31 maggio 2012
Tags : Paolo Pejrone
Biografia di Paolo Pejrone
• Torino 7 giugno 1941. Architetto di giardini.
• «I giardini devono essere curati e protetti. È una follia lasciare i parchi pubblici allo sbaraglio». «Laureatosi nel 1969 in Architettura al Politecnico, diventa allievo a Londra di Russell Page, architetto di giardini, e frequenta lo studio di Roberto Burle Marx a Rio de Janeiro. Dal 1970 lavora in Italia, Francia, Svizzera, Arabia Saudita, Grecia, Inghilterra e Germania. Progetta ed esegue numerosi giardini privati nonché aree verdi di stabilimenti industriali ed enti pubblici. Collabora con giornali, riviste e pubblicazioni specialistiche». (Angelo Conti). Collabora con La Stampa.
• «Ha sempre voluto fare il giardiniere? “Lo faccio dall’età di tre anni e mezzo. Il primo lavoro che ho fatto è stato trapiantare l’insalata e irrigare un piccolo orto in Val Salice, nella collina torinese”. Come si impara a fare il giardiniere? “Giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza. Si impara guardando come fanno gli altri e cercando di ascoltare”. Chi sono i suoi maestri? “Giovanni e Maria, due giardinieri in Val Salice. Mi hanno insegnato a tenere un orto che forse è una delle cose più complesse”. Perché complesse? “Tanto è veloce a crescere tanto è veloce a morire perché ha bisogno di assistenza e di perizia”. Qual è la base? “Il giorno dopo giorno, impegno continuativo e l’esperimento”. Il giardiniere è il medico delle piante? “Certo. Deve saperle curare, anche se la mia battaglia è di non mettere né veleni né concimi chimici, né nel giardino né tanto meno nell’orto”. Che cosa le ha insegnato Russell Page? “A conoscere e a vedere: due parole molto importanti. Mi ha insegnato a fare i giardini nell’umiltà della conoscenza. Per fare un giardino bisogna conoscere tutte le piante e la maniera di coltivarle. È importantissimo avere una familiarità quotidiana con le piante. Questo rende il giardino semplice”. Il primo successo? “Ho avuto l’opportunità di fare i giardini degli alberghi della Ciga quando la Ciga apparteneva a Karim Aga Khan in Costa Smeralda e a Venezia. Fu il primo intervento di forte impatto. Poi ho realizzato centinaia di giardini privati e curo e ho curato i giardini del Fai”. Ha lavorato anche a Castel Gandolfo nel palazzo del Papa. “Sì, mi hanno chiamato come consulente. Erano giardini che sentivano il peso di un eccesso di manodopera e andavano resi più leggeri. Era come se il tempo si fosse fermato. Quando si ha il privilegio e la gioia di avere un giardino e di poterlo coltivare rimangono pochi sogni e per fortuna tante realtà che spesso danno maggiore gioia di quanto uno possa pensare”» (Alain Elkann).
• Tra i suoi libri La pazienza del giardiniere. Storie di ordinari disordini e variopinte strategie (Einaudi). Vive sulle colline torinesi, dove cura il suo orto-giardino.