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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Nicola Pietrangeli

• Tunisi (Tunisia) 11 settembre 1933. Ex tennista. Vincitore del Roland Garros nel 1959 e nel 1960 (sconfitto in finale da Manuel Santana nel 1961 e nel 1964). Capitano della squadra italiana che vinse la coppa Davis nel 1976. «Mi dicono che se mi fossi allenato di più chissà cosa avrei potuto vincere. La mia risposta è sempre la stessa: avrei vinto di più, però mi sarei divertito di meno...».
• «Il nostro migliore tennista di sempre insieme ad Adriano Panatta. Padre italiano e madre russa, Nick nel passato ha due vittorie agli Internazionali d’Italia, nel 1957 e nel 1961 – quest’ultima, a Torino, contro il grandissimo Rod Laver – e ben 164 match in coppa Davis, un record praticamente imbattibile. “Mi parlano della famosa finale degli Internazionali d’Italia del 1961 contro Laver, ma io onestamente la ricordo poco. Ricordo invece che a Parigi, credo nel 1964, dopo aver battuto Emerson uscii dal campo ma fui costretto a tornare indietro perché la gente continuava ad applaudirmi: come a teatro. Il ricordo più amaro? La defenestrazione da capitano di coppa Davis, dopo la vittoria del 1976. Ve lo immaginate Bearzot silurato dopo aver vinto i Mondiali perché magari non andava d’accordo con Tardelli? A me capitò una cosa del genere. E i giornalisti si comportarono male”. Nel 1960 rifiutò 5.000 dollari per passare fra i professionisti, perché commosso dalla cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi a Roma. “Stracciai l’assegno, non mi andava di non poter più giocare in coppa Davis per l’Italia”. Oggi Pietrangeli che tennista sarebbe? “Un tennista ricco, questo di sicuro”» (Stefano Semeraro).
• Dalla madre di sangue nobile ha ereditato il titolo di conte. «Ha la residenza a Montecarlo, parla perfettamente francese, ma nessuno come lui rappresenta la romanità gaudente e salottiera. Nacque a Tunisi perché il nonno muratore aveva tentato la fortuna all’estero e, come racconta Nicola, “casa dopo casa, palazzo dopo palazzo...”, aveva garantito al figlio Giulio una vita agiata, fra studio e sport, consentendogli di diventare il numero due del tennis tunisino. Nicola gli zampetta a fianco con la racchetta in mano, ma poi c’è la guerra, il padre rinchiuso in campo di concentramento e nel 1945 l’espulsione dalla Tunisia» (La Gazzetta dello Sport).
• «La mia prima partita? In campo di concentramento, in Tunisia. Avevo 10 anni. Mio padre ci si trovava insieme con tanti altri italiani, aveva costruito un campo da tennis. Una volta andai a trovarlo e giocammo insieme la finale di un torneo fra prigionieri. Vincemmo, il premio fu un pettine fatto con le schegge di bombe. Era il 1945» [Stefano Semeraro, Sta 9/9/2013].
• «C’è molta leggenda intorno alle mie avventure. Sono stato sposato per quasi vent’anni e ho tradito mia moglie (Susanna Artero, madre dei suoi tre figli – ndr) solo quando ero lontano da Roma. Sono stato 7 anni con Licia Colò e non le ho mai fatto le corna. Altro che donnaiolo» (da un’intervista di Mario Gherarducci).
• Ottimo calciatore, un passato nelle giovanili della Lazio, di cui è tifoso: «Fino ai 20 anni ero più promettente con il pallone che con le palline».
• Unico tennista italiano ammesso nella Hall of Fame del Museo del Tennis di Newport (California). Nell’arca, dal 15 luglio 2006, c’è anche il giornalista Gianni Clerici.