31 maggio 2012
Tags : Carlo Pernat
Biografia di Carlo Pernat
• Genova 9 agosto 1948. Manager. «Vive da sempre nel mondo del motomondiale, ha visto passare fior di campioni, per molti di loro è stato prima un padre, poi un manager quindi un consigliere» (La Stampa). Dal 2014 responsabile delle relazioni esterne e della comunicazione del Team Italia.
• Fu lui a far esordire nel motomondiale Valentino Rossi: «Graziano Rossi, suo padre, mi disse: “Vieni a vedere mio figlio”. Era il ’95 e capii subito che era un matto, faceva delle traiettorie… Firmò per tre anni, 30, 90 e 180 milioni. Ti ho mai raccontato quella volta di Villeneuve? Nel ’97 vinsero entrambi il Mondiale, Valentino in 125 e Jacques con la Renault in Formula Uno. Siccome Valentino sbavava per Villeneuve, decisi di farli incontrare sul palco dei Caschi d’Oro. Era tutto organizzato, c’era la stampa, diecimila Tv… Solo che Valentino andò a ballare con gli amici. Che figura! Provai a rintracciarlo ovunque, ma niente. Non gli parlai per un paio di giorni, poi mi passò. Non gli ho mai chiesto dove fosse stato, non lo voglio sapere, è meglio» (a Moreno Pisto) [Motorcyle Ryders, Ultra sport Castelvecchi 2015].
• Era il manager di Marco Simoncelli: «Ti ho conosciuto nel 2007 quando tuo padre Paolo, una splendida persona, mi aveva chiesto di darti una mano ed io avevo accettato con grande entusiasmo perché ero sicuro che le tue doti erano grandissime e, ti dico la verità, mi facevi ritornare indietro nel tempo quando gestivo il primo Valentino Rossi, eri la sua fotocopia in tutto e per tutto. Carattere solare, spontaneo e simpatico naturale, con tanta voglia di arrivare, curioso come una scimmia volevi sapere tutto di tutti e con un sesto senso che ti faceva arrivare sempre prima degli altri- Mancava poco per arrivare a coronare il tuo sogno nella classe regina, avevamo fatto tutto quanto bene ma non avevamo previsto questo maledetto destino che ti fregato come solo lui sa fare alla faccia dei nostri sogni e dei nostri progetti. Ciao Marco vinci lassù per noi» (Così in una lettera che ha postato dopo la morte del pilota). La fondazione Simoncelli è nata da una sua idea.
• Seguì anche Loris Capirossi e Max Biaggi «che però nel ’96 licenziammo perché aveva rotto i coglioni. Andava alla Honda e si voleva portare dietro tutta la squadra. Io cosa feci? Portai il team a cena e poi a troie… contano anche quelle. Subito dopo firmarono tutti il contratto che gli proponevamo. Biaggi non lo sapeva e ci rimase malissimo» [Pisto, cit].
• Nell’ambiente si è guadagnato il soprannome di Don Carlo.
• Figlio del direttore dell’Agip di Genova: «A 26 anni dicevo che di mestiere facevo il fuori corsista di Economia e Commercio. Sono arrivato a cinque esami dalla laurea perché mio padre mi fece assumere all’ufficio tecnico dell’Eni, a Roma. Non si faceva un cazzo. Ma io volevo tornare a tutti i costi a Genova. Sul Secolo XIX trovai un annuncio per lavorare nell’ufficio marketing di un’azienda. Era la Piaggio. Mi hanno assunto in cinque minuti. Era il 1974. Piaggio in quei tempi era la numero uno, aveva soldi, budget, idee. Ho imparato a essere un uomo di marketing, poi nel ’77 passai all’ufficio stampa» [Pisto, cit].
• «Il colpo di culo l’ho avuto nel ’79, quando Piaggio ha investito nel settore sportivo comprando Gilera. Avevano bisogno di un uomo che si occupasse delle attività sportive e delle sponsorizzazioni. Non ci ho pensato un attimo, nel ’79 ho seguito la Gilera nel Cross, poi la Ferrari di Scheckter e Villeneuve, nell’82 il Giro d’Italia. Poi un giorno dell’84 mi cercano i fratelli Castiglioni, allora titolari della Cagiva. Volevano offrirmi il posto da responsabile delle attività sportive. Ci ho riflettuto quattro giorni poi ho detto sì. È stata la fortuna della mia vita. Ho continuato col Cross tre anni, vincendo due Mondiali. Nell’88 siamo arrivati nella velocità. E a fine ’89 arriva Aprilia con un megacontratto. Abbiamo preso i vari Biaggi, Valentino, Gramigni, Locatelli, Perugini. A quel tempo la comunicazione si faceva solo con le cene» [Pisto, cit].
