Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Cochi Ponzoni

• (Aurelio) Milano 11 marzo 1941. Attore. Comico. Famoso soprattutto in coppia con Renato Pozzetto (Cochi & Renato). Esordio nel 1965 al Cab 64 di Milano, in tv dal 1968 con Quelli della domenica, poi, tra l’altro, Il poeta e il contadino (1973), Canzonissima 74 (con la sigla E la vita l’è bela), fino alla rottura del sodalizio, ricomposto nel 2000 con la fiction Nebbia in Val padana. Visti a teatro poi nello spettacolo Nuotando con le lacrime agli occhi e in La liquidazione (di Luciano Ziarelli, al Festival dei due mondi di Spoleto), in tv nel programma Stiamo lavorando per noi (Raidue) e a Zelig, al cinema in Un amore su misura (regia di Pozzetto). Hanno pubblicato il cd Finché c’è la salute. Nel 2010 ha partecipato con un cameo al film di Aldo, Giovanni e Giacomo La banda dei Babbi Natale (regia di Paolo Genovese).
• «Mi chiamo Aurelio. Sul Corriere dei Piccoli però, in quegli anni, tra i personaggi c’è il neonato Cochi. Mamma dice che gli somiglio e mi dà quel soprannome» (ad Alessandro Dell’Orto) [Lib 20/11/2011].
• «Ero un ragazzo irrequieto. Giravo nei locali fino alle 7 di mattina. All’Oca d’oro o al Jamaica di Milano, dove ho conosciuto Buzzati, Bianciardi, Sassu. Qualche volta terminavamo la notte in studio da Piero Manzoni. Ascoltavamo jazz, non perdevamo un concerto di Chet Baker, Jerry Mulligan, Oscar Peterson, mi piaceva anche Enzo Jannacci che al Santa Tecla accompagnava al pianoforte Giorgio Gaber» (da un’intervista di Stefania Ulivi).
• «Al Derby, nel tempio del cabaret, eravamo di moda. C’era la fila per venirci a vedere, tutte le sere. E tanti erano intellettuali, veniva Luciano Bianciardi, Tinin e Velia Mantegazza, Umberto Eco, Dario Fo, tanti. Qualcuno collaborava con la televisione, ma la mossa giusta la fece Jannacci convincendo qualche dirigente».
• «Capimmo che era successo qualcosa un lunedì, di pomeriggio in viale Umbria a Milano. Noi passavamo in macchina, c’era una scuola e c’erano i bambini che uscivano. Ne vedemmo due che sul marciapiede mimavano la nostra danza, quella della gambetta che va di lato. Oggi sembra una cosa normale, ma allora non c’era mica questa percezione del successo, di quanto poteva essere forte la televisione. Il giorno prima, la domenica, avevamo debuttato nel programma del pomeriggio».
• «Eravamo amici fin da ragazzini, tutto si basava su quello e faceva superare tutto. Almeno fino a un certo punto. Renato era lombardo dentro, comicità popolare e importante, decisiva. Io avevo vissuto in Inghilterra, mi piacevano i Monty Python, impazzivo per Peter Sellers, trasferivo quei modelli nella coppia e ci integravamo» (da un’intervista di Antonio Dipollina).
• Ha quattro figlie: Eleonora, Federica, Benedetta e Vera, e quattro nipotini, due maschi e due femmine.