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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

PASSERA Corrado

• Como 30 dicembre 1954. Banchiere. Politico. Dal 17 novembre 2011 al 28 aprile 2013 ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e dei Trasporti nel governo Monti. Ex amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo (istituto nato nel 2007 dalla fusione di Banca Intesa e Sanpaolo Imi). Laurea alla Bocconi nel 1977 (bocconiano dell’anno nel 2000), dal 1980 al 1985 fu nella società di consulenza McKinsey. Già direttore generale della Mondadori (1990-1991), amministratore delegato del gruppo Espresso (1991-1992), della Olivetti (1992-1996), del Banco Ambrosiano Veneto (1996-1998), direttore generale delle Poste (1998-2002), ad di Banca Intesa (2002-2006).
• «Il Financial Times ha paragonato Corrado Passera al personaggio di Harvey Keitel di Pulp Fiction: il pulitore. Dopo il regolamento di conti, arrivava lui a togliere i cadaveri e rimettere tutto in ordine. Dicendo: “Sono Winston, risolvo problemi. A patto che facciate esattamente quello che dico”. Forse non era proprio il ruolo a cui pensava Giovanni Bazoli quando l’ha chiamato, nella primavera 2002, a prendersi cura di Intesa-Bci (come ancora si chiamava la banca risultante dalla fusione tra Ambroveneto, Cariplo e Banca Commerciale), ma gli calza a pennello» (l’Espresso).
• Alto 1.90, fisico asciutto, «viene da una famiglia cattolica comasca ed è un prete, professore di seminario, l’educatore da lui più interrogato e ammirato nell’adolescenza. Poi c’è la famiglia. Suo nonno, preso ad esempio, era medico e non si faceva pagare dai clienti poveri. “Se non fossi diventato dirigente d’azienda, avrei voluto fare il medico”» (Gianluigi Melega). «Studia a Como al liceo Volta. Diventa presidente del consiglio studentesco. È un’esperienza che non dura a lungo, il prevalere degli estremismi di destra e di sinistra non sono adatti al suo carattere. Mentre studia alla Bocconi fa il militare e, prima di laurearsi, comincia a lavorare alla Olivetti, prima dell’arrivo di Carlo De Benedetti. Qui resta un anno e mezzo circa, lavorando ai programmi di formazione e presso la direzione finanziaria e amministrativa. Nel 1978 decide di andare negli Stati Uniti dove ottiene il master in Business administration alla Warthon University di Filadelfia. Nel frattempo lavora a Boston, consulente di una società svedese. Al ritorno in Italia lo aspetta un’esperienza di prim’ordine alla McKinsey, la grande società di consulenza. Si occupa in particolare di progetti di riorganizzazione della Banca Nazionale del Lavoro. Poi si dedica, sempre per la McKinsey, ai problemi dell’Ibi, del Cis (Credito industriale sardo), delle Generali. Nel 1985 c’è la consacrazione del suo successo: la McKinsey gli propone di diventare partner della società. Ma ecco la sorpresa: Guido Roberto Vitale, amministratore delegato dell’Euromobiliare, prende contatto con lui e gli dice che “De Benedetti avrebbe piacere di conoscerla e certamente lei avrà piacere di conoscere l’Ingegnere”. Passera entra in Cofide e si trova subito alle prese con il primo affare, quello della Banca Agricola Milanese, una piccola azienda di credito. Per il controllo di questo istituto si erano fronteggiati per mesi molto aspramente la Cofide e la Banca Popolare di Milano. Alla fine l’aveva spuntata la Popolare di Milano e a De Benedetti non era rimasto che cercare un accordo con il nuovo azionista di maggioranza. A condurre il negoziato per conto della Cofide era stato il giovane Passera che, una volta firmata la pace, aveva ottenuto un posto nel consiglio della Bam, come riconoscimento del lavoro svolto. Nella battaglia per il Rolo, Passera si è impegnato fino in fondo, cosciente che si poteva trattare di una svolta nella sua carriera e non se l’è fatta scappare» (Nino Sunseri).
