31 maggio 2012
Tags : Pino Pisicchio
Biografia di Pino Pisicchio
• (Giuseppe) Corato (Bari) 23 maggio 1954. Politico. Eletto alla Camera nel 1987, 1992, 2001, 2006, 2008, 2013 (Dc, Margherita, Ulivo, Idv, Centro democratico). Sottosegretario alle Finanze nell’Amato I (1992-1993) e ai Lavori pubblici nel Ciampi (1993-1994). Presidente della commissione Giustizia nella XV legislatura (2006-2008). Attualmente presidente del gruppo misto alla Camera.
• «Un gattone apparentemente mansueto e innocuo, ma che alla prima occasione è capace di far fuori una tigre. Mario D’Urso ne sa qualcosa. Lamberto Dini ancora di più. Guai a sottovalutare Pino Il Moderato. L’“ultimo dei morotei”, come ama definirsi. Scaltro, colto e anche un po’ sognatore. È stato lui a teorizzare il diritto costituzionale alla felicità, traducendolo in una proposta di legge. Da quando, nel 1981, a 27 anni, fu eletto per la prima volta in consiglio comunale con la Dc, diventando assessore alla Cultura, continua a mangiare pane e politica. Questo, però, è un vizio di famiglia. Un virus che papà Natale, leader storico della Cisl di Terra di Bari e deputato moroteo per quattro legislature, ha trasmesso a lui, ma anche agli altri figli (oltre a Pino, tre maschi e due femmine), a cominciare da Alfonso. La forza dei Pisicchio è soprattutto la famiglia. Tutti per Pino, Pino per tutti. Un clan che non fa affari, né coltiva interessi particolari, ma si limita alla ricerca continua del consenso, attraverso una fitta rete di relazioni con i settori più disparati della società barese. “Mai nessuno riuscirà a mettere zizzania nella nostra famiglia”, si è vantato in più di un’occasione. È anche alla mobilitazione degli affetti più cari che deve la sua prima elezione alla Camera, nell’87, a soli 33 anni, dove viene riconfermato nel ’92. A Montecitorio, però, non è fra quelli che riscaldano lo scranno. Studia, legge, scrive, avanza proposte. A Bari affida il suo pensiero ad una rivista che lui stesso dirige, Lettere Bizantine, che diventa la palestra della corrente Dc Forze Nuove di Carlo Donat Cattin. Poi, sottosegretario alle Finanze con Giovanni Goria e ai Lavori pubblici con Giuliano Amato. Nel ’94 è fra gli orfani della Balena Bianca che scelgono di correre con il Patto per l’Italia di Martinazzoli e Segni, ma viene travolto dall’onda lunga tatarelliana. Carriera finita? No, soltanto sospesa. Giusto il tempo di rimettersi a studiare, vincere un concorso a cattedra nell’Università di Roma, diventare giornalista professionista e riprendere a tessere la tela di un Centro moderato in continuo movimento. La Dc è morta e sepolta, ma nell’Italia bipolare Pino Il Moderato vuole morire democristiano» (Raffaele Lorusso) [Rep 28/01/2004].
• A fine 2009 lasciò l’Italia dei valori in polemica con Antonio Di Pietro. Con Francesco Rutelli fu tra i promotori di Alleanza per l’Italia ma, nel 2012, seguì Bruno Tabacci in Centro democratico. Nel giugno 2014, dopo che Pisicchio parlò dell’esperienza di Centro democratico come di «deserto politico con numeri da prefisso telefonico, condanna all’insignificanza perpetua», fu una nota di Cd ad estrometterlo di fatto dal partito.
• «Una persona spiritosa e pragmatica» (Sebastiano Messina).
• «Ha all’attivo più tessere di partiti che capelli in testa» (Marco Travaglio).
• Autore di molti libri, tra cui L’Italia dei valori. Il post partito (Rubbettino, 2008), Pluralismo e personalismo nella Costituzione italiana. Il contributo di Aldo Moro (Cacucci, 2012).
• Nel 2007 il giallo Onorevoli omicidi (Koinè Nuove Edizioni). Dal libro, il regista Raffaele Verzillo avrebbe voluto trarre un film, ma non se ne fece nulla. Per i protagonisti Pisicchio aveva pensato a «Antonio Albanese per l’onorevole senza scrupoli, Lino Banfi in un ruolo drammatico e Fabrizio Bentivoglio per il politico positivo».