31 maggio 2012
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Biografia di Domenico Procacci
• Bari 8 febbraio 1960. Produttore cinematografico. Editore (Fandango). «Non dico che bisogna fare la rivoluzione, ma un piccolo rigurgito rivoluzionario ogni tanto ci starebbe bene».
• «La sua “bottega rinascimentale” già spazia tra produzione e distribuzione, editoria cartacea e musicale, documentari, una sala (Politecnico a Roma). Lo stile: non polemizzo, faccio. Viene definito il nuovo Cristaldi» (Paolo D’Agostini).
• «Sono venuto a Roma nell’81 per studiare cinema alla scuola Gaumont inventata da Renzo Rossellini l’anno prima. Da Bari, studente di legge, 21 anni. Lì ho trovato Giuseppe Piccioni, Daniele Luchetti e tanti altri. C’era il mito dell’autogestione, tutti facevano tutto come quando suo padre Roberto aveva diretto il Centro sperimentale, oggi Snc. Da quella scuola è venuta fuori tanta gente, si è creata una situazione speciale. Quando la Gaumont è crollata ci siamo riuniti in cooperativa: Il grande Blek, debutto di Piccioni, fu un’esperienza collettiva. Poi ognuno per la sua strada e io, l’unico che si è dedicato alla produzione, ho formato nell’89 Fandango. Primo film La stazione di Sergio Rubini: dissero “è teatrale”, ma fare film da pièce teatrali diventò una moda».
• Il secondo film di Rubini, La bionda, fu un fallimento: «Inspiegabile, ma i risultati economici negativi mi hanno condizionato per anni».
• Il “salto” con Radiofreccia: «È andato molto bene: senza attori noti, non era una commedia, la diffidenza iniziale verso l’anomalia di Ligabue. Partenza lenta ma vita lunghissima: dieci miliardi». Altro grande successo L’ultimo bacio di Gabriele Muccino, candidato agli Oscar 2009. Da ultimo Magnifica presenza (Ferzan Ozpetek), La fine è il mio inizio (Jo Baier), La vita facile (Lucio Pellegrini), Qualunquemente (Giulio Manfredonia), La passione (Carlo Mazzacurati), La versione di Barney (Richard J. Lewis), Videocracy (Erik Gandini), Baciami ancora (Muccino), Caos calmo (Antonello Grimaldi) , Gomorra (Matteo Garrone) , Un giorno perfetto (Ferzan Ozpetek).
• Polemiche intorno al film Francesca (Bobby Paunescu), alla Mostra di Venezia del 2009, per le battute all’indirizzo di Alessandra Mussolini e Flavio Tosi. Il ricorso per bloccare l’uscita della pellicola fu respinto.
• «Mi avevano colpito i versi della poetessa australiana Dorothy Porter, così, in attesa di un copione, ho pensato che, intanto, si poteva pubblicare il suo libro in Italia. Il titolo che ha inaugurato la “Fandango libri”, nel 1999, è infatti La maschera di scimmia, il noir in versi da cui è poi stato tratto il film con Kelly McGillis. Sandro Veronesi è diventato il primo collaboratore» (a Fulvia Caprara).
• Nel 2005 fece rumore il passaggio dalla Rizzoli alla Fandango di Alessandro Baricco, che già era tra gli ispiratori del suo catalogo librario (con autori di culto come John Cheever e David Foster Wallace) e che fu seguito da Rosaria Carpinelli, per anni dirigente della casa editrice milanese.
• Nel 2014 ha portato unastoria di Gipi (Gianni Pacinotti) al Premio Strega: la prima volta per un racconto a fumetti.
• «Quando la Fandango libri è nata si pensava di fare pochissimi titoli e soprattutto di autori non italiani. Ci piaceva poter dare al pubblico Infinite Jest di Foster Wallace o pubblicare i romanzi di John Cheever. Ma era una politica del fiore all’occhiello, dell’hobby nato dalla testa di un produttore cinematografico. Poi siamo cresciuti e siamo stati in grado di affrontare non solo la narrativa straniera ma anche quella italiana, la saggistica, il fumetto».
• «Un film mio? Sì, a volte ci penso, qualche volta mi sono anche messo a scrivere qualcosa ma non so, io sono troppo dispersivo, ci vorrebbe un anno per fare un buon prodotto e non riesco a concentrarmi per troppo tempo».
• «Nello studio di Domenico Procacci ci sono un calciobalilla e una gigantografia di cartone di Ligabue, appena fuori dalla porta un flipper da sala giochi, per dare l’idea sbarazzina di uno che, come dice Nick Hornby, è rimasto impigliato nei suoi quattordici anni anche a cinquanta. Sulla scrivania, sopra pile di libri, giornali, sceneggiature, bicchieri d’acqua (niente caffè, niente sigarette). “Il mio talento è riconoscere il talento degli altri, per il resto sono uno che fa molta fatica a imparare e poi non eccelle in nulla, come negli sport: mi applico, imparo, ma non divento mai bravissimo in qualcosa, quindi mi annoio e passo ad altro, mentre mio fratello minore, The Natural, diventa subito senza sforzo il più bravo del mondo in tutto. Io perdo a calciobalilla anche con mia sorella” (…) Ha una teoria sul cinema: “I film non fanno la rivoluzione, e di solito diffido quando qualcuno dice che quel film era davvero necessario e urgente: sono pochi i film davvero urgenti, quel che conta è fare dei bei film” (…) “L’unico produttore indipendente in Italia è Aurelio de Laurentiis. Io credo di essere indipendente nelle scelte che faccio: mi è capitato di non riuscire a fare cose che avrei voluto, però non ho mai fatto quel che non avrei voluto fare. Non ho niente contro i cinepanettoni, ma non mi interessa produrli, poi certo succede di sbagliare dei film, di non realizzare quel che pensavo all’inizio, ma non ho mai fatto una cosa di cui non mi fregava nulla in partenza, non farei mai un film che non ho voglia di andare a vedere, non sono come la gente che fa tivù che non guarderebbe mai i propri programmi. Non faccio film forse necessari, ma film che mi piacciono”» (Annalena Benini) [Fog 24/6/2010].
• Firmatario di un appello per Nichi Vendola per le Regionali pugliesi del 2010, si schierò con il leader di Sel anche alle Primarie del centrosinistra nel 2012.
• Tre piccoli orecchini argentati al lobo sinistro.
• Gira un’Ape 50 bianca.
• Legato all’attrice Kasia Smutniak. «A unirli la passione per gli sport estremi come il free climbing e il paracadutismo, che condividevano con Taricone. Procacci era presente anche quel tragico 29 giugno 2010 in cui Pietro si è schiantato al suolo».