Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Piero Pelù

• (Pietro) Firenze 10 febbraio 1962. Cantante. «La verginità l’ho persa quando ho tolto la plastica a Paranoid dei Black Sabbath».
• Ex leader dei Litfiba: Federico “Ghigo” Renzulli (Manocalzati, Avellino, 15 dicembre 1953) alla chitarra, Antonio Aiazzi (Firenze 17 maggio 1958) alle tastiere, Gianni Maroccolo (vedi) e poi Roberto Terzani alla chitarra basso, “Ringo de Palma” (Luca De Benedictis, 1963-1990) e poi Franco Caforio (Riccione, Rimini, 1962) alla batteria. Tra gli album del gruppo: Desaparecido (1985), 17 Re (1986), Litfiba 3 (1988), Pirata (1989), El Diablo (1990), Terremoto (1993), Spirito (1994), Mondi sommersi (1997).
• «La storia del musicista parte da lontano e risale al periodo punk di fine anni Settanta a Firenze, passa ai successi con i Litfiba (gruppo di cui è stato cantante dal 1980 al 1999) e arriva fino alla sua carriera solista che comincia nel 2000 con il disco Né buoni né cattivi e passa attraverso il successo da 500 mila copie di Il Mio Nome è Mai Più, brano contro la guerra inciso con Jovanotti e Ligabue» (Fabrizio Guglielmini).
• «Nella storia della musica italiana non esiste separazione più dannosa di quella che si verificò fra Pelù e i Litfiba di Ghigo Renzulli. È stato come separare la forma dalla sostanza. Nessuno dei due tronconi si è mai più ripreso del tutto» (Mario Luzzatto Fegiz).
• «Le doti del cantante rock le ha tutte: la comunicativa, la passione, l’originalità e, soprattutto, una presenza scenica che nessun altro ha fino ad oggi eguagliato. Piero Pelù incarna alla perfezione il ruolo, lo ha fatto straordinariamente con i Litfiba, lo fa ancora oggi, da solista. Crescendo, con il tempo, ha abbandonato parte del suo estroverso modo di essere, è maturato, è cambiato, ha capito come amministrare meglio le proprie forze e la propria intelligenza. Ha sofferto, molto, la separazione dei Litfiba, ha ondeggiato, cercando una propria strada e una propria dimensione, nel bel mezzo di un passaggio epocale, per non restare “il miglior cantante rock italiano del secolo scorso” . Ed oggi, dopo alti e bassi, ha trovato nuovamente la “retta via”, con una nuova band e un rinnovato amore per il rock» (Ernesto Assante).
• «Ho vissuto sempre con frenesia e voracità non facendomi mancare mai niente ma da qualche tempo ho scoperto, e mi dispiace per Celentano, che anche la lentezza è rock» (da un’intervista di Luca Dondoni).
• A proposito di Ligabue e Vasco Rossi: «Luciano iperrazionale, quell’altro più artistoide spericolato. Rispetto, ma non li sento vicini. Tutto quello che è calibrato a tavolino per essere nazionalpopolare mi interessa poco. Vengo dalle cantine, dalle ubriacature, dagli amici persi. Meglio la rabbia dei balconi fioriti. Se miri al nazionalpopolare, una Lady Gaga ti farà sempre il culo» (ad Andrea Scanzi) [Fat 9/2/2012].
• «Un Ufo, che ancora non hai capito se canta per scherzo e fa del rock per caso, o se in fondo si diverte soltanto... per sesso!» (Vasco Rossi a proposito di Pelù) [Rep 15/4/2012].
• «Io mi sento ancora uno sradicato in generale, non so nemmeno da dove viene il mio cognome, dico che è di origine sarda e ne sono fiero ma non so se è così».
• Album da solista: Né buoni né cattivi (2000) , U.D.S. (2004) , Soggetti smarriti (2004), In faccia (2006), Fenomeni (2008). Oggi ha un nuovo gruppo formato da tre musicisti: Saverio Lanza alle tastiere e chitarre, Daniele Bagni al basso e Paolo Baglioni alla batteria. «Questo trio è il miglior gruppo che ho avuto da anni a questa parte». Con loro ha tenuto anche una lezione-concerto al Conservatorio di Milano.
• Nel 2009 viene ufficializzato il suo ritorno nei Litfiba. L’anno successivo esce Stato libero di Litfiba, un doppio album composto da 24 canzoni storiche e due inediti (Sole nero e Barcollo). Del 2012 è Grande nazione, primo disco di inediti dopo la reunion. Reunion completata l’anno successivo col tour intitolato Trilogia 1983-1989 live 2013, che segna il ritorno sul palco degli altri due membri storici Maroccolo e Aiazzi e che, come da titolo, prevede in scaletta solo brani dei primi tre album del gruppo. Sempre nel 2013 pubblica Identikit, una raccolta con due inediti (Mille uragani e Sto Rock) di vecchi brani del suo periodo solista.