• Al banco romagnolo riesce a convincere gli azionisti e imporre la presidenza di Francesco Bignardi, il candidato di De Benedetti. Da quel momento diventa il braccio destro dell’Ingegnere, che gli affida la Mondadori prima della battaglia di Segrate, quindi il gruppo Espresso, infine l’Olivetti, l’azienda più problematica tra le sue controllate. Passera: «“Ricordo ancora quel periodo di grandi sogni, di grandi speranze di creare qualcosa di nuovo: non soltanto ricchezza (e pensare che con Infostrada e Omnitel creammo decine di migliaia di miliardi di valore ex novo!), ma un nuovo modo di essere in azienda, nei rapporti tra azienda e società...”. Poi deve essere successo qualcosa su cui Passera preferisce sorvolare. Il giovane ottimista puritano comasco deve avere inghiottito qualche delusione. Dagli uomini, dai comportamenti. “Sono stato vaccinato”, dice senza sorridere: “Avevo accettato perché l’azienda stava per fallire: ma non mi aspettavo problemi tanto gravi, addirittura con la giustizia. Ho lavorato giorno e notte. Mi sentivo internamente diviso. Mia moglie mi disse che non poteva tollerare di vedermi tanto angosciato e in conflitto con me stesso”» (Melega).
• Nel 1996 lascia il gruppo Olivetti (e si separa da De Benedetti dopo 11 anni di lavoro fianco a fianco) per passare alla guida del Banco Ambrosiano Veneto, chiamato dal presidente Giovanni Bazoli. L’esperienza da banchiere sembra destinata a durare poco. Dopo solo un anno la banca si fonde con Cariplo per formare Banca Intesa. Passera è uno dei candidati ad amministrare il nuovo istituto, ma lo supera Carlo Salvatori, che viene dal gruppo lombardo e ha un curriculum con sedici anni di esperienza al comando di una banca. Al governo c’è Romano Prodi, il ministro del Tesoro è Carlo Azeglio Ciampi. Passera è un manager brillante, ancora giovane, che medita di mettersi in proprio. «“Prodi e Ciampi mi chiamarono per chiedermi un impegno nella nuova gestione delle Poste. Chiesi ventiquattr’ore per parlarne con mia moglie e poi dissi di sì. Mi sembrava una bella impresa provare a rimettere in marcia quel colosso addormentato e rendere un servizio al Paese”. Una scelta pazzesca, quella di Passera. Bisognava mettere le mani in un un’azienda demotivata, pascolo riservato di corporazioni politiche e sindacali. Poi c’era il deficit che appariva incomprimibile e fuori controllo (ben 2.649 miliardi di lire nel ’99). Ma soprattutto le Poste non erano in grado di fare il loro mestiere: consegnare in tempo la corrispondenza. “Per questo ho deciso che fin dall’inizio dovevamo confrontarci con la maggiore sfida possibile. Si trattava dell’introduzione della posta prioritaria, ossia di lettere che devono arrivare a destinazione entro due giorni”. Il successo della prioritaria (nel giro di un anno l’81 per cento delle missive venne consegnato dopo un solo giorno) fu come una frustata capace di infondere orgoglio fra i 169 mila dipendenti» (Giorgio Lonardi).
