31 maggio 2012
Tags : Elisabetta Pozzi
Biografia di Elisabetta Pozzi
• Genova 23 febbraio 1957. Attrice. Non si vede in tv. Pochi film (Maledetto il giorno che t’ho incontrato di Verdone, David di Donatello come migliore attrice non protagonista, Cuore sacro di Ozpetek). Fa quasi esclusivamente teatro («Roba da monomaniaci»), dopo l’esordio con Giorgio Albertazzi (Il fu Mattia Pascal) ha alternato ruoli classici e testi contemporanei. Tra gli altri: Frozen di Bryony Lavery, dramma su un serial killer di bambine degno alla fine di perdono, Eumenidi e Orestiade (regia di Pietro Carriglio), Fahrenheit 451 di Ray Bradbury (Luca Ronconi), dove «con bravura e intensità interpreta il doppio ruolo di Clarisse, la misteriosa donna che ama la cultura, e di un vecchio pavido maestro» (Magda Poli). Nel 2007 ha promosso a Torino il progetto Théâtre Ouvert. «L’ho copiato da Parigi, dove esiste da trent’anni. È un luogo in cui autori e spettatori si possono incontrare: gli uni leggono i loro testi teatrali e letterari appena nati; gli altri li tengono e battesimo e c’è una casa editrice che li pubblica» (a Claudia Provvedini). Al teatro greco di Siracusa è stata Medea, Fedra nell’Ippolito di Euripide, Clitemnestra nell’Orestea di Eschilo ecc.
• «È una delle poche attrici per cui valga la pena uscire di casa, pagare il biglietto ed entrare in teatro. Quando è in scena, la guardi e senti di non perdere tempo» (Gian Luca Favetto).
• «Sono figlia di un generale, che sulle prime era spaventato e poi incuriosito dalla mia passione. La mamma era più spaventata di lui. Ad appoggiarmi è stata nonna Ester, una pavese di gran carattere».
• «Aveva cominciato, racconta, con la scuola dello Stabile della sua città. In realtà, confessa, non aveva seguito corsi di alcun genere: “Andavo a teatro dall’età di 12 anni, quasi tutti i giorni, se potevo, senza una predilezione particolare: il musical piuttosto che la tragedia. Mi facevo accompagnare dai miei genitori e assistevo agli spettacoli dello Stabile diretti da Squarzina: ricordo una Madre Courage e i suoi figli di Bertolt Brecht interpretata dall’indimenticabile Lina Volonghi; vedevo le rappresentazioni del Gruppo della Rocca e del Teatro Insieme”» (Luigi Vaccari).
• «Non mi piace il cosiddetto teatro minimalista, quello che cerca spasmodicamente di trovare linguaggi per tutti: il “quotidianismo”. Non ne posso più. La lingua è mutata, certamente, ma non vedo la necessità di adeguarsi allo spaventoso degrado culturale che ci circonda» (da un’intervista di Alessandra Rota).
• Sposata col musicista Daniele D’Angelo, conosciuto recitando nell’Adelchi accanto a Carmelo Bene.
• «Amo il rugby. Nel 1995 sono andata apposta in Sudafrica per vedere i Mondiali. La passione è sbocciata a 18 anni, quando il papà di una mia amica ci portò a Padova a vedere gli All Black. Prima della partita hanno fatto l’Haka. Quando l’ho visto mi è venuta la pelle d’oca».