31 maggio 2012
Tags : Darwin Pastorin
Biografia di Darwin Pastorin
• San Paolo (Brasile) 18 settembre 1955. Giornalista sportivo. Due anni al Guerin Sportivo, venti a Tuttosport. Nel 2006 prese il posto di Biscardi a La7 (Il gol sopra Berlino, Le partite non finiscono mai). Dal settembre del 2012 cura per SpazioJuve.it l’editoriale “La zebra di Darwin”. È direttore responsabile dell’emittente piemontese Quartarete e di Juventus Channel. Ex direttore di Sky Sport e La7 Sport.
• Ha scritto diversi libri sullo sport, il calcio e la Juventus. Di recente: Adesso abbracciami, Brasile! (Elliot, 2014).
• «Per uno di quei colpi di fortuna che decidono di una carriera, l’allora ventiduenne giornalista Darwin Pastorin si trovò a chiedere a un centralinista di poter parlare con il ct della Nazionale italiana, Enzo Bearzot: “Sentii Bearzot ridere: ‘Diavolo! Me lo passi pure. Io per Darwin e per Freud ci sono sempre!’”. Così, grazie al nome scelto dalla madre che durante la gravidanza aveva letto una biografia del teorico dell’evoluzione, Pastorin riuscì a strappare per il Guerin Sportivo un’intervista a Bearzot, che contro quel giornale era abbastanza inferocito per via di una sua caricatura in cui era rappresentato come King Kong. Inviato speciale e direttore di varie testate sportive televisive e della carta stampata, assistito da una fede juventina che convive con quella comunista, tendenza Marco Rizzo (tendenza che l’esaltazione del regime nordcoreano riesce a rendere inquietante, malgrado l’assoluta marginalità), Pastorin racconta anche di un nonno e un padre fascistissimi e repubblichini, nel ’45 finiti per un po’ nello stesso campo di concentramento dove era detenuto il poeta Ezra Pound. (…) Lui, in Brasile, a San Paolo, è nato nel 1955, ed è vissuto fino ai sei anni, grazie alle vicende di emigrazione della sua famiglia, in cerca di alternative alla povertà del Veneto originario. Il Brasile lo avrebbe rivisto da giornalista parecchio tempo dopo, eppure Pastorin lo chiama “la mia terra”, ed è convinto che sia stata questa radice brasiliana a favorire il suo destino segnato dal calcio. Anche se non da calciatore come aveva sognato ma da cronista. Fallì infatti a undici anni un provino con la Juventus, che si era intanto sostituita al primo amore da tifoso per il Palmeiras, squadra degli italiani di San Paolo. Pastorin racconta che lo scartarono perché al suo posto scelsero il figlio dell’allora numero 10 brasiliano della Juventus, Sidney Cunha Cinesinho, che veniva proprio dal Palmeiras. In questa occasione, Pastorin confessa che ancora ai Mondiali del 1982, quando si giocò la partita Italia-Brasile, lui aveva tifato per i Carioca, malgrado la madre minacciasse di diseredarlo» (Il Foglio).
• «Minà in sedicesimo, Minà juventino, Minà darwinista» (Aldo Grasso).