Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Bruno Pizzul

• Cormons (Gorizia) 8 marzo 1938. Giornalista tv. Sportivo. Celebre soprattutto come commentatore delle partite della Nazionale di calcio. Calciatore (stopper) a Catania in B e a Ischia in C, fu assunto in Rai nel 1969. In pensione dal marzo 2003, è passato a La7. A inizio 2012 ha partecipato alla trasmissione Quelli che il calcio. Ogni mattina va in onda in radio alle 7.30 con Marco Franzelli su Rai News 24 e alle 11 su Rmc con Teo Teocoli. «Gran signore, parlata ricercata, uno che quando Roberto Baggio ha tirato in cielo il rigore nella notte maledetta di Pasadena nel 1994 ha commentato dicendo solo “Alto! Il campionato del mondo è finito, lo vince il Brasile”» (Francesco Caldarola).
• Laureato in Giurisprudenza, insegnava Lettere: «RadioTrieste aveva bandito un concorso per programmisti e siccome non si era presentato nessuno la Rai spedì una lettera di invito a tutti i laureati della provincia. Mi presentai e, forse per non dirmi che non ero adatto al compito, mi suggerirono un’alternativa: “C’è un concorso per telecronisti, perché non prova?”. Fu decisiva la spinta di mia moglie. La mia vita accelerò: concorso nel 1968, assunzione nel 1969, telecronista ai Mondiali di Messico 1970. Ultimo arrivato di una squadra composta da Niccolò Carosio, Nando Martellini e Luigi Albertini».
• Voce degli azzurri fino ai Mondiali del 2002, non ebbe la soddisfazione di celebrarne il titolo mondiale (sebbene ci fosse andato vicinissimo nel 1990 e 1994): dopo il successo del 2006, La7 gli fece ridoppiare le partite che ci avevano condotto al quarto titolo («Sì, sì, l’Italia è campione del mondo. Grazie Italia»).
• «Ai miei tempi c’erano tre culture. La sudamericana: enfatica. La nordica: composta. E la latina che cercava di mediare tra le due. (…) Avere vicino certi latinoamericani poteva essere duro. Strilli a parte, se prendevano un gol, come niente si sfilavano una scarpa e attaccavano a picchiarla sul tavolo. Quando non era il microfono. (…) Spesso mi ritrovavo accanto a un collega belga. Quasi muto. Lo guardavo preoccupato: Avrà un problema in cuffia? Gli chiamo un tecnico? Invece no, era il suo stile. Sosteneva: Che bisogno c’è di dire “colpo di testa” se l’hanno visto tutti?» (a Marco Cicala) [Ven 27/6/2014].
• Nel 2014 testimonial in un spot con Giovanni Trapattoni: «Molto divertente. Due vecchietti un po’ fuori di testa che appena vedono il pallone uno parte con la telecronaca, l’altro si mette a spiegare la tattica. Ci avevano pure scritto il copione ma il Trap ovviamente glielo ha stravolto tutto» (Tommaso Lorenzini) [Lib 14/6/2014].