31 maggio 2012
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Biografia di Andrea Pirlo
• Brescia 19 maggio 1979. Calciatore. Centrocampista. Della Juventus (dal 2011/2012). Lanciato dal Brescia (esordio in Serie A il 21 maggio 1995 in Reggiana-Brescia 2-0), ha giocato con Inter, Reggina e Milan (per dieci stagioni). Ha vinto due Champions League (2003, 2007, con il Milan), un mondiale per club (2007, Milan), quattro scudetti (2004 e 2011 con il Milan, 2012 e 2013 con la Juve) ecc. Esordio in nazionale il 7 settembre 2002 contro l’Azerbaigian. Oltre cento presenze, con gli azzurri ha vinto i Mondiali del 2006: in gol contro il Ghana, realizzò il primo dei cinque rigori con cui battemmo la Francia nella finale di Berlino. Agli Europei 2008 ha segnato su rigore il gol dell’1 a 0 contro la Francia (risultato finale 2-0) per poi saltare causa una squalifica il quarto di finale perso ai rigori contro la Spagna; a quelli del 2012 segna su punizione il primo gol nella sfida con la Croazia (1-1) nel girone iniziale. Nei quarti vittoriosi contro l’Inghilterra, realizza il terzo rigore con un cucchiaio. «Non è per il cucchiaio in sé, quanto per l’idea di farlo nel momento più delicato della partita, quando rischiano solo i campioni veri. Perché senza quel cucchiaio l’Italia forse non avrebbe vinto: quel tiro è la tromba del generale Custer. Il segnale della vita che resuscita dopo il collasso. Arrivano i nostri. Pirlo è questo: il comandante muto, parla coi piedi» (Beppe Di Corrado) [Fog 26/6/2012]. Con l’under 21 vinse gli Europei del 2000, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Atene (2004). Più volte nella top ten del Pallone d’Oro: 2006 (nono), 2007 (quinto), 2012 (settimo), 2013 (decimo). Nomination anche nel 2004 e 2005.
• «Nasce rifinitore avanzato. Mazzone, ai tempi del Brescia, lo arretrò per favorirne la coesistenza con Roberto Baggio. Tanto che, quando al Milan Ancelotti gli chiede il famoso passo indietro, il giovanotto risponde, papale papale: “L’ho già fatto”. Ha una facilità di calcio che a Gigi Simoni ricorda il violino di Rivera. Non ha un gran fisico (1,77 per 68 chili), ma non è nemmeno un “abatino”. O meglio: è l’evoluzione della specie» (Roberto Beccantini).
• «Nel 1994 Mircea Lucescu intravede in quel ragazzo incessantemente immusonito le stimmate del campione. A ripescare l’episodio è un testimone diretto, Salvatore Giunta, uno dei protagonisti del Brescia di quegli anni. “Stavamo giocando un’amichevole contro il Darfo di Cnd, l’attuale serie D, ricorda Salvatore quando a un certo punto Pirlo fa un numero dei suoi, lasciandosi dietro due o tre avversari. Una di quelle giocate che fanno incazzare i cosiddetti vecchi, e infatti nell’azione successiva “Keegan Marinoni” gliela torna con una legnata che lo fa volare per aria. È a quel punto che Lucescu, che fino a quel giorno ad Andrea non aveva concesso nessuna confidenza, entra in campo come un invasato e si mette a inveire contro gli avversari, dicendo loro che sono degli incoscienti, dei pazzi scriteriati. ‘Questo ragazzino diventerà uno dei più forti giocatori al mondo’, gridava (…). Quando finisce di gridare Marinoni lo guarda e gli risponde: ‘Ah sì, quello è un campione? E io sono il campione della Bassa’”» (Carlos Passerini) [Cds 2/10/2012].
