31 maggio 2012
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Biografia di Franco Prodi
• Reggio Emilia 4 giugno 1941. Fisico. Fino al 2008 ha diretto l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr. Ora insegna Fisica dell’Atmosfera all’Università di Ferrara. Fratello di Romano.
• «Il più grande climatologo d’Italia» (Alessandra Arachi). Nella guerra tra catastrofisti e anti-allarmisti a proposito del riscaldamento globale e delle responsabilità dell’uomo «io non sto né con un partito né con l’altro: mi piace attenermi alla verità del dato. La costante crescita delle temperature medie dal 1980 a oggi, per esempio, è un dato inconfutabile. Non basta un inverno rigido in qualche parte del pianeta a smentirlo».
• Entrato al Cnr nel 1967, dal 1996 al 1999 coordinò il progetto europeo di previsioni meteo per le alluvioni denominato Meffe.
• «Si laurea in Fisica dello stato solido a Bologna nel 1963, e si imbatte nella meteorologia due anni dopo, quando (è sottotenente all’Osservatorio scientifico sperimentale di meteorologia aeronautica di Monte Cimone) il professor Ottavio Vittori gli mette in mano un chicco di grandine dicendogli più o meno: “Vedi un po’ tu che si può fare”. Da allora non lascerà più quello che lui stesso definisce essere il “materiale naturale più inconsueto e intrigante”. È tra i primi al mondo a scoprire che il chicco di grandine può essere usato come una sonda per capire come sono fatte le nubi. “Lei ha mai spaccato un chicco di grandine?”, chiede. Ovviamente no. E comincia a parlarne come se fosse un figlio: gli strati concentrici, i grani cristallini, le goccioline sopraffuse… Studiare i chicchi di grandine per conoscere le nuvole, insomma. È dal 1966 che lo fa (“Se viene qua da me vedrà che ho un tunnel refrigerato per accrescere la grandine”): “È un tipo di ricerca che si fa con pochi mezzi e molta costanza, e il sistema italiano dà entrambe le cose”, ride. Prodi le nubi le studia anche con i radar, e in tanti anni ha capito che “sono al centro del sistema climatico, sono la cabina di regia dei cambiamenti climatici”. La battuta è scontata: un professore tra le nuvole. “Mi muove la stessa curiosità di quando da bambino facevo le gare con gli aeromodelli e mi chiedevo come facessero a volare. Poi c’è la curiosità scientifica di vedere come la fisica condiziona anche la natura”. È il fascino della geofisica, dice (…) Dicono che sia “un cattolico convinto, ma certo non un bigotto né un moralista”. Gli amici di famiglia lo descrivono come “onesto, corretto, solidale: chiunque abbia bisogno sa che lui è pronto a dare una mano, anche a costo di sacrifici personali”. La descrizione da libro cuore del professore non è però lontana dalla verità. Chi lo ha visto all’opera in tanti anni racconta di un uomo generoso, attento a premiare “il valore reale degli studenti”, ma con un’etica molto salda che gli ha creato anche qualche antipatia: “Non è stato il capo che ha favorito i suoi solo perché erano suoi”, dicono dal Cnr. Prodi ha fatto crescere molti ricercatori, dando loro la possibilità di specializzarsi anche all’estero; ma al momento decisivo li ha sempre valutati per il loro valore oggettivo. Per questo si dice che come direttore dell’Istituto sia stato molto amato ma anche odiato. Colleghi che lo conoscono bene dicono che “con le sue credenziali poteva arrivare anche ai vertici del Cnr”, ma forse questo suo modo di fare glielo ha impedito. Non ha mai voluto indossare la casacca del “fratello di”, anche se in tanti lo trattavano come tale, spazientendolo non poco. Non ha chiesto favori al fratello Romano, ma chi li conosce entrambi è pronto a giurare che se anche l’avesse fatto gli sarebbero stati negati. Merito di un’educazione di famiglia che non a caso ha cresciuto nove fratelli “sopra la media”: un mix di docenti universitari, medici, un architetto e due politici. Educati al senso del dovere dal padre Mario, ingegnere di origini contadine, e dalla madre Enrica, maestra elementare tra una gravidanza e l’altra (…) Non è facile trovare chi lo critichi apertamente, la sua posizione non allineata al vangelo del global warming mette in difficoltà chi ne stima le capacità lavorative. I suoi detrattori al limite lo liquidano con un “è bravo, ma minoritario”. Quindi sbaglia. Tra i colleghi “catastrofisti” c’è chi lo ritiene “un po’ troppo ingenuo, tanto da prendere vere e proprie cantonate in buona fede” sull’argomento, “magari perché va dietro a chi, in malafede, ci specula su”» (Piero Vietti) [Fog 12/12/2010].
• Appassionato di musica classica, suona la viola. A San Polo d’Enza, in provincia di Reggio emilia, organizza un festival di musica per archi in onore di Sesto Rocchi, famoso liutaio di San Polo d’Enza, di cui ha sposato la figlia Laura.
• Di sé e Romano raccontò: «Da piccoli ci chiamavano Bibì e Bibò, lui era Bibò» [Cds 16/4/2014].