• Al Concerto del Primo Maggio del 2014 definisce il neo-premier Matteo Renzi «il boy-scout di Licio Gelli». Alle polemiche che ne sono seguite e all’accusa di avercela con l’ex-sindaco di Firenze perché nel 2009 lo sostituì come direttore artistico dell’Estate fiorentina, Pelù ha così replicato: «Ripeto per la milionesima volta che io ho creato FI. ESTA (FIrenze. ESTAte) nel 2007 con la vecchia amministrazione Domenici ma dopo 10 mesi di superlavoro ho lasciato quell’incarico di mia spontanea iniziativa, perché non mi piacevano i giochi sporchi che si facevano con il denaro pubblico. Matteo non tollera il dissenso e ha il cruccio assurdo di voler per forza piacere a tutti, ma la realtà è che Renzi è un uomo solo» (ad Ernesto Assante) [Rep 3/5/2014]. E un mese prima: «Da presidente della Provincia all’inizio lo avevo sostenuto. Poi ho partecipato a una sua conferenza per un festivalino: gran simpatia, ma in 40 minuti di discorso non ha detto niente. Un televenditore» (a Marinella Venegoni) [Sta 7/4/2014].
• Nel 2013 e nel 2014 è stato uno dei coach del talent show di Rai2 The Voice of Italy. «Lo avevamo lasciato sul palco del Concertone del Primo Maggio a giocare al ribelle e adesso ce lo ritroviamo qui, a fare il coach insieme con Raffaella Carrà, Noemi e J-Ax. Che esistano due Pelù? No, tutta colpa del contesto (…) Il Primo Maggio, in quel contesto, poteva fare il ribelle, insultare i politici, indossare l’abito del rocker ruvido, aggressivo e incazzato. Mercoledì sera, su Rai2, indossava altri panni. Se a 52 anni, a fianco della mitologica Carrà, Pelù avesse ancora insistito sul ruolo ribelle avrebbe fatto una figura patetica e il contesto lo avrebbe trascinato nella parodia di se stesso. E infatti era buonista, dispiaciuto delle eliminazioni. Un ribelle gestibile» (Aldo Grasso) [Cds 9/5/2014].
• «Nel 2011, parlando a Vanity Fair, ha detto, papale papale, che “il talent show nasce dalla televisione e, in quanto tale, è già falso”. Due anni dopo era nel cast di un talent show, The Voice su Raidue, al fianco di un mito della televisione (quindi, rebus sic stantibus, della falsità) come Raffaella Carrà. Perciò Piero Pelù è il rocker delle convergenze parallele: quando canta (o anche, perché no, quando giudica in tv) tanto di cappello. Ma quando esterna, beh, spesso è il momento di andare al bar» (Paolo Giordano) [Grn 3/5/2014].
• «Accetto anche il compromesso, detesto i talebani, anche i talebani del rock, quelli che ti vogliono solo come ai tempi di “Litfiba3”, di “17 re”, o come in “Mondi sommersi”. No, io sono come cazzo mi pare in ogni momento, ed è fondamentale da capire. Altrimenti uno non è un’artista ma una macchina per fare soldi. Non sono un juke box» (ad Alessandro Ferrucci) [Fat 23/12/2003].
• Nel 2014 ha pubblicato la sua seconda autobiografia, Identikit di un ribelle (Rizzoli), scritta insieme al giornalista musicale Massimo Cotto (già collaboratore per la stesura della prima autobiografia, Perfetto difettoso, Mondadori, 2000).
• «Mai stato comunista. Mi sento anarcoide» (a Ferrucci cit.).
• Mai stato sposato, ha tre figlie (Greta, Linda, Zoe) da due madri diverse. «Sono stato un figlio difficile e oggi mia figlia, che ha 18 anni, è ancora più complicata, visto che siamo nella fase passeggera della guerra al padre» (nel 2008).
• «Esistono solo due modi per morire bene: sul palco o a letto con la propria donna».
• Tra i favorevoli alla tramvia Giotto di Firenze.
• È stato direttore artistico dell’Estate Fiorentina 2007.
• È tifosissimo della Fiorentina: «Il mio babbo è di Massa e, come buona parte dei massesi, è juventino. La squadra locale lì ha persino la maglia bianconera. Ma io avevo sette anni nel 1969, quando la Fiorentina vinse l’ultimo scudetto. Impossibile non innamorarsi di quella squadra» (a Luca Castelli).