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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Giuseppe Pecoraro

• Palma Campania (Napoli) 20 marzo 1950. Poliziotto. Dal novembre 2008 prefetto di Roma. Già capo del corpo dei vigili del fuoco (2007-2008).
• Laureato in Giurisprudenza all’Università di Napoli nel 1976, è stato funzionario al ministero dell’Interno durante i governi di Berlusconi e Dini, è stato prefetto di Prato e poi di Benevento.
• «Prefetto lo è, Giuseppe Pecoraro, burocrate di lunga carriera ma di non evidente propensione a vestire i panni del classico prefetto: l’uomo uguale fra tanti uomini uguali, rassicurante funzionario al servizio dello stato, ventriloquo della direttiva superiore che, quando è eroe (nei film), lo è alla maniera del “prefetto di ferro” di Pasquale Squitieri con Giuliano Gemma: un uomo che per non adeguarsi ai poteri grigi viene infine promosso (e di fatto rimosso). Il prefetto Pecoraro non soltanto è, di questi tempi, necessariamente diverso dai suoi simili che lavorano nell’ombra discreta delle stanze prefettizie, ché lo si trova un giorno sì e l’altro pure sui giornali per una divergenza di opinioni con il sindaco di Roma Ignazio Marino (sulle nozze gay come sulla cosiddetta mafia capitale) o per quella visita che Salvatore Buzzi, presunto co-boss al fianco di Massimo Carminati, tributò proprio al prefetto, a proposito di un centro accoglienza in quel di Castelnuovo di Porto (…) Si dà il caso, infatti, che Pecoraro abbia sembianze e movenze da sceriffo più che da protagonista meticoloso di riti da vecchia provincia» (Marianna Rizzini) [Fog 24/12/2014].
• «È sempre in piedi nonostante sciagure che si susseguono: dal 15 ottobre 2011 fino ai disordini con gli ultrà olandesi passando per la P4. Capo di dipartimento di pubblica sicurezza al Viminale con Claudio Scajola ministro. È il 2002 e viene revocata la scorta del giuslavorista Marco Biagi (“un rompicoglioni” per Scajola). Il rompicoglioni il 19 marzo viene assassinato dalle nuove Br. Pecoraro si spiega: “Non sapevo chi fosse Biagi, ero arrivato a gennaio e non avevo seguito tutta la vicenda della revoca della scorta”. La carriera del Prefetto prende il volo. Alcune conversazioni tra il faccendiere Luigi Bisignani e Pecoraro finiscono nelle carte dell’inchiesta sulla P4. “Io in questa vicenda ci sono finito come i cavoli a merenda”, tuona il Prefetto: “Luigi l’ho conosciuto nel 2004. Siamo amici di famiglia, conosco anche la moglie e il nostro è un rapporto trasparente”. I pm di Napoli Francesco Curcio e Henry John Woodcock scrivono: “Appare inquietante il fatto che Bisignani e Pecoraro parlino dell’ordine del giorno del Copasir (il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, ndr)” (…) È il 15 ottobre 2011. Duecentomila persone in corteo nel cuore di Roma, guerriglia in piazza San Giovanni con auto in fiamme, caos totale e un dispositivo di sicurezza che fa acqua da tutte le parti. Ma il Prefetto resta. L’Urbe sommersa dalla neve nel febbraio 2012 rimane bloccata per giorni e giorni, grado di impreparazione assoluto, figuraccia. Il Prefetto resta (…) Definita illegale da Amnesty International e dall’Onu, l’espulsione di Alma e della piccola Alua Shalabayeva – moglie e figlia del dissidente kazako Ablyazov (prese con un blitz da film d’azione) – reca la firma in calce di Giuseppe Pecoraro. Dopo quella vicenda, luglio 2013, governo Letta, Angelino Alfano già ministro dell’Interno resta inamovibile al Viminale. E figurarsi il Prefetto (…) Nell’aprile 2014 a Roma è di nuovo guerriglia. Corteo anti-austerity e centro devastato. Le immagini che fanno il giro del mondo sono quelle di un agente in borghese che pesta con lo stivalone una giovane distesa in terra. Per il capo della Polizia Alessandro Pansa quel poliziotto “è un cretino”. Per Pecoraro “lo ha fatto per dare una mano ai suoi colleghi”. Il Prefetto resta (…) Maggio 2014, una festa del calcio italiano, la finale di Coppa Italia a Roma, diventa una vergogna mondiale, con l’agguato capeggiato da un ex ultrà romanista che spara al tifoso napoletano Ciro Esposito. Il ragazzo muore. La partita si gioca. Il Prefetto resta (…) A fine 2014 Pecoraro è di nuovo protagonista. Solerte nell’annullare sedici matrimoni gay riconosciuti dalla giunta Marino, non pervenuto nei fatti di Tor Sapienza durante la rivolta pilotata contro il centro migranti» (Giampiero Calapà) [Fat 21/2/2015].