Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Sergio Pininfarina

• Torino 8 settembre 1926 – Torino 3 luglio 2012. Designer. Nel settembre 2005 fu nominato senatore a vita da Carlo Azeglio Ciampi. Figlio di Battista Farina detto Pinin (1893-1966), il battilastra torinese che nel 1930 creò il marchio di design automobilistico più noto al mondo (il diminutivo «pinin» al cognome di famiglia è stato aggiunto nel 1961 per decreto presidenziale). È stato presidente dell’Unione industriale di Torino (1978-1984), presidente di Confindustria (1988-1992), parlamentare europeo con il Pli (1979-1988), presidente dell’Oica, l’Organisation Internationales des Costructores d’Automobiles (1987-1989). Ha anche insegnato al Politecnico di Torino Progettazione di carrozzeria. Cavaliere del lavoro dal 1976, nel 1979 ricevette la Legion d’Onore dal Capo dello stato francese Valéry Giscard d’Estaing.

• «Le macchine senza tempo degli anni Sessanta hanno tutte la sua firma: l’Alfa Duetto, la Ferrari Daytona, la Fiat 124 spider, per fare solo tre nomi» (Antonio Jacchia).

• «Da ragazzo sognava di fare il musicista. “Volevo diventare un direttore d’orchestra – racconta – per amore della musica e perché sentivo di essere portato per l’organizzazione del lavoro. Alla fine prevalse il fascino della Carrozzeria: per un giovane era un richiamo irresistibile. Mio padre mi portava ai saloni, mi teneva al corrente delle cose più importanti che accadevano. Fece di tutto per mettermi nello spirito di questa azienda. Il debutto degli anni Cinquanta è stato importante, per me e per la Pininfarina. Mi sono laureato, sposato e ho avuto il primo figlio. L’azienda ha cominciato a cambiare passo, a pensare in grande. Fu allora che mio padre incontrò Enzo Ferrari, del resto era un passaggio naturale e inevitabile. Entrambi avevano un carattere complesso, fu persino difficile stabilire dove avrebbero dovuto vedersi. A Maranello? A Torino? La scelta fu salomonica, si scelse una via di mezzo, Tortona. Eravamo in quattro, loro due, un direttore commerciale del Cavallino rampante ed io. Fu una giornata sorprendente. Nacque subito una profonda simpatia umana fra i due, evidentemente Ferrari ammirava quello che faceva Pininfarina e viceversa. Mio padre scalpitava all’idea di collaborare con Ferrari. Al ritorno da Tortona, mentre guidava, disse: ‘Della Ferrari te ne occupi tu’. Pensai di non aver capito, troppo bello per essere vero. E lui, bruscamente, ribadì: ‘Te ne occupi tu’. Ma di cosa? ‘Di tutto, no?’. Voleva dire di prodotti, rapporti commerciali, saloni, modelli, prototipi. Era la sua investitura e, allo stesso tempo, una mossa che non toglieva nulla a nessuno in azienda. Una nuova iniziativa affidata ad una figura nuova. Accettai con entusiasmo”» (Marco Zatterin).

• «L’ingegner Ferrari mi diceva: “Quando escono le tue macchine non mi dicono niente. Le guardo e sono sempre un po’ deluso. Poi con il passare degli anni si vede che le tue macchine durano. Le altre dimostrano di non avere la medesima sostanza. Anche se inizialmente mi avevano colpito di più”».
• «Il processo di futurizzazione è lento e graduale ma inarrestabile. Più che l’auto, cambierà il concetto di mobilità, ad esempio con piccole vetture da affittare per l’ingresso nei centri urbani. Non avremo le astronavi che qualcuno ipotizzava negli anni Sessanta, è invece il modo di muoversi che sta cambiando tantissimo».
• «“Bisogna essere positivi e crederci”, ricordava. Senza far mancare l’ironia, sempre buon indicatore di umanità, come il gusto di cogliere il ridicolo in alcune situazioni. Così gli capitava di chiamare la fedele segretaria di una vita, la signora Vittoria Pellegatti, e dettarle lettere al vetriolo per protestare (contro un articolo di giornale o una decisione industriale) senza risparmiarsi nulla nei giudizi, ma raccomandando: “La tenga lì e me la faccia rileggere domattina”. Mai nessuna missiva di questo genere è poi stata spedita» (Francesco Antonioli) [S24 4/7/2012]
• «Gianni Agnelli, quando parlava del suo amico Sergio Pininfarina, lo definiva “un galantuomo, una persona perbene”. Nella storia dell’industria italiana il posto dell’ingegner Sergio è quello di un torinese a tutto tondo, ma un torinese del mondo, per dire uno di quei personaggi di casa a New York come a Tokyo (…) Una Ferrari, un treno superveloce, uno yacht, la fiaccola delle Olimpiadi o un paio di sci, partoriti dalla sua fantasia e tratteggiati dalla sua matita, erano destinati a diventare oggetti di culto, sovente opere d’arte esposte nei più famosi musei del mondo (…) Carattere cordiale e comunque capace anche di imporsi con durezza e con qualche scatto di ira non sempre controllata, al massimo della sua carriera di maestro designer sembra consacrato solo all’auto, allo stile, alle sue fabbriche che producono i modelli da lui disegnati. Ma l’elezione alla presidenza degli industriali torinesi, lo dirotta verso la politica (…) La politica lo contagia ma non gli impedisce di disegnare nel 1988 la Ferrari Testarossa. Quando espone in una Mosca ancora capitale dell’Urss una Ferrari si scatena la corsa ai biglietti per andare ad ammirarla al Sokolniki Park. E il liberale Pininfarina è contento» (Salvatore Tropea) [Rep 4/7/2012].

• Insieme agli altri senatori a vita è stato al centro di forti polemiche durante il governo Prodi per il peso dei loro voti in Senato. Assente al voto di fiducia sulla Finanziaria 2007 e 2008, a quello sul reincarico a Prodi ma anche a quello sull’insediamento del Berlusconi IV. Quella che fece più rumore, però, fu la sua astensione (al Senato equivale a un voto contrario) alla relazione di D’Alema sulla politica estera del governo, il 21 febbraio 2007: combinata con quella di Andreotti e con l’assenza di due dissidenti della sinistra radicale, portò Prodi alle dimissioni. Il senatore liberale Valerio Zanone, suo amico, disse che gli aveva promesso che avrebbe votato a favore. «Al momento del voto sul banco di Pininfarina va in scena persino una piccola rissa con fogli che volano e qualche strattone».

• Nel 2001 passò il timone dell’azienda al primogenito Andrea (1957) poi scomparso tragicamente nella mattinata del 7 agosto 2008 travolto, nei pressi di Trofarello (Torino), da una Ford Fiesta guidata da un pensionato che non lo ha visto arrivare (si dirigeva in ufficio a bordo di una Vespa grigia).

• Fu sposato con Giorgia Gianolio, oltre ad Andrea altri due figli: Lorenza (vicepresidente del gruppo di famiglia fino al 2009) e Paolo (vedi).
• Al Salone di Ginevra del 2013 la Ferrari presentò una concept car a lui dedicata, tiratura limitata di sei vetture.