31 maggio 2012
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Biografia di Cesare Previti
• Reggio Calabria 21 ottobre 1934. Avvocato. Ex vicepresidente della Fininvest. Politico. Eletto con Forza Italia al Senato nel 1994, alla Camera nel 1996, 2001 e 2006. Ministro della Difesa nel Berlusconi I (1994-1995). Condannato in via definitiva a 6 anni per tangenti nel più grave processo per corruzione giudiziaria dell’Italia repubblicana, l’Imi-Sir (67 miliardi di vecchie lire in parte versati al giudice Vittorio Metta per l’assegnazione alla famiglia Rovelli di un maxi rimborso di circa 1000 miliardi), a maggio 2006 trascorse cinque giorni a Rebibbia prima di essere scarcerato in virtù della ex Cirielli, detta appunto “salva Previti”, che prevede solo gli arresti domiciliari per chi ha più di 70 anni. Condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, nell’agosto 2007 fu costretto a dare le dimissioni da Montecitorio; nel 2010 la Corte europea dei diritti dell’uomo giudicò inammissibile il suo ricorso contro la condanna. Altra condanna definitiva a un anno e mezzo nel processo lodo Mondadori, la sentenza «comprata con 425 milioni di lire forniti dal conto All Iberian di Fininvest a Cesare Previti e poi, dall’avvocato di fiducia di Silvio Berlusconi, consegnati al giudice Vittorio Metta» (Giuseppe D’Avanzo). Nel novembre 2006 la Cassazione annullò per “incompetenza territoriale” la condanna a 5 anni per il caso Sme (corruzione semplice), vicenda giudiziaria finita in prescrizione: «Dal 1996 non avrebbero dovuto essere i magistrati di Milano ma quelli di Perugia (competenti sui reati contestati a magistrati di Roma) a indagare prima e processare poi gli avvocati Previti e Attilio Pacifico per i 434 mila dollari di provenienza Fininvest, documentalmente pagati nel 1991 da Previti al capo dei giudici preliminari romani Renato Squillante» (Luigi Ferrarella). Ammesso dal Tribunale di sorveglianza ai servizi sociali, per attività di consulenza legale ai drogati. Sul lodo Mondadori e sul caso Sme vedi Carlo De Benedetti. Sull’origine dei suoi guai giudiziari vedi Stefania Ariosto. «Dobbiamo essere un inno alla vita e quindi, mai, mai, mai, mollare» (nel novembre 2007, in permesso dagli arresti domiciliari, alla convention dei circoli di Marcello Dell’Utri a Montecatini Terme).
• Durante il periodo ai servizi sociali, al Ceis di Don Mario Picchi, offriva consulenza legale gratuita a tossicodipendenti. Ai servizi sociali «ha trascorso 3 anni e 7 mesi. Ogni mattina lasciava l’attico di piazza Farnese per la struttura sull’Appia. Nei week end lo si vedeva al circolo Canottieri Aniene o all’Olimpico per le partite della Lazio. Alla fine del 2009 è tornato un uomo libero, con l’unica limitazione di non potersi ricandidare a causa dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici» (Il Messaggero).
• «La Jaguar verde, lo studio foderato in pelle, l’armadio elettronico con i vestiti che ruotano (nella casa in piazza Farnese, a Roma - ndr). Il gran colpo della villa dei poveri Casati ad Arcore. Le crociere sul brigantino d’epoca “Barbarossa” e le magliette a strisce fatte indossare agli ospiti di riguardo. Gli occhiali scuri: “Faremo piazza pulita”. E poi, se non si fosse capito bene: “Non faremo prigionieri”. Sempre un po’ esagerato, Cesare Previti. Dopo tutto il suo angolo visuale era quello che era. Il tribunale di Roma, con le sue inevitabili disfunzioni e magagne. Il circolo Canottieri Lazio, con il socio Fifì che per fare lo spiritoso rivelò al Messaggero di accogliere il suo presidente al grido, decisamente sadomaso: “Calpestami, presidè, sarò il tuo tappetino”. Si scherzava e si rideva, negli spogliatoi del calcetto, o al bagno turco. E poi? Beh, c’era la collezione dei soldatini: da fare invidia, per certi pezzi, a Franco Evangelisti e a Peppino Ciarrapico. Quindi la torre all’Argentario, il dissalatore, la piscina riscaldata, e quella “scala segreta che conduce al Paradiso”. Lo scrivevano le riviste illustrate, con sinottica traduzione inglese. Qui “la proverbiale grinta di Cesare si diluisce e addolcisce” (it eases off and softens). La piaggeria dei giornalisti, naturalmente. Quella non manca mai davanti al potere e ai soldi. Ma alla lunga dispensa gocce di arsenico a chi l’asseconda, e se ne compiace: “Sì, effettivamente ho giocato a pallanuoto e ancora oggi mi tuffo e gioco...”» (Filippo Ceccarelli).
