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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Nicolò Pollari

• Caltanissetta 3 maggio 1943. Ex direttore del Sismi, il servizio per le informazioni e la sicurezza militare (2001-2006). Generale di corpo d’Armata, dal 1993 al 1997 fu Capo di Stato maggiore del Comando generale della Guardia di Finanza. Nel giugno 2007 finì sotto processo a Roma per peculato: secondo l’accusa avrebbe fatto uso di «somme, risorse umane e materiali del Servizio, utilizzandoli per scopi palesemente diversi da quelli istituzionali» (dossieraggio su personaggi di vari settori della vita sociale). L’indagine approdò in seguito a Perugia, dove è stato prosciolto definitivamente nel febbraio 2013. Sotto processo anche a Milano per il rapimento (febbraio 2003) dell’Imam Abu Omar, cittadino egiziano sospettato di essere un terrorista. I giudici di primo grado (2009) e d’appello (2010) stabilirono il non luogo a procedere in virtù del segreto di Stato. Queste due sentenze furono cancellate il 19 settembre 2012 dalla Cassazione, che dispose un nuovo appello al fine di rivalutare le prove non coperte dal segreto di Stato. Il 12 febbraio 2013 Pollari viene condannato a dieci anni di reclusione, nonostante il governo Monti avesse sollevato conflitto di attribuzione nei confronti della Corte. Il 14 gennaio 2014 la Corte costituzionale smentisce la Corte di cassazione e accoglie il ricorso del Governo italiano. Il 24 febbraio 2014 la Corte di Cassazione, recependo la sentenza della Corte costituzionale, ha annullato senza rinvio la sentenza del febbraio 2013, assolvendo definitivamente Nicolò Pollari poiché l’azione penale non poteva essere proseguita per l’esistenza del segreto di stato.
• «Il suo, è lo straordinario caso di un capo delle spie, ammiratissimo e protetto dalla politica e da buona parte dell’informazione, che non ne ha mai imbroccata una. Lo diresti, un maldestro, un incapace. Nulla ha saputo dei maneggi che precedono e frollano l’affare Telekom Serbjia che avrebbe dovuto distruggere Prodi e Fassino. Nulla ha saputo delle manovre di tre pitocchi, tutti o in servizio al Sismi o fonti del Sismi, che combinano il falso “dossier Nigergate”, formalmente il documento che “giustifica” l’intervento anglo-americano in Iraq. Non si è accorta delle presenza di ventinove agenti della Cia in gita a Milano per sequestrare illegalmente un egiziano cui l’Italia aveva offerto asilo politico. Si fa prendere per il naso dall’intelligence siriana che, per togliersi di dosso il sospetto di essere canaglia che finanzia il terrorismo, gli organizza un falso attentato all’ambasciata italiana di Beirut. Mai che le sue informazioni su un “prossimo attentato” di “cellule in sonno” abbia trovato una conferma. Non ha visto alcuna opacità nel lavoro della “centrale di ascolto” di Telecom» (Giuseppe D’Avanzo).
• Ha sempre continuato a difendersi dichiarandosi prigioniero del “segreto di Stato”: «Potendo raccontare la storia di un Servizio e il ruolo della politica sarei in grado, dalle rendition in poi, di aprire il capitolo dei misteri italiani, compresi il sequestro Abu Omar, la missione Unifil in Libano, le responsabilità dei massacri di bambini e civili, la mancata liberazione dei soldati israeliani nelle mani di Hezbollah e delle fazioni palestinesi, e la storia degli ultimi ostaggi italiani. Sarei felice di raccontare tutta la verità, potendo provare che il Sismi ha soltanto servito il Paese, senza violare le regole e senza rappresentare quella realtà che oggi viene vista come eversiva» (da una dichiarazione del luglio 2007).
• «Non c’è alcuna prova che Pollari abbia partecipato o collaborato al sequestro di Abu Omar, l’apposizione del segreto di stato sulla vicenda da parte di tutti i governi che si sono succeduti – quelli di Romano Prodi, di Silvio Berlusconi e di Mario Monti – ha impedito al generale di portare prove a discolpa, ma in uno stato di diritto non è l’imputato a dover provare la propria innocenza, bensì l’accusa a dimostrare la colpevolezza. Invece l’unico argomento probatorio dell’accusa è proprio il segreto di stato, interpretato come dimostrazione di una copertura istituzionale a reati dei quali non ci sono altre prove. (…) A dare la misura della lunare estraneità alla realtà storica e politica di certa magistratura basta un fatto: qualche giorno fa un rapporto dell’Open Society Justice Initiative di New York ha dimostrato che dopo l’11 settembre tutti i governi europei, persino quelli dichiaratamente ostili alla “guerra americana”, hanno partecipato alle “rendition” della Cia. Centinaia di “casi Abu Omar”, che hanno difeso l’Europa dal terrorismo, e su cui nessuna magistratura di nessun paese democratico ha avuto da ridire. Tranne in Italia» [Fog 13/2/2013].
• Acerrima rivalità con l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro (vedi).
• Sposato, due figli.