31 maggio 2012
Tags : Gianluca Petrella
Biografia di Gianluca Petrella
• Bari 14 marzo 1975. Trombonista. Nel 2006 e nel 2007 premiato dal referendum del Down Beat (la rivista di jazz più importante del mondo) come miglior giovane jazzista dell’anno (primo italiano nella storia), e con l’Eurodjango come miglior nuovo talento europeo. Dal 2012 al 2014 direttore artistico del Bari in jazz.
• «Gianluca aveva 11 anni quando cominciò a suonare il trombone nelle processioni di paese. “Il capobanda faceva il palo sul portone, le donne strillavano, si strappavano i capelli e quando usciva il morto ci mettevamo a suonare; Rassegnazione, Angoscia, Quante lacrime erano tra le più gettonate ma la marcia che andava più forte in assoluto era Jone di Errico Petrella, compositore siciliano dell’Ottocento”. (…) Barese, ultimo di tre fratelli musicisti, Gianluca Petrella (con Errico nessuna parentela) ha vissuto in Germania, in Francia, tornato in Italia ha trascorso un periodo a Bologna e infine ha scelto Torino, la città industriale e magica “senza strettoie né zigzag, dov’è passato Nostradamus ed è impazzito Nietzsche, un posto di simboli e misteri”. (…) “Da piccolo non avevo molti interessi, neanche il trombone mi entusiasmava, lo suonava mio padre e non capivo la ‘missione’, a dieci anni è più naturale avvicinarsi al pianoforte o al violino, al flauto traverso, magari al canto. Dopo la terza media andai al conservatorio dove l’impostazione era molto seria, dovevo stare attento alla postura, alla tecnica; per fortuna avevo un gruppo di amici che la sera si riuniva per suonare e questo per un ragazzino è importante, sottrae all’obbligo, apre un mondo parallelo. Finito il conservatorio, cominciai a studiare soffermandomi sulle cose, a lasciarmi catturare”. (…) Si esibisce nei grandi club come il Birdland e il Blue Note di New York, il Sunset e il Sunside a Parigi “ma il mio preferito è il Bimhuis di Amsterdam, costruito come un anfiteatro romano sul Grand Canal con le gradinate e in basso l’orchestra sovrastata da una vetrata gigantesca. La cosa più bella in uno spettacolo è il contatto con il pubblico che ti carica, anche se non dormo da giorni in quei momenti trovo sempre la concentrazione”. Suona in più formazioni, come il quartetto Tubolibre di Slaves e la Cosmic Band a dieci elementi nella quale ha trovato il suo mix di rock, free ed elettronica (…). Anarchico per vocazione, è affascinato dalla rivoluzione libertaria degli anni Sessanta e Settanta “quando c’era quel filo tra musica e politica...”, dal free jazz di Dolphy e Coleman “il dio che in un’epoca dominata dal be bop stravolse un’idea di jazz molto compatta e definita” ma anche dal jazz rock di Weather Report e Soft Machine o “dal Miles Davis che dall’album Bitches Brew osò la svolta elettronica spostandosi nei territori dove si muovevano i grandi alla Hendrix e scandalizzò i puristi nostalgici degli anni Cinquanta, spinto dalla fame di successo” che non è una colpa, quando poggia sulla benedizione del talento. Gianluca ascolta hip hop e Debussy, detesta “il pop che non sfida ma compiace e appiattisce i gusti dei giovani”, è scettico su “certi meccanismi da star system che stanno prendendo piede anche nel mondo della musica alternativa”. Legge Dostoevskij, Bulgakov, Tolstoj (“grande la fiaba Ivan lo scemo”), storie di infelicità raggelata come Bambino 44 ambientato da Tom Rob Smith nell’Urss del 1953; ama ancora di più gli americani, l’Eddie Bunker di Educazione di una canaglia e Cane mangia cane, il Cormack Mc-Carthy di Non è un paese per vecchi (“il romanzo molto meglio del film, i fratelli Coen sono troppo precisini”). (…)» (Maria Serena Natale) [Cds 23/1/2011].
• Ha due figli gemelli, Amanda e Moreno.