di noi”, e si canta» (Maria Laura Rodotà).
• Nel 2014 ha vinto la causa con Barbara D’Urso la quale gli aveva chiesto 50mila euro come risarcimento danni perché si era sentita offesa da alcune dichiarazioni rilasciate dallo showman nel corso di un’intervista telefonica del 2010 a Sky Sport 24. All’epoca l’emittente aveva utilizzato una canzone, La storia di noi due, come sottofondo di un divertente spot televisivo, dove alcuni giocatori, fra cui Cassano, apparivano prima in forma e poi imbruttiti e ingrassati. Nell’intervista Pupo aveva dichiarato, tra il serio e il faceto, che quel brano lo aveva scritto nel 1981 e lo aveva dedicato «a una grande donna di Mediaset che fa la conduttrice e con cui ho avuto un flirt (…) Quando l’ho scritta Barbara era come Cassano vero, ora è Cassano Finto».
• «Con le scarpe sono alto 1 e 70, senza arrivo a 1 e 66. Quando andavano di moda gli zatteroni, sono arrivato a 1 e 73: andavo alla grande. Ora un riflessologo mi ha detto che per la mia postura devo mettere una soletta di uno-due centimetri. Per me è stato come un invito a nozze».
• Gioca nella Nazionale cantanti. Tifa per la Fiorentina: «Io amo la Fiorentina grazie a i’ mi babbo. A Ponticino erano tutti pe’ la Juve e pe’ i’ Pci. I’ mi’ babbo scelse la Fiorentina e votava democristiano». Tifa anche Arezzo, per cui ha scritto l’inno Canzone Amaranto. Nella stagione 2003/2004 si era messo in testa di giocare almeno un minuto di partita con gli amaranto. La squadra era in quel momento al comando del girone di C1 e l’allenatore Somma fece sapere che si poteva fare «A patto che la partita non contasse nulla».
• «Il mio primo voto lo diedi alla Dc, quella vera. Avevo appena preso la patente, mi offrirono 250 mila lire, una cifra altissima per un ragazzo, per fare pubblicità ad Amintore Fanfani: dovevo girare con la 850 special di mio padre per un mese con i cartelli e il megafono sul tettino. Alla fine, per Fanfani fu un tonfo e non mi restituirono neppure i soldi della benzina. Così, votai a lungo per il Psi, poi per Emma Bonino, e poi...».
• Tre figlie: Ilaria, Valentina e Clara.