31 maggio 2012
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Biografia di Giuliano Pisapia
• Milano 20 maggio 1949. Avvocato penalista. Politico. Sindaco di Milano (Dal 30 maggio 2011 al 19 giugno 2016, al ballottaggio superò l’uscente Letizia Moratti con il 55% dei voti). Eletto alla Camera nel 1996 e 2001 (Rifondazione comunista). Presidente della commissione Giustizia nella XIII legislatura (1996-2001). Consulente giuridico di varie associazioni di volontariato, ex vicepresidente della Camera penale di Milano, tra i fondatori della Lega italiana per la lotta all’Aids (Lila), contribuì alla stesura del quesito referendario che portò all’abolizione delle norme che punivano penalmente la detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale.
• «È un figlio di papà che si è permesso tutti i lussi di chi ha le spalle coperte: ribellarsi, fare il perdigiorno, flirtare con il terrorismo. Per poi riallinearsi alla vita alto borghese cui era destinato con, in più, quell’alone di estremismo politico che ne ha fatto un beniamino dei salotti.
I rampolli Pisapia erano sette, cinque maschi e due femmine. La mamma li educò alla religione. Giuliano è stato scout e, nel liceo classico Berchet, ebbe come insegnate don Giussani, il fondatore di Cl. Più del prete, influì però su di lui lo spirito del tempo: il Sessantotto. Abbracciò la sinistra ed entrò nel Movimento studentesco. Si atteggiò a contestatore, prima che della società, della stessa famiglia. (...) Si iscrisse prima a Medicina, poi fece la naja tra gli Assaltatori: “Gli sfigati. La carne da macello della Prima guerra mondiale. Anche questo mi ha messo dalla parte dei più deboli”, ha raccontato. Di ritorno lasciò l’università, divenne operaio in fabbrica, educatore in un carcere minorile, impiegato di banca. Unica costante nel bailamme, la partecipazione “alle lotte operaie studentesche”. Improvvisamente, riprese a studiare. Si laureò in Scienze politiche, poi in Legge» (Giancarlo Perna).
• Come presidente della Commissione ministeriale per la riforma del Codice penale, nel giugno 2007 propose l’abolizione della pena dell’ergastolo (da sostituirsi con un articolato ventaglio di pene detentive temporanee «di massima durata»).
• «Garantista lo è stato sempre. Basta pensare che, nonostante la militanza a sinistra, in passato anche estrema, fu il primo avvocato a sfidare il pool di Mani pulite annunciando, nell’ormai lontano luglio del 1993, un ricorso al Consiglio superiore della magistratura contro la procura dove lavorava Antonio Di Pietro» (Roberto Zuccolini). È intervenuto sulla pubblicazione della telefonata tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà definendola un «reato gravissimo. Questa telefonata non è pubblica, è coperta da segreto. Non sono terminate le indagini e non è pubblicabile». Da ultimo ha proposto gli arresti domiciliari per Anna Maria Franzoni, condannata per l’omicidio del figlio e rinchiusa nel carcere della Dozza, a Bologna.
• «Mai avrei voluto seguire le orme di papà, famoso penalista, perché non capivo l’utilità sociale e politica della professione di avvocato. Così, mi iscrissi a medicina e passai tutti gli esami dei primi due anni: salvare una vita mi sembrava l’impegno più nobile. La sera, facevo il barelliere alla Croce Rossa» (a Luigi La Spina).
• Divenne il candidato sindaco del centrosinistra dopo la vittoria a sorpresa alle primarie: con il 45% superò Stefano Boeri, appoggiato dal Pd. Pisapia era invece sostenuto da Sel e dalla Federazione della sinistra.
• «Pisapia non ha sbagliato niente: non ha detto clamorose sciocchezze e non ha ammiccato né al centro né all’estrema sinistra: ha liquidato i partiti e i partitini con un programma che accontentava tutti (tanto i programmi non li legge nessuno) e non ha sostanzialmente raccolto la provocazione-vigliaccata che gli ha fatto Letizia Moratti nel dibattito organizzato da Sky (lo accusò di essere stato condannato per furto d’auto, vicenda di fine anni ’70 per la quale Pisapia fu invece assolto con formula piena, ndr). Non è mai sceso, cioè, sul terreno scivoloso (fangoso, a tratti) che evocava spauracchi che talvolta hanno fatto sorridere anche chi il problema dei rom o dei clandestini lo patisce davvero» (Filippo Facci) [Lib 31/5/2011].
• «All’inizio della campagna elettorale Enrico Mentana l’aveva paragonato alla Gioconda (“Se lo osservi sembra sempre che guardi te”, aveva commentato il direttore del Tg di La7). Ora viene descritto come un amministratore intransigente e pragmatico. Che tradotto significa: ascolta tutti, ma decide solo lui. Con la capacità però di trattare con tutti, pesi piccoli, medi o massimi che siano. L’hanno chiamata rivoluzione arancione (dal colore usato in campagna elettorale, ndr), ma l’ex avvocato di Carlo De Benedetti, che veniva considerato da avversari e sostenitori la variante lombarda di Nichi Vendola, quando si è insediato a Palazzo Marino, aveva piuttosto l’aria di uno che aveva combattuto le Cinque giornate di Milano, statuti albertini e moderazione. E infatti alla fine ha scontentato (quasi) tutta la sinistra ingaggiando l’ex democristiano Bruno Tabacci per risanare i bilanci pubblici di Milano» (Cristina Giudici) [Fog 6/10/2011].
• Dopo un fidanzamento ventennale, il 9 aprile 2011 ha sposato a Venezia la giornalista di Repubblica Cinzia Sasso. «Ancora oggi Giuliano fa una cosa che quasi mi commuove, anche perché la faceva mio padre: ogni mattina prende un fazzoletto pulito di batista. Ecco, quel fazzoletto candido che risparmia gli sprechi della carta lo rappresenta molto (…) Con le mani non sa fare niente, se ti si rompe qualcosa in casa è inutile. Poi non mi porta mai al cinema a vedere i film che piacciono a me: per lui, solo film da ridere. Per dire, non si è perso uno solo degli ultimi Vacanze di Natale: dice che già la vita è difficile, che almeno al cinema bisogna farsi quattro risate. Ed è disordinato: a letto legge i giornali e li butta dove capita, la mattina devo scavalcare un cumulo (...) Non ha figli, è vero, ma non ha neanche rimpianti. Sente figli i figli dei suoi fratelli - guai a chiamarli nipoti, gli sembra di essere nonno -, sente figlio mio figlio Francesco, e non solo» (ad Isabella Mazzitelli) [Vty 25/5/2011].
• «Con l’eschimo in gioventù, oggi in loden verde, è un tipico esponente della Milano calvinista, quella che ritiene che oggi il vero lusso sia poter girare in bicicletta la città superinquinata e soffocata dal traffico e trova assai volgare quelli con l’auto blu e tanto d’autista in estenuante attesa fuori dal ristorante “Il Bolognese” o dall’hotel Four Season, in via del Gesù» (Chiara Beria di Argentine).
• Si addormenta leggendo cinque pagine di Topolino: «Hanno una funzione calmante. Sono la cosa che mi distende di più». La mattina fa sempre un bagno caldo. Porta spesso calze rosse.