Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Beniamino Placido

• Rionero in Vulture (Potenza) 1 febbraio 1929 – Cambridge (Inghilterra) 6 gennaio 2010. Giornalista. Critico letterario. Critico tv (di Repubblica), professore universitario di Letteratura americana. Attore.
• «Cuore azionista, esordi pannunziani al Mondo: è un antico frequentatore di Montecitorio dove iniziò a lavorare al servizio informatico. Intellocrate di lungo corso, si diletta di critica televisiva: ha diretto il Salone del libro di Torino, ha duettato in video con Montanelli su Raitre, allevato un paio di generazioni nella sua università prandiale del ristorante Piperno, nel cuore del ghetto di Roma» (Pietrangelo Buttafuoco).
• «Agli studenti che aspirano a fare una tesi di laurea sulle cronache televisive di Achille Campanile si fa loro studiare, preventivamente, Gli asparagi e l’immortalità dell’anima (Rizzoli) o il Manuale di conversazione (idem), e solo se dimostrano una certa consonanza di spirito si procede nel lavoro; così quei volenterosi (ce ne sono, ce ne sono già molti) che vogliono cimentarsi con le critiche di Placido devono prima confrontarsi con La televisione col cagnolino (il Mulino)» (Aldo Grasso).
• «Una volta io non conoscevo Beniamino, conoscevo il suo modo di scrivere. Forse il nome, forse la scrittura: mi dava l’idea di un folletto culturale, capace di muovere le parole in allegria, legarle con dei nastri suoi, alzare il tutto quasi per gioco come in un cartone e poi farlo precipitare in una direzione che non ti aspetti, veloce come l’imprevedibilità, mentre il resto scivola sovente sulla pista usurata dei luoghi comuni. Anche per questa ragione troppo spesso trascurata nel giornalismo – la scrittura, sì, la scrittura – credo di essermi perso pochissimi articoli suoi. Leggevo per il piacere di leggere, intanto, perché la bella scrittura e la buona lettura vanno sempre insieme. E poi cercavo di capire l’impianto giornalistico del pezzo, com’era assemblato, con quali strumenti, con quale progetto in testa. Ecco qui: impianto, assemblaggio, strumento e progetto. Perché un articolo di Beniamino, l’ho capito allora, non è mai soltanto un articolo, ma è una costruzione» (Ezio Mauro).
• «Agli amici alla vigilia di un cambiamento, un nuovo lavoro, un viaggio, una storia d’amore seria, amava chiedere: “Sai perché Odisseo non ascolta Calipso e non rimane con lei sull’isola felice, pur davanti alla promessa di diventare immortale, bello, sano e innamorato per sempre? Sai perché rinuncia a quella eterna felicità e si rimette in mare tra mostri, tempeste e nemici ferocissimi, umani e divini?”. Di fronte allo sguardo perplesso dell’interlocutore, sgranava gli occhi bulbosi, accennava un sorriso malizioso, alzava l’indice da saggio e scandiva: “Perché per noi umani l’identità è più importante dell’immortalità, capisci? Sempre!”» (Gianni Riotta) [S24 6/1/2010].
• È stato sposato con Nadia Fusini. Una figlia, Barbara.