31 maggio 2012
Tags : Patrizio Peci
Biografia di Patrizio Peci
• Ripatransone (Ascoli Piceno) 29 maggio 1953. Ex terrorista. Arrestato a Torino nel febbraio 1980, fu il primo pentito delle Brigate Rosse: il fratello Roberto (1956-1981), anche lui brigatista, fu assassinato per ritorsione. In libertà dal 26 febbraio 1983.
• «Io ho detto tutto, assolutamente tutto quello che sapevo, nomi, cognomi, soprannomi, indirizzi, armi. Tutto... Lavorammo due giorni, praticamente senza soste, e subito dopo cominciarono le indagini e gli arresti. I miei verbali hanno provocato l’arresto di altre settanta persone, una mazzata dalla quale l’Organizzazione non si riavrà mai più. Più dei settanta arresti e dei covi scoperti, secondo me è stato importante il mio esempio. Prima di me c’erano stati pochissimi pentiti, e tutti poco importanti: dopo di me ce ne sono stati decine, centinaia» (da Patrizio Peci. Io, l’infame, di Giordano Bruno Guerri, Mondadori, 1983).
• In un’intervista a Oggi del 18 aprile 2012 ha ammesso: «Se avessi immaginato che sarebbe finita così non mi sarei dissociato. Avrei fatto i miei anni di carcere e Roberto non lo avrei sulla coscienza. Ma mia nipote di suo padre non sa niente. Non è vero quello che pensa o che le hanno fatto credere. Non è vero che c’è stato un fratello infame e uno buono, come Caino e Abele. È un falso storico, avallato purtroppo dal libro di Walter Veltroni L’inizio del buio, che ha scambiato la realtà con la sua immaginazione». E ancora: «Roberto era buonissimo ma è sempre stato d’accordo con tutte le mie scelte. Prima la contestazione, poi la lotta armata e infine la dissociazione. Eravamo due comunisti rivoluzionari. All’assalto alla Confapi di Ancona, prima che io entrassi nelle Br, ha partecipato anche lui. Quando ero in clandestinità abbiamo preso una decisione: uno solo di noi due avrebbe fatto la lotta armata. E lui fu d’accordo che fossi io. Quando mi sono dissociato, in carcere a Pescara sono venuti a trovarmi Roberto con i miei genitori. Ho spiegato la mia decisione, ho detto che avrei potuto pagare con la vita. Roberto condivise la mia scelta».
• Ora vive sotto falsa identità fra Lombardia e Veneto. Lavora come operaio. Si è sposato e ha un figlio.