• In cinque anni Passera risana Poste Italiane spa. Ci riesce con un grosso piano di riduzione dei costi (quello del personale passa dal 91 per cento dei ricavi al 60) e di apertura dell’azienda ai servizi bancari o para-bancari: gradualmente introduce il conto alle Poste, il Postamat, la carta di credito delle Poste. Ogni anno le perdite si dimezzano, nel 2003 l’azienda torna a chiudere un esercizio in utile. Ma già non c’è più lui alla guida. Bazoli nel 2002 lo aveva infatti richiamato a Banca Intesa, dove c’era da lavorare duramente per rimettere a posto i conti, messi in subbuglio dai soldi prestati a società come la Enron travolte dalla crisi della New Economy. Passera si è già fatto una fama di risanatore, e la pulizia gli riesce anche stavolta: vara un piano di taglio dei costi e già dopo un anno il miglioramento della situazione dell’istituto di Bazoli è cosa visibile. Una Banca Intesa risanata diventa il primo istituto di credito italiano il 1° dicembre 2006, grazie all’incorporazione di San Paolo. “Intesa Sanpaolo è la grande banca di Prodi”, scrivono gli osservatori, considerata la vicinanza di Bazoli e dello stesso amministratore delegato al Professore. Ma Passera rigetta ogni madrinaggio politico sull’operazione: «Ci sentiamo di dire che è una fusione molto equilibrata e più che chiara. Non accetto che qualcuno la voglia far passare per una grande operazione politica».
• Nella trattativa Alitalia (vedi Silvio Berlusconi e Tommaso Padoa-Schioppa) ha sempre appoggiato la Air One di Carlo Toto, verso cui Intesa aveva un credito di 600 milioni. Molta rabbia quando il governo dell’Unione, il 28 dicembre 2007, sceglie di trattare solo con i francesi. Ma quando, il 2 aprile 2008, l’offerta di Air France viene ritirata per il fallimento della trattativa con i sindacati e le elezioni, una settimana dopo, decretano la vittoria di Berlusconi, Passera torna in prima fila nella partita per il vettore italiano. È a lui che l’esecutivo di centrodestra affida il coordinamento della cordata italiana destinata a prendere il controllo di Alitalia. Intesa Sanpaolo lavora al dossier: elabora il “Piano Fenice” per rilanciare la compagnia di volo e mette assieme sedici imprenditori nella Cai, la Compagnia aerea italiana, la società preparata per lanciare un’offerta sul vettore nazionale. Il presidente è Roberto Colaninno, l’amministratore delegato Rocco Sabelli. La banca guidata da Passera partecipa direttamente nell’operazione, con un investimento previsto di 100 milioni di euro. Dopo un faticoso negoziato con i sindacati, quando Alitalia, già commissariata dal governo, è a un passo dal fallimento, la Cai riesce a ottenere il via libera di tutte le organizzazione dei dipendenti il 29 settembre 2008. L’avvio della nuova Alitalia, nelle intenzioni del banchiere comasco, è previsto per il 1° novembre 2008. Passera cerca anche stavolta di allontanare l’idea che si tratti di un’operazione poco industriale e molto politica: «Noi finanziamo i progetti in cui crediamo, dove necessario anche con capitale di rischio: Fiat, Piaggio, Prada, Nh e decine e decine di casi meno conosciuti. Non c’è gioco di potere, è il mestiere della banca da sempre. Quando non c’è più un ruolo finanziario da svolgere e ci siamo ripagati il nostro investimento noi siamo sempre usciti. Il problema non è di una banca che fa troppo, semmai di una politica che, a volte, fa troppo poco».
• I credit default swap (Cds), i derivati che coprono gli investitori dal rischio di fallimento degli emittenti, per Intesa Sanpaolo hanno, nel settembre del 2008, un costo di 70 punti base. In pratica, mentre infuria anche in Europa la crisi finanziaria scatenata dai mutui subprime, la banca guidata da Corrado Passera viene addirittura considerata la più sicura del continente. D’altra parte lui stesso chiarisce che quella dei derivati sui prestiti immobiliari americani «è un’attività che non svolgiamo».
• Lavoratore infaticabile (anche 18 ore al giorno se necessario, magari in piedi perché forti dolori alla schiena gli rendono difficile stare a lungo seduto).
• Secondo la classifica pubblicata sull’Atlante delle banche leader 2007 (in edicola con Mf/Milano Finanza e Italia Oggi), nel 2006 fu il secondo banchiere più pagato d’Italia, 17,07 milioni contro i 20,19 di Alberto Nagel.
