31 maggio 2012
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Biografia di Marina Petrella
• Roma 23 agosto 1954. Ex terrorista. Dipendente comunale, entrò giovanissima nella colonna romana delle Brigate rosse. Condannata all’ergastolo nel 1988.
• Arrestata in Francia (ad Argenteuil, nella banlieu di Parigi) il 22 agosto 2007, dopo 14 anni di latitanza.
• Da tempo assistente sociale, «ad Argenteuil si è presentata di persona al commissariato con le carte per dimostrare che c’era un errore, l’automobile coinvolta in un incidente non era più sua, l’aveva venduta da tempo. Sembrava una formalità. Il tempo di un controllo al computer e la donna condannata all’ergastolo al processo Moro-ter nel 1988 è stata arrestata ed ammanettata davanti alla figlia Emanuela, 10 anni» (Stefano Montefiori).
• Il 9 giugno 2008 il primo ministro francese François Fillon ha firmato il decreto di estradizione, ma il presidente Sarkozy ne ha sollecitato la grazia al presidente Napolitano «tenendo conto di quando è avvenuta la condanna e delle condizioni di salute della donna» (una mossa che ha causato qualche attrito con il Quirinale). Tutta la famiglia Sarkozy si è interessata al caso: Carla Bruni in giugno intervistata da Libération disse che «questa donna dev’essere curata, come ogni persona umana, e la prigione non è il luogo ideale». Il mese dopo andò a visitarla in carcere la sorella di Carla, Valeria Bruni Tedeschi: «Posso solo dire che questa persona sta molto male, è arrivata a pesare 40 chili, non mangia da aprile ed è stata sottoposta a un trattamento di perfusione». La Guardasigilli Rachida Dati ha confermato in luglio che la Petrella (ricoverata nella clinica psichiatrica del carcere di Fleury-Mérogis) sarà trasferita nel nostro paese dopo l’esame del suo ricorso in Consiglio di Stato. Il 5 agosto 2008 la corte di Appello di Versailles le ha concesso la libertà vigilata, sempre in attesa dell’estradizione, perché le sue condizioni psico-fisiche («tendenze suicide e gravi disturbi depressivi» secondo la relazione pscichiatrica) sono incompatibili con il regime carcerario. È stata ricoverata all’ospedale Sainte-Anne di Parigi. Il 12 ottobre 2008 Sarkozy ha deciso di non estradarla per «ragioni umanitarie», misura presa in considerazione solo per «la situazione di salute» della diretta interessata. Si è conclusa così la sua vicenda giudiziaria.
• «Fino all’agosto (del 2007) mia madre viveva un’esistenza regolare alla luce del sole, lavorando, pagando le tasse e gestendo una famiglia. All’improvviso l’hanno convocata in un ufficio di polizia e portata in galera, per rispedirla in Italia e quindi in un altro carcere, contraddicendo ciò che la Francia stessa aveva promesso più di vent’anni fa», disse la figlia Elisa alludendo alla dottrina Mitterrand, che garantiva l’ospitalità ai terroristi a patto che deponessero le armi. Ma già nel 2004, nel clamore suscitato dal caso Battisti, il Consiglio di Stato francese aveva stabilito che la dottrina Mitterrand è ormai «priva di ogni effetto giuridico».
• «Il caso Petrella rappresenta per la comunità dei “rifugiati” (in Francia – ndr) un punto di svolta. A seconda di come si concluderà, avrà effetti decisivi su tutti gli altri che proseguono le loro “normali” esistenze francesi, fatte di lavori e famiglie ormai regolari, ma sempre col rischio di un “incidente” che può interrompere quella regolarità e riaprire vecchie pendenze penali per fatti di 25 o 30 anni fa. Crimini colorati di politica che in Italia non sono stati dimenticati, soprattutto dai familiari delle vittime, e che la Francia ha deciso di nascondere sotto il tappeto quando s’è ritrovata i responsabili in casa propria; salvo dare ogni tanto un colpo di ramazza. Come ha fatto con Marina Petrella» (Giovanni Bianconi).
• Arrestata per la prima volta nel 1978 assieme al futuro marito Luigi Novelli (Roma 12 febbraio 1953). I due furono inviati al soggiorno obbligato a Montereale, un paesino in provincia dell’Aquila. Nell’agosto 1980 fuggirono per partecipare alle riunioni della direzione delle Brigate rosse che stava decidendo la cosiddetta “campagna d’autunno” e il rapimento del magistrato Giovanni D’Urso. Nuovo arresto il 7 dicembre 1982 dopo uno scontro con i carabinieri su un autobus a Roma. Il sequestro D’Urso, l’uccisione del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi (31 dicembre 1980) e del vicequestore Sebastiano Vinci (19 giugno 1981), il tentato sequestro del vicecapo della Digos, Nicola Simone, sono alcuni dei reati dei quali la donna è chiamata a rispondere. Aveva lasciato l’Italia nel 1993.
• Dal matrimonio con Novelli (celebrato a Rebibbia nel 1983) ha avuto la figlia Elisa, nata in carcere il 24 agosto 1983. Emanuela, nata nel 1997, è figlia del suo secondo marito, l’algerino Ahmed.