31 maggio 2012
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Biografia di Armando Plebe
• Alessandria 12 settembre 1927. Filosofo (il più importante tra gli interpreti di Aristotele). Nel 1972 e 1976 fu eletto al Senato con il Msi. Da ultimo editorialista di Libero. Tra i suoi libri. Quello che non ha capito Carlo Marx (Rusconi, 1972), Storia della filosofia (Armando, 1989), I filosofi e il quotidiano (Laterza, 1992), gli ultimi due scritti con Pietro Emanuele. «Seguo il verso di Orazio “Odio la massa e me ne tengo lontano”. Solo in questo sono uomo di destra».
• «L’uomo del gran rifiuto approdò a Palermo nel 1962. Con tanto di pedigree di intellettuale di sinistra andò a occupare la cattedra di Storia della filosofia a Lettere. Nessuno, nemmeno lui stesso, in quel momento poteva immaginare che da lì a dieci anni la sua abiura del marxismo e l’adesione al partito fascista di Almirante avrebbe scatenato un polverone infernale. “La discriminante fondamentale è stato il Sessantotto – dice Plebe, raccontando quel salto della quaglia a 35 anni di distanza – Perché quel movimento studentesco ha rovinato la cultura italiana e ci ha fatto piombare in una situazione che lo sfacelo dell’Università di oggi rispecchia molto bene. Altro che l’immaginazione, al potere ci hanno portato una grande ignoranza. E siccome la sinistra era complice di questo sfascio, da Palermo ho deciso di cambiare bandiera” (...) Sinistra, poi un paio di anni con i socialdemocratici di Saragat, infine destra. “Sono un anarchico convinto. E lo sono rimasto anche quando ho militato a destra. I socialdemocratici li ho subito abbandonati perché non erano arrabbiati come lo ero io (...) Non sono mai stato di destra anche se Almirante mi ha fatto eleggere due volte senatore e una volta al parlamento europeo. Da quel convinto mangiapreti che sono ho avuto l’illusione di laicizzare la destra, da sempre in odore di clericalismo. Oggi questa battaglia, non solo a destra, è persa”» (Tano Gullo).
• «Ai tempi della sua stretta collaborazione con Giorgio Almirante, in un’intervista a Giampaolo Pansa, aveva dichiarato (con grande scandalo a sinistra) la propria omosessualità» (Il Foglio). Nel 2007 ha ricordato così la circostanza in cui Almirante stesso venne a saperlo: «Seppure sposato e padre di tre figli non ho mai disdegnato, per curiosità e anticonformismo, le avventure omosessuali. Anche quando ero a capo del Fuan. Un giorno alla stazione Termini di Roma sono stato avvicinato da una marchetta con la solita domanda: “Scusi, sa che ore sono?”. Sapevo la risposta di rito: “Non più di diecimila”. Allora ci siamo appartati in una stanza, ma era una trappola per fotografarmi. La sera venne uno nel mio studio al partito con due foto che mi mostravano in azione, fotogenico e in posa inequivocabile. Mi disse: “O domani mattina vieni con centomila lire o le do alla stampa”. L’indomani andai da Almirante (...) Appena ha capito che era un uomo ha detto: “Un uomo? Ci hanno detto di tutto, che siamo assassini, ma questo non ce l’hanno mai detto”. Poi ha tagliato corto: “Chiuditi in casa per tre giorni”. Due giorni dopo mi mandò a chiamare e dopo due ore di anticamera con la faccia scura mi disse: “Tutto a posto. Ma guai se si ripete. Tu però darai le dimissioni dal Fuan. Il resto resta come prima”. Mi hanno spiegato poi che Almirante aveva chiesto aiuto a Tom Ponzi. L’investigatore privato vicino alla destra si è fatto trovare sul luogo dell’appuntamento, ha sequestrato il mio ricattatore e l’ha tenuto per due giorni in una cantina. Quello si è preso una gran paura e ha rinunciato ai suoi propositi».
• Almirante «era uomo di buon gusto, non era un prude, faceva stancamente la battaglia contro il divorzio ma era un divorziato, non sentiva affatto il machismo» (Il Foglio).
• Da più di trent’anni trascorre tutti i fine settimana a Villa Igiea: «Adoro il terrazzo sul mare, la vita di albergo. E poi è qui che scrivo i miei libri, da solo o con Emanuele».