• «La terrificante pagina del Foglio, uscita la mattina del 2 ottobre 2002, e titolata “Gli affari del signor Cesare”, conteneva sei commenti. Quello di Oscar Giannino: “Anche Cicerone fece assolvere il corrotto Lucio Licinio Murone. Ma così salvò la Repubblica”; non propongo l’accostamento, scriveva Giannino accostando. Quello di Giampiero Mughini: “Il suo ghigno non può essere il volto di un intero partito”; il pezzo cominciava così: “Vale la pena morire per Cesare Previti?”. Quello di Filippo Facci: “Veda di farsi assolvere, vinca anche per noi e poi si tolga di mezzo. Ci lasci fare i giornalisti”. Facci, amico di Bettino Craxi e avversario fierissimo del pool milanese e di Antonio Di Pietro, scrisse: “Lo diciamo con parole sue, visto che dopo dieci anni di garantismo siamo qui a meriggiare attorno alle parole per dirlo: negli anni Novanta non abbiamo fatto tutto questo casino per vendere infine il culo a Cesare Previti”. Fra i tanti, Previti ha avuto un problema in più: piace poco anche a destra, poco anche ai nemici della giustizia militante» (Mattia Feltri).
• «Il fascino di Previti risiede in quella che si potrebbe chiamare la caratterizzazione della schiettezza. È un uomo impetuoso, il che s’inquadra nella psicologia romana; possiede un senso istintivo dell’umorismo e un curvo senso del potere» (Salvatore Merlo).
• Tra gli altri processi, assolto a Brescia dall’accusa d’aver calunniato i pm milanesi Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, e il maresciallo della finanza Daniele Spello (ai tre è andato un indennizzo spontaneamente offerto di 100 mila euro); perse la causa in sede civile per diffamazione contro Wikimedia Foundation, la fondazione che gestisce l’enciclopedia online Wikipedia.; Marco Travaglio fu condannato a pagargli 79 milioni di lire per un articolo sull’Indipendente e a una multa di 100 euro e 8 mesi di carcere (pena sospesa) per un altro articolo sull’Espresso.
• Silvio Berlusconi e Antonio Di Pietro si incontrarono nel suo studio il 7 maggio 1994 quando il primo voleva il secondo nel suo governo. L’idea di cooptare l’allora pm al governo era stata dello stesso Previti [Goffredo Buccini, Cds 21/6/2012].
• Nel 2014 si è avvicinato al Nuovo Centro Destra di Alfano. «Trapela notizia che pure lui se n’è andato. Senza pubblici proclami, ha detto ciao a Forza Italia e al suo leader: ora gravita dalle parti di Alfano, dove la circostanza viene confermata, in verità con un certo pudore: Previti non è, specie in campagna elettorale, il miglior biglietto da visita per un partito che voglia puntare sulla legalità. Però contano i fatti. E questi fatti documentano il nuovo traumatico congedo dal giro stretto berlusconiano dopo il licenziamento della storica segretaria Marinella, dopo l’addio tormentato del portavoce Bonaiuti, dopo lo strappo politicamente doloroso di Bondi» (Ugo Magri) [Sta 16/5/2014].
• Era consulente della contessina Anna Casati Stampa quando Berlusconi comprò da lei la villa di Arcore (L’Espresso).
• Sposato con Silvana, due figli di prime nozze (Carla e Stefano) e due di seconde, Giulia e Umberto (Roma 30 marzo 1990), calciatore che giocava da portiere nelle giovanili della Lazio: nel 2007, alcune intercettazioni telefoniche da cui emergevano pressioni del padre (noto e accanito tifoso laziale) sul presidente Lotito affinché lo facessero giocare più spesso lo indussero a passare alla Cisco Roma.
• Una casa all’Argentario, confinante con quella di Stefano Ricucci. Una Bmw 525 per il suo ruolo istituzionale, passata poi a Lorenzo Cesa e venduta all’asta indetta dal governo Renzi.