• «L’uomo che ha cambiato il destino di Pirlo, consentendone il passaggio al Milan, si chiama Andrés Guglielminpietro, abbreviato in Guly, e ha frequentato il campionato italiano per sei stagioni (dal 1998 al 2004). Nel giugno 2001, Inter e Milan trovarono l’accordo per il passaggio di Pirlo in rossonero, in cambio di Guly e di cinque miliardi e mezzo (di lire). Scambio bizzarro, per un club che aveva a lungo corteggiato Pirlo, organizzando persino un’amichevole a porte chiuse ad Appiano (30 novembre 1995), per vederlo insieme con Baronio. Ma uno scambio che rientra nell’illogicità del calcio. Che Pirlo fosse un talento, l’Inter lo aveva capito il 4 agosto 1998, contro il Liverpool, al Trofeo Pirelli, quando Simoni lo paragonò (a ragione) a Rivera e Moratti disse: “Deve essere meraviglioso giocare con uno come Pirlo”. Però il decollo non è mai avvenuto: 18 presenze al primo anno, nella centrifuga dei quattro allenatori; un breve contatto nel 1999, quando sulla panchina nerazzurra c’era Lippi che parlò benissimo del ragazzo, ma gli consigliò di cercarsi un club dove giocare stabilmente (la Reggina); una burrascosa esperienza con Tardelli, prima di andare, al Brescia (in prestito), dove Mazzone lo piazzò nel ruolo dove è diventato grande» (Fabio Monti).
• «Tutte le azioni nascono dai suoi piedi e dalla sua testa, tutti i gol vengono innescati da una sua “pensata”. “Quando ero bambino mi dicevano che avevo gli occhi anche nella schiena, perché riuscivo a vedere l’azione prima degli altri. Credo che sia una delle mie caratteristiche principali, forse la più importante considerando il ruolo che ricopro. E poi mi sono abituato a essere rapido nel pensiero: se velocizzi la mente, anche le gambe vanno di corsa. È una specie di conseguenza”» (Andrea Schianchi).
• «Pirlo è la perfezione dello stile unita all’efficacia, la classe al servizio degli altri e mai di se stesso. Il calcio, appunto. La differenza con gli altri: geniali, ma approssimativi; efficaci, ma rozzi; fantasiosi, ma individualisti. Pirlo è il talento confezionato: libero, ma impostato come un calcolatore. E’ la sintesi, la modernità, uno che studia il pallone come oggetto per capire dove bisogna colpirlo per avere quell’effetto là. Pirlo è un mostro che spesso finisce per non essere glorificato. Perché all’appariscenza ha preferito l’eleganza. Ce l’abbiamo noi. Teniamocelo, godiamocelo. Così non ce ne saranno altri» (Beppe Di Corrado).
• Specialista dei calci di punizione: «S’è inventato l’ascensore, quel tiro mutuato dalla tecnica di Juninho Pernambucano: la palla colpita con solo tre dita, proprio in quel punto preciso che la fa schizzare prima in alto e poi di botto in basso, facendo uno zig-zag strano e imprendibile» (Beppe Di Corrado).
• Sposato dal 2001 con Deborah, due figli, Nicolò (1 giugno 2003) e Angela (17 novembre 2006), a gennaio 2014 ha iniziato le pratiche per la separazione. Ora è legato a Valentina Baldini, pierre nel campo dell’immobiliare, ex di Riccardo Grande Stevens, figlio dello storico avvocato della famiglia Agnelli.
• Insieme alla famiglia possiede un’azienda produttrice di vini, la Pratum Coller: «Solo una delle numerose attività del centrocampista bresciano che, tramite la holding A.P. Sport Service, gestisce un importante patrimonio immobiliare e la Fidbon, azienda da lui fondata che lavora il ferro e l’acciaio. Che chiude i bilanci in attivo» (Diego Angelino) [Ven 29/11/2013]. «Il vino e le aziende siderurgiche di famiglia. La vedremo dietro la scrivania, in futuro? “Il vino è una passione, quando ero piccolo i nonni avevano un vigneto e facevamo la vendemmia. Le aziende, per ora, le seguono papà e mio fratello, ci sentiamo quando c’è da prendere qualche decisione. Al dopo non ci penso: giocherò finche avrò voglia, mi piacerebbe fare un’esperienza all’estero fra qualche anno”» (Giacomo Fasola) [Style 25/4/2013].
• Ha smentito seccamente di avere origini sinti dal lato paterno della famiglia (come scrisse Gianfrancesco Turano sull’Espresso nel maggio 2012): «Sono anni che questa storia circola, e non sono mai riuscito a capire chi l’abbia messa in giro».
• Gioca a golf e adora la moda. «Ho uno stile particolare, un po’ diverso, non i soliti marchi che mettono tutti. Mi piace vestire british e sperimentare».