31 maggio 2012
Tags : Leonardo Pieraccioni
Biografia di Leonardo Pieraccioni
• Firenze 17 febbraio 1965. Regista. Attore. Film: I laureati (1995), Il ciclone (1996, Nastro d’argento miglior protagonista e per la sceneggiatura), Fuochi d’artificio (1997), Il pesce innamorato (1999), Il principe e il pirata (2001), Il paradiso all’improvviso (2003), Ti amo in tutte le lingue del mondo (2005), Una moglie bellissima (2007, terzo posto al box office italiano di dicembre-gennaio), Io & Marilyn (2009), Finalmente la felicità (2011), Un fantastico via vai (2013) e Il professor Cenerentolo (2015). «Se racconti la verità, non sbagli mai».
• «Ho iniziato andando in giro con Ceccherini, Panariello e Conti, facevamo spettacoli di piazza che erano delle vere e proprie battaglie. A Figline Valdarno c’era un proprietario di discoteca che si divertiva a vedere quanto tempo riuscivamo a restare in scena. Il pubblico era tremendo, ricordo ancora la voce di uno spettatore che, appena iniziavo a dire qualcosa, mi gridava “la tu’ sorella”. La cosa più terribile erano le “convention” per le ditte. Ti mettono su un trespolo e devi far ridere. Una volta capitò che il pubblico restasse immobile. Mi spiegarono poi che erano tedeschi. Alla fine gli ho fatto le ombre cinesi, sennò non ci pagavano. Schiaffoni non ne ho mai presi. Però avevo una paura tremenda di dirigere, la prima inquadratura della mia vita me la sono fatta dare da Giovanni Veronesi. Da allora ho capito quanto è vera quella cosa che una volta ha detto Truffaut: “Il regista è uno che deve trovare le risposte anche quando non ne ha affatto”. Penso di essere un “clown bianco”, cioè un comico di reazione, uno che ha bisogno di avere accanto il “clown rosso” che mi fa cadere il cappello dalla testa e così parte la risata. Perché? Beh, mi sono guardato allo specchio e ho visto che ero troppo bello per essere nell’altro ruolo. Benvenuti e De Bernardi mi hanno spiegato che esistono due categorie fondamentali di comici, “trombanti” e “non trombanti” e che io appartengo alla prima» (da un’intervista di Fulvia Caprara).
• Ha deciso di fare l’attore quando ha visto Madonna che silenzio c’è stasera, film del 1982 diretto da Maurizio Ponzi con Francesco Nuti protagonista. «Nuti era un artista vero. Solo, ha confuso la fortuna di fare questo mestiere con la vita reale (…) Come diceva Celentano, il successo non te lo porti a letto. Il cinema non è la vita reale. Sordi diceva sempre: dopo il film, torno a casa. Quello è il tovagliolo, quello è il piatto, quella è la forchetta. Ecco, Pieraccio’, non ti dimenticare mai di questo» (a Luca Vinci) [Lib 25/1/2014].
• «Il successo del Ciclone è nato da una congiunzione astrale che capita una sola volta ogni dieci anni. È stato come vincere una partita di calcio facendo 12 gol di testa. In quel periodo i Cecchi Gori vivevano lo pseudodramma che incassasse meno de I laureati. Insomma la vera regola del cinema è che non ci sono regole. Comunque è stato grazie a Rita Rusic che ho cominciato a fare cinema, ero ormai abituato alle porte sbattute in faccia dai produttori. Lei capì subito le potenzialità mie e del film».
• «È la faccia buona del cinema italiano popolare: un bravo ragazzo di provincia che regala a un pubblico che non vuole pensare favole capaci di scorrere come acqua fresca» (Simonetta Robiony).
• «Cavalca con orgoglio le piccole (e grandi) cose che danno un senso alla vita di provincia – l’amicizia come solidarietà cameratesca, la vitalità del sesso e del cibo, la forza dei propri valori piccolo-borghesi – e una buona parte del suo successo nasce proprio da qui» (Paolo Mereghetti).
• «Le recensioni più cattive me le legge Ceccherini, con perfido piacere. Dice “oggi ho comprato il Corriere...”, ma ti immagini Ceccherini che compra il Corriere? Lo fa solo quando parlano male di me (…) La mia casetta nel bosco è Firenze. Le terrazze di Roma non le amo. A Roma ti chiedono “quanto ha fatto il film?”, a Firenze ti chiedono se è bello» (a Vinci, cit.).
• «Gira sempre lo stesso film? “Ho provato a fare un professore cattivo ma non ero credibile”. Gli esperimenti sono finiti nel ’97 con Il mio West, unico film di cui non è stato regista: “Fece 18 miliardi di lire”. Il suo incasso più basso» (Valerio Cappelli).
• «Solo Tarantino può fare un film su una pizza che incontra una tarantola, e gli viene un capolavoro. Io no. Faccio commedie».
• È tra i sostenitori di “Cure 2 Children”, la fondazione che aiuta, attraverso i medici dell’ospedale Meyer di Firenze, i bambini malati di tumore o affetti da patologie del sangue.
• Favorevole alla tramvia Giotto, ha scritto un appello ai concittadini: «Facciamola questa tramvia, ragazzi, forza!».
• Di Renzi pensa sia «uno straordinario personaggio da commedia dell’arte. Rottama tutti e poi parla con quelli che voleva rottamare! Renzi ha un gran talento da attore: ma non è il “nuovo” che pretende di essere. Proprio come il Movimento 5 Stelle... Stanno lì a dire “no!”, come i bambini, “e poi no! E no! no! no!”. Gnè... E allora se mi richiedono il voto, gli dico anche io: “No!”. Quando diventi il primo partito d’Italia non puoi continuare a dire solo “no!”...».
• Fama di avaro. «Non tirato, ma tiratissimo: ha i coccodrilli in tasca, e non ti offre un caffè manco morto» (Giorgio Panariello) [N20 29/9/2011].
• Sempre circondato da belle donne, una lunga storia con Samantha de Grenet, per anni è stato legato a Laura Torrisi, protagonista di Una moglie bellissima, da cui ha avuto una figlia, Martina (13 dicembre 2010). Si sono lasciati nel 2014.
• «Non ho mai chiuso un film con “e vissero felici e contenti”, ho sempre lasciato un punto interrogativo, ma adesso farei separare la coppia dopo sette, otto anni. (…) Ho cinquant’anni, sono diventato padre, mi sono separato e comincio a supporre che l’amore e la famiglia del Mulino Bianco non esistano. L’85 per cento dei miei amici ha sfasciato la famiglia. E non quelli che fanno ’sto mestiere del cinema, per loro vale la regola dei cani, ogni anno da sposato ne vale sette, perché siamo tutti nevrotici, partiamo a fare un film, l’attrice sembra la donna della nostra vita, chiuso il set capiamo che non lo era, nel frattempo abbiamo fatto grandi casini» (a Maria Pia Fusco) [Rep 1/12/2015].