31 maggio 2012
Tags : Renato Pozzetto
Biografia di Renato Pozzetto
• Laveno-Mombello (Varese) 14 luglio 1940. Attore. Comico. Famoso come solista e con Cochi Ponzoni (Cochi & Renato), coppia famosissima negli anni Settanta e ricostituita dal Duemila. Visti a teatro nello spettacolo Nuotando con le lacrime agli occhi, in tv nel programma Stiamo lavorando per noi (Raidue) e a Zelig, al cinema in Un amore su misura (di cui Pozzetto è anche sceneggiatore e regista). Hanno pubblicato anche il cd Finché c’è la salute. Nel 2013 protagonista della fiction Casa e bottega (Raiuno). La satira politica, «un modo di far ridere che non ci interessa. Non siamo politicamente schierati, poi magari facciamo politica lo stesso anche semplicemente cantando che “basta avere l’umbrela e la vita l’è bela”».
• Primo grande successo in tv Quelli della domenica: «Era il 1968 e la tv aveva solo due canali. Se c’era qualcuno illuminato, che scorgeva il nuovo e magari il geniale e ti portava in tv, ti vedevano quasi tutti. E se piacevi, era fatta. Andò così. “Eravamo surreali, ma alla fine si capiva quasi tutto: il numero che ci identificava di più era quello con il poeta e il contadino, io ero ovviamente il contadino che faceva ammattire con la praticità Cochi, poeta etereo e insopportabile nella sua petulanza”. L’estate successiva c’è un disco a suo modo storico, quelle cose assurde e bellissime che si chiamavano La canzone intelligente o La gallina. Quel disco va in classifica e piace a tutti. La tv adesso li cerca e firmano contratti più lunghi: alle spalle il giro milanese storico, Jannacci e Beppe Viola soprattutto, che presidiano il Bar Gattullo di Porta Lodovica dove nasce tutto e prosegue tutto. In tv li cercano, il cabaret prosegue a livelli importanti, le caratterizzazioni sono precise. Capire come due tipi così diversi possano coesistere non è del tutto semplice. Dice Renato: “Eravamo perfettamente complementari, praticamente lo siamo ancora”. L’apoteosi e il massimo del successo risale a sei anni dopo, nel senso che a quel punto i due sono parte integrante del sabato sera in tv, Canzonissima. Significa spettatori a palate, cifre che oggi farebbero gridare al miracolo, anche venti milioni, ed era in fondo una cosa normale. Ma quel sabato sera è anche l’inizio della fine, nel senso della coppia. Perché Cochi scende a Roma per le prove, registra, lavora ed è impeccabile. Lo è anche Renato, s’intende, si presenta puntuale, prova, registra impeccabile, ma arriva sempre un po’ di corsa, in quanto durante la settimana prende un aereo e va in Spagna sul set di un film: lo sta girando Flavio Mogherini e si chiama Per amare Ofelia. Renato ci tiene, tanto. Al punto che lo hanno ingaggiato per una cifra simbolica e i soldi per i viaggi li mette lui. Alla fine va in perdita, ha speso molto di più di quanto ha guadagnato, ma lì succede tutto. Per amare Ofelia è un successo clamoroso, la gente fa la coda, il film incassa uno sproposito e lì, per forza di cose, cambia tutto.
• Renato fa incassi al cinema. Quindi bisogna tornare su quel momento della separazione, anche perché a frugare nella memoria tornano righe scritte da Beppe Viola. Diceva che alla proiezione del primo film, l’intero bar Gattullo si presentò compatto e ne uscì a pezzi, chiedendosi come fosse possibile, chiedendosi se davvero Renato dovesse infilarsi in una strada così. Dice Renato: “Ma no, Beppe scrisse quelle cose per prendermi un po’ in giro”. Però: “Jannacci ci rimase male, lui sì. Mi fece un lungo discorso, rimasi molto stordito. Non sapevo che fare. Ma poi feci quello che mi sentivo: andai a Roma fuori dal cinema dove proiettavano il film, c’era sempre la coda degli spettatori e decisi che pazienza, doveva andare così. Enzo aveva le sue ragioni, ma io in pratica me n’ero già andato”. Strade diverse, per venticinque anni, non uno scherzo. I primi tempi, però, qualche fugace compattamento per qualche film (Sturmtruppen).
