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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Enzo Palmesano

Pignataro Maggiore (Caserta) 6 aprile 1958. Giornalista. Politico.

• «È quel militante di An che al congresso di Fiuggi del 1995 - quello della storica svolta da cui nacque, appunto, Alleanza nazionale - fece approvare un documento con il quale gli ex missini prendevano le distanze, definitivamente, dall’antisemitismo. Definitivamente? “Un corno”, risponde Palmesano il quale sostiene che proprio a causa di quel documento è caduto in disgrazia all’interno del suo partito» (Michele Brambilla).
• Autore di Gianfranco Fini. Sfida a Berlusconi (Aliberti, 2010), una biografia critica dell’ex Presidente della Camera.
• Nel 1996 (da settembre a dicembre) fu direttore del Roma, quotidiano napoletano. Da diversi anni chiede gli venga versato lo stipendio mai percepito per quel periodo. Nel 2012 ha scritto anche una lettera alle massime cariche dello Stato. «Ero in forza al Secolo d’Italia, capo del politico. Un giorno mi proposero di andare a dirigere il Roma, che Pinuccio Tatarella voleva rilanciare. Editore era italo Bocchino, che avrebbe dovuto pagarmi dal primo ottobre. Solo che a fine mese non vengo pagato. Aspetto il mese successivo ma niente. Succede qualcosa il 15 dicembre, invece... Licenziato! Una ritorsione perché mi ero opposto al licenziamento di un giovane collega. Quando iniziò la causa, davanti al giudice, arrivò un documento con carta intestata della Camera dei deputati in cui si diceva che Bocchino non poteva intervenire perché impegnato» (a Francesco Cramer) [Grn 29/8/2010].
• «La sua intera esistenza, quella dei suoi familiari, è stata condizionata dalle reazioni all’impegno profuso nel raccontare le dinamiche criminali dell’Agro Caleno, l’area a Nord di Caserta. Ha più volte definito la zona intorno a Pignataro Maggiore, la sua città, la “Svizzera dei clan” per la concentrazione degli affari finalizzati al riciclaggio di denaro sporco» (Roberta Mani e Roberto Salvatore Rossi).
• Nel marzo 2009, dopo aver subito un attentato da parte della camorra, scrisse una lettera aperta al quotidiano online Articolo 21, denunciando la sua situazione: «(...) Io non posso più scrivere sulla stampa locale casertana, non posso pubblicare le mie inchieste sugli intrecci tra politica, affari e camorra, io - per i padroni e i padrini - devo morire; per un giornalista investigativo non poter pubblicare le proprie inchieste è come morire. Qualora avvenisse la mia eliminazione fisica, pericolo che non mi nascondo e che ritengo concreto e attuale, essa è stata preceduta dalla più completa e devastante eliminazione professionale».
• Sposato, tre figli.