• Sia nel 2007 che nel 2008 è finito al quarto posto nella classifica dei banchieri europei stilata dal gruppo editoriale finanziario americano Istitutional Investors (al primo sempre Alessandro Profumo).
• Membro dell’Opus Dei, partecipa in Kenya ai campi estivi di lavoro per la formazione dei giovani.
• Nel 1999 ha patteggiato una condanna per falso in bilancio qualitativo per i conti di Olivetti ai tempi in cui ne era amministratore delegato. Il giudice di Ivrea ha revocato il patteggiamento nel 2003, dato che il falso in bilancio qualitativo non era più considerato reato dalla legge. [Pietro Saccò].
• Dal 2008 anche al fianco di Luca Cordero di Montezemolo, con un forte investimento di Intesa in Ntv, Nuovo trasporto viaggiatori: la banca possiede il 20 per cento del capitale azionario della compagnia ferroviaria privata dell’alta velocità.
• È editore di Encyclomedia, «un’enciclopedia multimediale che racconta la civiltà europea dall’antichità a oggi attraverso la sua storia politica, economica, scientifica, filosofica, architettonica, artistica, letteraria e religiosa. A capo dell’ambizioso progetto, c’è Umberto Eco, che ha coordinato il lavoro di 300 studiosi» (Camilla Baresani) [Set 6/12/2013].
• Alle politiche del 2013 rifiutò di candidarsi con Scelta civica con Monti. Il 23 febbraio 2014 lanciò il movimento politico Italia Unica: «Il ballottaggio tra Renzi e Grillo è dannoso perché entrambi non rappresentano la risposta giusta ai problemi degli italiani. Una grande parte dell’elettorato non sa chi votare. Alcuni si rifugiano in Renzi e Grillo per mancanza di alternative, per moltissimi Berlusconi è il passato remoto, Alfano e Casini il passato prossimo e manca una nuova proposta politica seria e alternativa ai populismi. È a questo che stiamo lavorando» (a Dario Di Vico) [Cds 18/5/2014].
• Quattro figli: due, Luigi e Sofia, avuti dalla prima moglie Cecilia Canepa; due, Luce e Giovanni, dalla seconda, Giovanna Salza, esperta di comunicazione d’impresa (ex Poste e Air One). Si conobbero all’inaugurazione dell’ufficio postale all’interno degli Uffizi di Firenze: «Vidi arrivare quest’uomo altissimo seguito dai suoi collaboratori. Io, che avevo 26 anni e lavoravo da venti giorni all’ufficio stampa delle Poste, gli andai incontro: “Sono Giovanna Salza, la conferenza stampa è stata organizzata qui”. Il mio capo mi tirò per la giacca: “Ma che fai, parli all’amministratore delegato?”» (a Sara Faillaci) [Vty 17/7/2012]. Si sposarono sul lago di Como, nella loggia di Villa Balbianello di Lenno, il 28 maggio 2011: «Corrado è romantico. Pensi che la sera, finita la festa, grazie a un amico che ha lavorato a Cinecittà, in una notte senza luna mi ha fatto trovare una luna piena in cielo. Una di quelle gonfiabili, che si usano nei film». Ospiti del matrimonio (alcuni arrivati in elicottero): Luca Cordero di Montezemolo, Alessandro Profumo, Umberto Eco, Andrée Ruth Shammah, Bruno Ermolli, Mario Monti, Giovanni Bazoli, Miuccia Prada, Elsa Fornero, Giovanni Perissinotto, Francesco Micheli, Lorenzo Bini Smaghi, il vescovo Vincenzo Paglia, Vittorio Colao, Domenico Siniscalco, Gaetano Miccichè ecc.
• Appassionato di cinema: «Quando è veramente stanco, si butta sui film d’azione: “Ti prego, andiamo a vedere un Mission: Impossible”» (la moglie Giovanna a Sara Faillaci).