• Renato infila un successone comico dietro l’altro al cinema. Per curiosità, dopo Per amare Ofelia, quanto aumentò l’ingaggio per il secondo film? Dice Renato: “Se ricordo bene, venti volte tanto”. Strade che non si incrociano per un sacco di tempo. Mentre Renato inizia serie miliardarie come I pompieri insieme a Paolo Villaggio. Il ricongiungimento è del Duemila. È che intanto era successo altro. Spiega Renato: “A un certo punto la deriva dei film che mi chiedevano di fare era diventata un po’ forte”. Significa, spiega, che sì, i film più ambiziosi girati, come Da grande sono stati quelli che hanno incassato di meno, e allora d’accordo, bisogna fare la commedia, ma a un certo punto uno diventa quasi anziano, e i registi delle commediacce chiedono sempre di più: “Quando si arriva a dover girare scene con il pannolone frignando e fingendo arrapamenti, allora è ora di chiudere”. La strada, alla fine, torna una per entrambi, come un ricompattamento naturale dopo le tortuosità della vita. Nel 2000 arriva una fiction tv che, in teoria, è un evento: Nebbia in Val padana. Parte forte, la curiosità è tanta, poi l’audience cala via via. Dice Renato: “Una storia impossibile. Firmiamo il contratto e dopo, solo dopo, scopriamo che il regista è un altro e non è quello scelto da noi, che tre attori sono piombati da chissà dove, anzi lo sapevamo benissimo da dove. È andata così”. Tanto è vero che tornano in teatro. Debutto ad Ascoli, nel 2001. Fanno i vecchi numeri, li riadattano, ne scrivono nuovi. Girano abbastanza, finiscono il tour, si fermano ancora. Ne parlano. Finché arrivano Gino e Michele» (Antonio Dipollina).
• «È arrivato Jannacci e ha imposto le regole: è stato lui a spiegarci che, se si voleva fare sul serio, bisognava impegnarsi nel lavoro, essere puntuali, non scadere nella volgarità. Ci ha dato coraggio e ci ha aiutato a scrivere le prime canzoni, a cominciare da A me mi piace il mare. Quando è nato il Caber64 in via Santa Sofia è stata la svolta cruciale: dagli scherzi con gli amici si è passati all’“ecco a voi”. Poi è arrivato il Gruppomotore, con Enzo, Teocoli, Lino Toffolo. E il Derby, con Dario (Fo, ndr) che è venuto a impostare il lavoro. E la tivù, e Beppe Viola che lavorava in Rai. Bar di riferimento, sempre Gattullo» (a Egle Santolini) [Sta 16/6/2013].
• Tra i suoi film di maggiore successo: Sono fotogenico (Dino Risi 1980), Culo e camicia (Pasquale Festa Campanile 1981), Mani di fata (Steno 1983), Da grande (Franco Amurri 1987), Le comiche 1 e 2 (Neri Parenti 1990-1992).
• Amico di Umberto Bossi. Nell’ottobre 2007 a Milano, premiato con un riconoscimento alla Festa tricolore promossa da An, salì sul palco: «Vogliamo fare tutti un saluto a Beppe Grillo? Beppe Grillo, ma vaffa...».
• «Sono un grande appassionato di cibo e, ai tempi, presi solo per me questa roulotte con annessa la cucina. Preparavo il sugo e, quando sentivo che si avvicinava la pausa, buttavo la pasta. Si sparse la voce e, alla fine, raccoglievo le prenotazioni come al ristorante: dal regista ai colleghi, venivano tutti nel mio “locale”» (a Valerio Palmieri) [Chi 18/12/2013].
• Il 21 dicembre 2009 è morta la moglie Brunella Gubler. Ha due figli, Giacomo e Francesca, e cinque nipoti: Allegra, le gemelle Stella e Olivia, Emma e Tobia.