• Quella volta che conobbe George Harrison del Beatles: «Siamo nel ’94, lui era un grande appassionato di moto. Nell’hospitality di Schwantz mi arriva ’sto qua col figlio e dice: “Ma tu sei Carlo Pernat?”. E io: “Sì”. Lui: “Me lo fai un autografo per mio figlio?”. Ho pensato che fosse un rompicoglioni… Quando mi hanno detto chi era, belin, gli son corso dietro, mi son mezzo inginocchiato, gli ho detto sorry. Cazzo, è stato lui a dire a me “are you Carlo Pernat”, ti rendi conto?» [Pisto, Cit].
• Ha una casa a Recco. Moreno Pisto: «L’arredamento è marinaresco, ci sono bottiglie e cd ovunque, segni di mozziconi spenti su un tavolino, un angolo bar da far invidia a un night club. C’è pure una chitarra Fender. “Visto che posticino?”. Fuori un giardino con buganville si affaccia a strapiombo sul mare: “Belin, qui ci porti una figa, due grappette, due cocktailini, e se non te la dà l’ammazzi. Qui ragazzi, vi assicuro, è uno spettacolo, facciam delle mangiate… facciamo anche dei numeri da circo…. In quattro o cinque con qualche amichetta… Delle volte vengono a trovarmi costaricane, rumene da Napoli, si mettono qua e prendono il sole nude, tanto non passa nessuno”» [Pisto, cit]. «Questa casa è come la mia vita: un bordello».
• «Gli amici di Pernat dicono che lui sarebbe in grado di scrivere una guida Michelin dei bordelli. Chissà quanti soldi ha speso in donne… “Puttana, un appartamento me lo sarei comprato… Però ho sempre fatto un conto di ’sto genere: se prendi una e ci vai a Portofino, finisce che spendi cento euro di benzina, 35 di parcheggio, consumo gomme e olio, 110 per la cena… Alla fine fai fuori quattrocento euro e magari non te la dà neanche. Allora io ne spendo trecento e mi diverto di più. Poi le brasiliane o le colombiane, belin, fanno anche le innamorate, ti dicono amor mio, mio amor…”» [Pisto, cit].
• Tifoso del Genoa, e nel Genoa ci ha pure lavorato: «Nel ’98, direttore marketing e comunicazione, sei mesi e poi me ne sono andato via schifato, tutto falso, venduto, comprato. Le moto, invece, sono tutto un altro ambiente. L’ho mai raccontata quella di Mamola? Puttana ragazzi, era matto, aveva la mania dei petardi. Nell’89, nei circuiti, ogni tanto sentivi queste esplosioni. Una notte Rainey dormiva con la moglie: ’sto pezzo di merda di Mamola ha preso un petardo e gliel’ha messo sotto al caravan alle quattro… Il caravan si è alzato di mezzo metro, si son cagati addosso. Ho visto Rainey che con un bastone correva dietro a Mamola…» [Pisto, cit].
• «Le donne o sono sante o sono troie. In una donna a pagamento cerco la maiala. La prima cosa che guardo è la bocca, poi tutto il resto. Ah, pure le tette, anche se rifatte. Se vuoi una troia devi andare a troie, mica devi cercare la ragazzina col viso angelico, no? Un mio amico diceva che del maiale si tiene tutto, però della maiala si tiene solo il numero di telefono [Pisto, cit].
• «Lo rispetto perché ha scelto di fare come gli pare ed è fedele alla sua linea. Molto meglio dei tanti ipocriti che fanno le porcate di nascosto» (Loris Capirossi, ex pilota di MotoGp pra commentatore della MotoGp per Sky).
• «Il tempo non passa, arriva» (il suo motto).
• «Vorrei morire mentre sto trombando con una bella figa. Vuoi sapere cosa scriverei sulla lapide? Qui riposa un uomo che si divertiva e basta, uno felicissimo della vita che ha fatto. La cosa più bella che puoi scrivere sulla mia tomba è che non cambierei niente, tranne la morte. Perché morire è brutto, gente. Ecco, scriverei così: non cambiatemi la vita, cambiatemi la morte».